SpEdita in Francia - L'analisi finale - La Pucinskaite ci racconta il Tour de L'Aude
È stato un tour combattivo, scaldato (in linea di massima) da un bel sole, vissuto e percorso intensamente (media quasi 37 km/h), e capace di racchiudere in pochi attimi storie di immensa gioia e sofferenza.
Ha avuto un finale da vivere con il fiato sospeso, drammatico, incerto, coinvolgente. Ha abbracciato le “big”, riservando loro il podio della classifica (Ljungskog, Worrack, Arndt), ma ha anche accarezzato fresche facce nuove vestendole con le Maglie delle varie classifiche (Vos, Hausler). Proviamo ad analizzare le atlete e le squadre più in vista:
Susanne Ljungskog e il suo Team Flexpoint: perfetti
E da fuoriclasse, da scienziate, riuscire a vincere una corsa di queste dimensioni, senza mai aver dato la sensazione di essere la più forte, correndo senza sprechi e sempre in difesa. Nessuna tappa è stata vinta dal team olandese, ma la perfetta interpretazione dell'intera corsa (complimenti a Van Poppel, ex velocista olandese e ds della Flexpoint), coesione e circostanze (sono state fatali in questo giro per acchiappare la Maglia) hanno portato alla terza conquista consecutiva (nel 2005 e nel 2006 vinse la Neben).
Trixi Worrack e la sua Nürnberger Versicherung: un bilancio positivo
A Trixi va il premio della combattività; ci ha creduto, è stata quella che ci ha provato più volte, spremendosi forse troppo sia nella tappa mattiniera, sia in quella pomeridiana (del sabato). Ha dimostrato di avere la gamba e meritare la maglia, staccando le dirette avversarie e vincendo la tappa. Purtroppo per lei, le carte hanno girato diversamente, e negli ultimi km ha perso tutto il vantaggio necessario per la conquista della corsa. Un bilancio comunque positivo per l’ambizioso team tedesco, che porta a casa due classifiche finali: leader dei Gpm con Claudia Hausler e la conferma di essere il miglior team in questo tour.
Judith Arndt e la sua T-Mobile: incompiute, nonostante quattro centri
Ha sentito male Judith, abituata a portare al termine le sue opere. Ha già vinto tante e varie corse, senza mai cedere nel momento decisivo. Stavolta è capitato anche a lei di trovare una giornata no e non avere nessuna delle compagne al fianco, e non era da aspettarselo da un team di queste dimensioni. Quattro successi, ottenuti con diverse atlete (cronosquadre, Villumsen, Arndt, Teutenberg) confermano comunque il valore del team tedesco.
Nicole Brändli e il suo Bigla Cycling Team: medaglia di legno
Tre volte vincitrice del Giro d’Italia, Nicole ha trovato davanti a sé tre atlete più pronte e momentaneamente più competitive di lei e più di tutta la formazione svizzera, guidata dall'ex pro' Felice Puttini, che spesso critica le tattiche e il modo di correre degli altri team, ma che in questa corsa non ha dato un reale segno della propria esistenza: nessuna vittoria o maglia al termine della corsa nonostante buon “materiale” tra le mani (Brändli, Zabirova, Cantele)
Marianne Vos e la sua DSB Bank: splendide e unite
La giovane Campionessa mondiale, tutta sola (anche se le sue compagne hanno cercato di fare quello che potevano mostrando una particolare unione in gara e fuori), ha dato spettacolo al suo primo Tour de L’Aude: quattro vittorie, la maglia della classifica a punti (con quasi il doppio dei punti punti sulla seconda), maglia della miglior giovane e buon sesto posto generale. «Credo che questo mio tour sia è già perfetto così», ha detto con il sorriso al termine. Già, lo crediamo anche noi.
Priska Doppmman, Joanne Kiesanowski e Raleigh Lifeforce Creation: modeste
Il bilancio del team svizzero, numero uno nei ranking Uci, partito con grosse ambizioni, è abbastanza modesto: una sola vittoria nel cronoprologo (Soeder). Le fedelissime luogotenenti della leader Nicole Cooke (assente a L’Aude) non hanno sfruttato l'opportunità di togliersi le proprie soddisfazioni: qualche piazzamento per la veloce Kiesanowski e settimo posto generale per la Doppmman.
Menikini-Selle Italia: soddisfatti
Con una bella vittoria regalata nella tappa più impegnativa del tour da Fabiana Luperini e la quattordicesima piazza finale di Sigrid Corneo (migliore azzurra in corsa), il team lombardo, da sempre presente alla corsa francese, può ritenersi soddisfatto, anche se... l’atleta toscana (Luperini), con la condizione che aveva, avrebbe potuto infastidire non poco le prime tre della corsa, quindi qualche rimpianto rimane.
Team FRW: presenti
L’assenza delle azzurre (Soldo, Belvederesi e Manfrin) è stata compensata dalla russa Julia Martissova, pimpante e spesso nella top-10 nelle varie tappe, oltre a conquistare la Maglia rossa dei traguardi volanti.
Fenixs HPB: mancati
Svetlana Bubnenkova, leader della formazione, non ha trovato in questa corsa il giusto colpo di pedale e si è difesa meglio che poteva. Il gruppo l’anno scorso la vedeva sempre in prima fila, vestire la Mglia come miglior scalatrice; abbastanza in ombra invece in questi dieci giorni. Sfortunata la velocista del team toscano, la russa Olga Slyussareva, costretta al ritiro dopo una brutta caduta
Edita Pucinskaite