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NiCool Cooke, Vos freddata - Gara fantastica, azzurre deludenti

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Quando alla fine di un Campionato del Mondo si ha un podio con Cooke, Vos ed Arndt non serve spiegare che si è avuto a che fare con una corsa dura, vera ed assolutamente spettacolare, quella che ha accompagnato le Donne Élite lungo i 138,8 km del circuito iridato di Varese.
E rimarrà per molto, per sempre, impresso nella memoria quell'ultimo giro, quegli ultimi diciassette-chilometri-e-trecentocinquanta-metri che sono stati quanto di più entusiasmante regalato dal ciclismo ognisesso in questo 2008 (almeno fino ad oggi, domani chissà). Un ultimo giro dove le carte in tavola sono cambiate una miriade di volte, dove non si sono risparmiati i colpi di scena, i drammi, gli scatti, i rincongiungimenti, gli anticipi, i contropiedi e la volata finale, con tanto di thrilling.
Si parte alle 13 e già al primo giro, lungo la prima salita dei Ronchi, è Kristin Armstrong a rompere gli indugi, promuovendo la prima fuga di giornata, che poi si rivelerà un'azione più che importante, se è vero che l'ultima superstite delle 12 battistrada (l'australiana Egyed) è stata ripresa soltanto all'interno dell'ultimo giro, all'attacco del Montello.
Ma facciamo un passo indietro, anche se è difficile staccare il cervello da quell'8° giro così denso di emozioni.
La Armstrong, una delle grandi deluse dalla cronometro di mercoledì, si portava dietro uno stuolo di ottime atlete come le lituane Jolanta Polikeviciute e Diana Ziliute, le tedesche Keller e Charlotte Becker (inzialmente c'era anche la Brodtka, poi staccatasi), la belga Verbecke, la spagnola Sanchis, la già citata australiana Egyed e la nostra portacolori, l'umbra Monia Baccaille, oggi al via con il numero 1; con loro, anche la francese Salvetat, la messicana Morfín e la britannica Armitstead.
Il vantaggio delle dodici raggiunge un vantaggio massimo di 2'15" durante il 3° giro di gara, ma già al 3° passaggio il gap scende a 2'01" e ad 1'11" alla fine del quarto giro.
È l'Olanda, rimasta fuori dalla fuga, a sobbarcarsi l'onere dell'inseguimento, anche se il tutto avviene in maniera molto tranquilla e rilassata, tant'è che per un attimo si è anche avuta l'impressione che le dodici fuggitive del primo giro (altroché "prima ora"!) potessero farcela; e l'impressione s'è fatta più forte quando, nonostante uno scatto di Emma Pooley sui Ronchi, subito stoppata da Luperini, Häusler e Vzesniauskaite, con le altre tutte in fila, ed un successivo allungo della canadese Samplonius, stoppata da Eva Lechner, sul falsopiano successivo, le fuggitive guadagnavano; poco, 2" (da 1'11" a 1'13"), ma guadagnavano.
E non è detto che all'Italia la situazione non andasse di lusso, visto che nel gruppo davanti c'erano sì due coppie temibili come le lituane e le tedesche, ma la Ziliute e la Egyed, le altete più veloci tra quelle in testa, erano assolutamente alla portata di Monia Baccaille, soprattutto della sua ultima versione, quella vista in corsa al Giro di Toscana.
Evidentemente però l'atleta umbra non aveva grandi gambe, perché va certamente bene saltare qualche cambio nella fuga quando si è in inferiorità numerica (evitando di farsi maledire da tutte le altre non tirando mai: per approfondimenti chiedere ad Anna Sanchis), ma addirittura piazzare Eva Lechner a tirare dietro è sintomo che, se non proprio non vogliamo parlare di sfiducia verso l'umbra, quantomeno si può parlare di eccessiva fiducia verso Cantele e Guderzo, visto che riprendere le fuggitive significava riportare sotto anche Arndt e Worrack (con due compagne davanti), Ljungskog e Johansson (Svezia falcidiata dai ritiri e fuori dalla fuga), ma anche Cooke e Vos; cosa che avrebbero potuto fare tranquillamente Olanda e Gran Bretagna, per dirne due.
Lo scatto di Fabiana Luperini sul Montello all'inizio del 6° giro non è un buon indice; lo scatto della pisana doveva avvenire sui Ronchi, salita decisamente più lunga ed in grado di far male. Luperini ottiene l'invidiabile risultato di far staccare la Lechner, mentre è ancora Pooley ad attuare il forcing sui Ronchi, con la Ljungskog e la Worrack molto attente e Neben e Cantele subito dietro.
La situazione torna ad arenarsi un pochino, con la coppia De Goede-Melchers che attua il forcing per il capitano Vos e la Lituania, con un'indomita Jolanta Polikeviciute a menare di continuo davanti; Ziliute è sicuramente la più forte tra le fuggitive e la Armstrong ha tirato troppo per pensare di poter andar via da sola. Considerazioni che si affievoliscono alla fine del 6° giro: soli 49" per le dodici atlete al comando.
Sul Montello scatta ancora, manco a dirsi, Emma Pooley; e stavolta il suo scatto fa male. La Johansson ci mette un po' ad accodarsi, così come la Arndt, la Boyarskaya, la Ljungskog, la Cantele, la Vos, la Guderzo, la Neben e, quando il ritmo cala un po', anche Bronzini e Luperini. De Goede fa il ritmo per l'Olanda, ma stavolta è Neben a forzare, proprio nel punto in cui, qualche km prima, aveva forzato Armstrong tra le battistrada, riscuotendo pochissimo successo (salta solo Keller). Nikki Egyed parte sul falsopiano e stacca le altre fuggitive, mentre la messicana Morfín ha un guaio al cambio ed è costretta a cambiare bici. Ormai però gli occhi sono puntati in gruppo, ed è ancora un allungo della Pooley, stavolta seguita dalla Ljungskog, a provocare selezione.
Le 11 inseguitrici vengono riprese all'ingresso del Cycling Stadium, poco prima del passaggio che segnerà il suono della campanella; Egyed è ancora davanti, ma ha soli 18" su un gruppo messo in fila indiana dalla Germania, che non ha carte da giocare contro Vos e Cooke e sa di dover attaccare. Luperini, in difficoltà già sul Montello e poi staccatasi definitivamente sui Ronchi, passa con 1'26" dall'australiana. La pisana è fuori dai giochi.
Detto, fatto: inizia il Montello ed è la Worrack a forzare; Cantele la segue facile, ma finisce - insieme a Ljungskog - nella morsa tra Trixi e Judith Arndt. Ci pensa però uno scatto imperioso di Marianne Vos a mettere tutte d'accordo.
Ma come - vi chiederete - attacca l'atleta sulla carta più forte in volata? Sissignori.
Vos attacca perché la sua squadra è ormai disunita e nessuna può aiutarla, a differenza di una più compatta Germania, ma anche di Gran Bretagna, Svezia e Italia.
Susanne Ljungskog insegue l'olandesina e si porta dietro una scia composta da Arndt, Worrack, Cooke e Johansson. Manca l'Italia, mancano Cantele e Guderzo.
Arndt allunga subito in discesa perché sa che è meglio essere in sei, con una compagna al fianco, anche se con Vos e Cooke, piuttosto che in tante, con varie possibili outsider e carneadi. Cantele è ad un passo dalle sei di testa, ma tituba, si volta, cerca Guderzo (il bronzo di Pechino è mancato completamente), forse Bronzini, fatto sta che perde l'attimo buono per accodarsi, mentre le sei non perdono tempo ad accordarsi per far fuori la varesina. I 10" di distacco di Noemi diventano subito 20"; poi la Ljungskog fora (quanta sfortuna per Susanne) e i giochi paiono riaprirsi.
La Germania però non si fa uccellare e Worrack parte subito in discesa. La Vos è lestissima a seguirla, con la Johansson e la Cooke che fanno fatica per rientrare sulle due, con Judith Arndt bella comoda alla loro ruota.
Arndt prova il contropiede prima in pianura, poi subito all'attacco dei Ronchi. Non fa neanche in tempo a guardare se ha fatto il vuoto, che al fianco le sfreccia un missile arancione: Marianne Vos.
Ma come - vi chiederete di nuovo - attacca ancora l'atleta sulla carta più forte in volata? Sissignori.
Vos attacca perché ha la gamba buona e perché i 4 km scarsi dalla fine dei Ronchi all'arrivo potrebbero essere un calvario per la più veloce del lotto, specialmente se si hanno contro due avversarie di una stessa nazionale ed un'atleta già potenzialmente sazia dell'oro olimpico.
Vos pare riuscita nell'impresa di fare il vuoto, ma la salita dei Ronchi è lunga ed Arndt riporta tutte sotto l'olandese. Cantele sprofonda a 1'07", con la Longo che attacca in gruppo e si riporta sotto la varesina.
Gli ultimi 4 km sono un susseguirsi di emozioni: parte la Worrack, e chiude Vos; parte la Arndt, e chiude Cooke. Riparte la Worrack, che prende un bel margine, ma la Vos la riprende a 2000 metri dall'arrivo. Al chilometro e mezzo parte Emma Johansson, e nessuna si muove. La Germania è costretta a farlo e la Worrack si immola per la causa di Arndt.
La svedese viene ripresa a 350 metri dallo striscione d'arrivo, sulla rampa d'ingresso dell'ippodromo, con la Arndt che lancia una volata lunghissima, praticamente fungendo da punto di appoggio per le due fuoriclasse alla sua ruota: Cooke e Vos, in rigoroso ordine. Marianne, fin lì perfetta, sbaglia sia rapporto sia punto di partenza. Parte troppo dura, per un finale che tira all'insù, e troppo presto, a 200 metri dal traguardo. Cooke sa pazientare e sa farsi forza nel momento in cui Marianne sembra irraggiungibile.
La britannica azzecca la giusta cadenza di pedalata proprio mentre lo spunto di Marianne perde potenza e brillantezza, e supera l'olandese a 30 metri dall'arrivo.
La volata delle battute, dopo il bronzo di Arndt e l'arrivo di Johansson e Worrack, è vinta dalla lituana Ziliute (prova strepitosa) sulla spagnola Vilajosana, la neozelandese Kiesanowski, la canadese Wrubleski e la russa Martissova. Migliore italiana Giorgia Bronzini, 14esima ad 1'47".



Mario Casaldi

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