Il Portale del Ciclismo professionistico

.

IL MONDO È DI BALLAN - Trionfo azzurro, Cunego secondo

Versione stampabile

Un capolavoro: c'è una parola diversa per definire quanto fatto dalla Nazionale italiana nel giorno attesissimo dei Mondiali di Varese?
No, non c'è. Alessandro Ballan è il nuovo Campione del Mondo del ciclismo e raccoglie l'eredità di un immenso Paolo Bettini che, nel giorno della sua ultima corsa da professionista, ha rinunciato al ruolo (da tutti ascrittogli) di unica punta azzurra per sacrificarsi in marcatura sui rivali più temibili (Freire, Boonen, Valverde).
E alle spalle di Ballan chi spunta, a coronare l'indimenticabile giornata azzurra? Damiano Cunego, che si prende un argento mondiale rabbioso e meritatissimo, davanti al danese Breschel; e davanti al terzo azzurro nei primi quattro, quel Davide Rebellin che, ancora una volta, per il terzo anno consecutivo, svolge un ruolo decisivo nel trionfo della nazionale di Ballerini.
Ecco, Franco Ballerini: sullo sfondo di questo Mondiale memorabile si staglia la figura di un commissario tecnico che ha saputo rischiare e bluffare: ha rischiato, lasciando a casa uomini che in molti avrebbero visto come pedine inamovibili della squadra (Di Luca su tutti, ma anche Pozzato); e ha bluffato, centrando tutti i riflettori su Bettini, perfetto specchietto per le allodole (come già a Pechino, del resto), e sgravando le cosiddette mezzepunte da tutte le pressioni della vigilia. Se finora si poteva dire che nel 2002 vabbè, abbiamo vinto, ma come perdere col più forte velocista al mondo su un circuito come Zolder? E che nel 2004 e nel 2006 vabbè, abbiamo vinto, ma come perdere con un Bettini in quelle condizioni strepitose? E che nel 2007 vabbè, abbiamo vinto, ma come perdere con un Bettini tanto arrabbiato? Ecco, se finora l'esercizio del dubbio nei confronti di Ballerini è stato preponderante anche rispetto a un mero calcolo aritmetico dei suoi risultati, da oggi in poi una cosa emerge chiara e non potrà più essere contraddetta: l'Italia ha un grande ct.


Bruseghin eccezionale
Dopo una corsa vissuta per metà su ritmi blandi, con una fuga a tre (Ochoa, Poos e Chuzhda) partita al secondo giro e durata circa 170 km (con un vantaggio che ha anche superato i 17' sul gruppo), ci sono volute le trenate infinite del solito superbo Bruseghin (supportato da Tonti e Bosisio) per accendere la miccia e sancire ufficialmente il via della battaglia vera.
Una battaglia in cui l'Italia ha sempre tenuto per sé il ruolo di potenza offendente, ruolo peraltro mai messo in discussione da nazionali avversarie di impressionante pochezza, titubanza, inanità. È stato Bruseghin a ridurre a livelli accettabili il gap dai fuggitivi e a tirare il collo a tanti con un paio di notevoli accelerazioni sulla salita dei Ronchi; ed è stato Bettini a dare il la alla lunga sequela di assalti alla diligenza da parte degli azzurri. Paolini sui Ronchi effettua lo scatto che rompe gli indugi, si forma un gruppetto chiuso da Bettini e contenente anche Rebellin: Paolino fa segno a Luca di forzare, ma i tempi non sono maturi e tutti rientrano, col Belgio a chiudere sugli attaccanti. Siamo all'undicesimo giro, mancano 70 km alla fine e di colpo siamo calati dal soporifero antefatto alla vicenda in piena esplosione.


España tiene miedo
Da quel momento in poi, ogni azione d'attacco è promossa dagli azzurri, presenti in forze in tutte le fughe cui il variegato percorso varesino permette di animarsi. Al dodicesimo giro sul Montello parte Cunego, marcato da Moinard e Joaquím Rodríguez, e poi Knees; e Bettini (seconda cartuccia sparata) si porta sui quattro, in un tentativo che muore lì per mancanza di collaborazione dei colleghi di fuga.
Sui Ronchi, dopo altra acconcia trenata del Bruse, è Ballan a partire all'attacco, e questo è lo snodo principale della corsa: infatti ad Ale si accodano De Weert (Belgio), ancora JRO, Gárate, Hrvoje Miholjevic e di nuovo Bettini (terza cartuccia). Sui sei rientra anche Kolobnev, ma in cima alla salita arriva Valverde, marcato stretto da Cunego: di fatto, tre italiani e tre spagnoli, con un paio di brutti outsider (Kolobnev e Wegmann, che si aggiunge per ultimo al gruppetto, in discesa) cui badare, ma anche con Belgio e Olanda fuori dai piedi e dai giochi (a meno di non farsi intimorire da De Weert). Una situazione invidiabile, se solo la Spagna ci credesse: ma la nazionale di Antequera pensa troppo a Freire, rimasto dietro, e poco alla possibilità di giocarsi il Mondiale praticamente alla pari con l'Italia padrona di casa. E Valverde, che non è un cuor di leone, non collabora, e non collaborano Joaquím e Gárate, e allora il tentativo si spegne da sé: mal gliene incoglierà, a chi non ha il coraggio di osare.


Cunego&Ballan Inc.
Al tredicesimo giro, a 50 dalla fine, la situazione è quantomai fluida: il Belgio lavora per ricucire, i più forti sono in prima linea, addirittura Freire azzarda un allungo per portarsi nel primo gruppetto in un momento in cui (sul Montello) c'è un discreto sparpaglìo tra le linee. Ma è ancora sui Ronchi che l'Italia dà un'altra sgasata: tocca a Rebellin scattare sul punto più duro, con Grivko a ruota e Cunego (strepitoso tempismo) subito dietro con JRO (infaticabile!) e Chris Sorensen. Cinque uomini in avanscoperta, e due sono italiani: ancora una volta si conferma visivamente e algebricamente una superiorità dei nostri che ha dell'imbarazzante. Brajkovic sfrutta il lavoro di un ottimo Pfannberger e si porta sui primi, il quintetto diventa settetto ma il margine è sempre risicato: solo 10", ma non è questo che conta, quel che conta è che i continui attacchi degli azzurri fiaccano gli avversari, e al passaggio dall'ippodromo c'è chi si dà per l'appunto all'ippica: e sono nomi grossi, sono Contador e Mosquera e Noval, ovvero praticamente mezza nazionale spagnola. E ora chi tira per Freire?
Qualcuno che tira per Boonen invece c'è ancora, ed ecco che alla tornata l'azione dei 7 viene annullata, e sul Montello al 14esimo giro (-33) è Tosatto, ultimo uomo a restare accanto a Bettini, a provare a fomentare un po' di instabilità. Ancora, ancora JRO chiude (con Nuyens), ma il gruppo è ancora folto, Matteo fa l'andatura fino ai Ronchi, ma poi ci vorrà un altro colpo deciso per indirizzare la questione: e quel colpo lo assesterà Alessandro Ballan.


Si decide la tenzone
Mancano poco più di 20 km al traguardo quando Ballan parte sui Ronchi: che ci crediate o meno, è ancora un monumentale Joaquím Rodríguez, ormai collettore unico e impagabile di tutte le speranze spagnole, a inserirsi nel tentativo, imitato dal promettentissimo Van Avermaet, dal bravo Breschel e dallo stoico Wegmann: ancora un quintetto destinato a ingrossarsi, perché rientra per primo Lövkvist, e poi, dopo il passaggio all'ultimo giro, Gesink, e poi ancora altri nomi interessanti: Nuyens, per esempio, ma soprattutto Cunego e Rebellin.
Ma nel frattempo è successa una cosa fondamentale: nel falsopiano successivo alla cima dei Ronchi, il gruppo dei migliori si è frazionato: cincischia qua, cincischia là, schegge impazienti partivano all'inseguimento dei primi, mentre i più attesi si guardavano; e aspettavano. Bettini guardava Freire che guardava Boonen che guardava Valverde che guardava Zabel. Ma mentre Paolo aveva davanti tre uomini della levatura di Ballan, Cunego e Rebellin; mentre Boonen aveva il veloce Van Avermaet e il velenoso Nuyens; mentre Zabel aveva in azione un Wegmann sempre imprevedibile; chi aveva davanti la Spagna? JRO, sfiancato da una corsa tutta in prima linea; e più indietro un Samuel Sánchez senza la gamba per rientrare sui primi; e allora, e torna l'interrogativo di poco sopra, chi tira? Valverde per Freire o Freire per Valverde? Nessuno per nessuno, e allora i passerotti volano via e nessuno chiude la gabbia, e volano sempre più lontani, sempre più liberi e imprendibili.


Ciao Paolo, è stato bello
Con la corsa ormai decisa altrove, a Bettini non rimaneva che fare il giro di saluti nel gruppo, scortato dall'inseparabile Tosatto. Saluta questo, saluta quello, pacche, complimenti, arrivederci, baci al pubblico e un sorriso sereno stampato sul volto di chi sa che anche oggi ha fatto il suo dovere. Che non è sempre quello di vincere, a quanto pare: a volte si può difendere ed essere contenti lo stesso. E pazienza se non ci saranno rivincite, stavolta, perché un sistema poco galante fondato su uomini poco galanti non sa gestire un patrimonio del valore del Grillo. Paolo se ne va, non sbatte la porta anche se la tentazione sarebbe stata forte, se ne va ed è quasi una liberazione, non dover più avere a che fare con questo mondo difficile. Se ne va, avrebbe potuto fare di più, forse, per il ciclismo tutto e non solo per se stesso; ma ha già fatto tanto, ha vinto ovunque, ha regalato emozioni per dieci anni, ci ha fatto vibrare più di una volta, forse era anche troppo chiedergli di più. O forse siamo ancora in tempo, in fondo il ciclismo ha ancora bisogno di lui, del suo carisma, della sua credibilità: se avesse voglia di spendere tutto ciò per la causa comune di corridori sballottolati senza diritti e senza guida, avremmo di lui una stima moltiplicata per 100. Ma siamo d'accordo, ora le vacanze, c'è poi tempo per pensare a tutto il resto.


The Last Waltz
E invece non c'è tempo da perdere per raccontare l'ultimo giro del Mondiale 2008. Avevamo lasciato Ballan con altri cinque e poi con Gesink sul Montello e poi anche con Cunego, Rebellin e compagnia danzante. Rientra Gilbert, rientra Sorensen, e Bazayev, e ovviamente Pfannberger. Si delega ancora ai Ronchi il giudizio finale su chi si giocherà il titolo e chi no: sul punto più duro scatta ancora Rebellin, e l'inesauribile JRO chiude per la 350esima volta, con Ballan a tampinarlo, Pfannberger, Cunego e Sorensen poco dietro. Si forma il sestetto, e l'Italia ha tre atleti in grado di vincere: situazione delle meraviglie, se non fosse che a un certo punto prevale il dubbio, l'incertezza, anche qui non sanno chi deve tirare, chi si deve sacrificare, ma del resto come fai a deciderlo a 5, 4, 3 chilometri da un traguardo tanto importante?
Rientra qualche peone, Breschel e Grivko e Wegmann e di nuovo Nuyens e Lövkvist e Van Goolen: che fare? Come muoversi? Come impedire che da dietro arrivino altri possibili guastafeste? Aria da thrilling, i nostri si guardano per interminabili secondi, il traguardo si avvicina e Cunego si fa due conti e conviene di essere il più veloce della compagnia: ha ragione!
E forse lo pensa anche Ballan, forse Ale conclude che è troppo rischioso restare inerti di fronte al possibile rientro di nuovi avversari. Mancano 3 km, la distanza è giusta, quasi quasi ci provo, quasi quasi vado, quasi quasi me la gioco tutta, mi gioco la posta più alta, mi gioco il sogno proibito, mi gioco la vittoria della vita, mi gioco tutto quello che mi posso giocare. E se lo gioca. Parte, ai 3 km, parte come una scheggia, come un missile terra-terra, e la gittata non è di quelle sfiatate di certi scattini, la gittata è clamorosa, è proprio una gittata che sa di iride.
Ballan the best, Ballan che parte davvero come non è mai partito in vita sua, e non lo vedono più, non lo prendono più, non sentono neanche più il sibilo dell'aria tagliata da quel naso triste da italiano allegro. Alessandro Ballan li vola, quei tre chilometri, in apnea, immerso nelle profondità marine dei pensieri più belli e psichedelici di cui dispone, vola ed entra trionfatore nell'ippodromo, acclamato e indubitabile Campione del Mondo.


Il trionfo azzurro
Cunego è davvero il più forte allo sprint, conquista il secondo posto e lo accoglie col pugnetto della rabbia, assestato sul manubrio, il pugnetto che Miguel Indurain si risparmiò quando lo beffò l'amico Olano, ma che a Damiano viene spontaneo, insopprimibile. Quanto se l'era gustata, questa maglia iridata che invece va a vestire le spalle del suo compagno di squadra? Breschel è un ottimo e futuribile bronzo, Rebellin resta ai piedi del podio ma la sua presenza al quarto posto significa che facciamo 3 su 4, un Mondiale più fatato di così era davvero difficile da immaginare ma soprattutto ottenere.
E poi l'arrivo in parata di Bettini, a braccia alzate, in prima fila con Zabel (altro ritirato d'eccellenza di questa giornata piena di sole), a sigillare definitivamente il capolavoro italiano di Varese 2008: un Mondiale nato bene, con l'oro di Malori nella crono Under 23 e finito alla grandissima, con la prestazione della Nazionale maggiore oggi. I complimenti, spontanei e sinceri, vanno nella direzione di tutto quel che di azzurro si muove nella città lombarda: a tutte le brutture e le storture penseremo nuovamente da domani, ma stasera ce ne andiamo anche noi in vacanza: insieme all'amato ciclismo, e insieme a un grande Campione del Mondo.



Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano