E il Grillo si fece Aquila - Bettini sbanca Toledo. Oro Sylvain
A Toledo ricordano un certo Federico Bahamontes volare sulle salite, ma oggi è toccato a Paolo Bettini trasformarsi in rapace sullo strappo conclusivo nella città castigliana.
Sì, si è dovuto trasformare in un'Aquila perché il belga Gilbert stava confezionando al bi-campione del mondo lo scherzetto perfetto, visto l'allungo effettuato dal capitano della Française des Jeux prima della curva a sinistra posta a meno di 200 metri dall'arrivo, sperando magari in un eccessivo marcamento tra Bettini e Valverde, i grandi favoriti di oggi.
Ma Paolino non ha commesso l'errore (a patto che lo sia stato) di Pechino, quando per una volta non fece la sua corsa, ma si preoccupò di un avversario (Valverde, appunto), e non appena ha visto il giovane vallone partire gli si è incollato alla ruota, non preoccupandosi né del buco che si stava creando alle sue spalle né di un'eventuale recupero nel finale del corridore che l'avrebbe potuto seguire in quella chiusura al belga.
No, Paolo Bettini ha guardato dritto e basta. Non si è girato. Ha contato le pedalate di Gilbert ed i metri all'arrivo. Ha realizzato che partire lunghi con quelle pendenze doveva restare nelle gambe. Ed allora eccolo l'allungo a 100 metri dalla linea bianca, a saltare di netto Gilbert sulla destra, preoccupandosi solo all'ultimo del recupero - tardivo, suo malgrado - del campione nazionale spagnolo, che stavolta s'è fatto sorprendere dalla smania di vittoria del toscanaccio di La California.
La tappa era vissuta sulla voglia matta di Sylvain Chavanel di sommare, oltre alla vittoria di tappa conquistata al Tour de France, anche la maglia amarillo di capoclassifica della Vuelta a España, evento che ieri non si è verificato per 2" tra il francese e lo statunitense Leipheimer. L'Astana non si curava troppo della Cofidis, però, ed allora Sylvain andava a prendersi i 12" di abbuono in palio sui traguardi volanti, vestendo la maglia di leader (seppur virtuale) già dal km 132,8.
A quel punto la preoccupazione dei biancorossi di Boyer era non far andare via una fuga con uomini pericolosi all'interno e, soprattutto, non perdere secondi preziosi (più gli abbuoni) in cima allo strappo di Toledo. Il (doppio) tentativo di Talabardon sarebbe andato più che bene alla Cofidis, ma lo strappetto posto a 5 km dalla conclusione fa gola a molti, ed allora ecco i fuochi d'artificio proposti da Popovych prima e David Herrero poi, ed ancora quelli - decisamente migliori - effettuati da Nicolas Roche, da Damiano Cunego (che ha seguito non senza qualche difficoltà l'irlandese) e, poco dopo, da Rinaldo Nocentini.
A Caisse d'Epargne e Quick Step quel terzetto non piace. Soprattutto, Valverde cerca altri secondi d'abbuono, mentre Bettini cerca il successo dopo lo show offerto nella tappa di Córdoba. I team di Echavarri e Lefévère riprendono i fuggitivi e Valverde lascia i suoi in testa a tirare.
Il canovaccio è messo in discussione dalla coppia Tinkoff formata da Kiryienka ed Evgeni Petrov, che a 1000 metri dalla conclusione lanciato un attacco stile "cronocoppie Baracchi" che porta Petrov a lanciarsi in solitaria quando mancano circa 600 metri al traguardo. Florencio vanifica i piani russi, ma è Gilbert ad effettuare il forcing decisivo; lo segue solo Bettini, mentre dietro si forma un gap di una decina di metri.
La vittoria di Bettini, già descritta in precedenza, è utile al toscano non tanto per mandare un segnale a Ballerini (che, ovviamente, gli ha già dato le chiavi dell'Italia di Varese), ma quanto per mandare un segnale a tutti i suoi avversari, spagnoli in primis.
Bettini scatta (ci aveva provato a 34 km dall'arrivo, con Nuyens, ma il gruppo non ha lasciato spazio), allunga, si testa, è reattivo, segue chi attacca e lo fulmina allo sprint. Valverde è avvisato, Freire (ottimo 4° oggi davanti ad uno strepitoso Bennati) anche. Ma non solo loro due, non solo gli spagnoli.
In classifica il cambio di leadership consentirà a Chavanel (che paga 6" all'arrivo) di riposare in amarillo prima delle montagne di sabato. Al rientro dal giorno di risposo, infatti, la Vuelta affronterà la Barbastro-Andorra (con arrivo a Naturlandia-La Rabassa): 223,2 km e tre Gpm (di 2a, 3a e 1a categoria), prima dell'arrivo in salita Hors Categorie.
Il francese dovrebbe cedere la scena a Leipheimer (2° a 10"), Valverde (3° a 26") - che pure oggi è caduto al km 68 con Boonen, Bennati, Corioni ed altri, fortunatamente senza conseguenze gravi (Boonen ed altri con escoriazioni) - Contador (4° a 57") e Sastre (5° a 1'37"), con Antón, Mosquera, Gesink, Petrov, Nocentini e gli altri più distanti, ma più che pronti - almeno nelle intenzioni - a giocare lo scherzetto ai principali favoriti.
In Germania il Team Columbia s'è preso un giorno di riposo, ed ha lasciato ad undici fuggitivi la possibilità di giocarsi il successo di tappa.
Veikkanen, Cañada, Loosli, Lastras, Carlström, Hupond, Russ, Pauriol, Iglinskiy, Bru e Mengin - nessuno di questi pericoloso per la classifica generale guidata sempre da Gerdemann e Lövkvist, giunti con 2' con tutto il resto del plotone - hanno potuto così gestire il vantaggio che gli è stato concesso fino ai 2 km dal traguardo, quando Mengin (in superiorità numerica per la presenza del compagno di squadra Veikkanen) è stato il primo a muoversi (mancavano più o meno 1,6 km all'arrivo), ma l'esperto Lastras non gli ha lasciato spazio.
Ci ha provato poi Russ ai meno 1100 metri, ma qui è stato lo stesso Veikkanen (brava la Française des Jeux) a chiudere; ai 500 metri è partito lunghissimo Cañada, che poi ha praticamente tirato lo sprint ai compagni di fuga.
Lastras parte sulla sinistra con Pauriol a ruota, ma Veikkanen risponde al centro della sede stradale; Iglinskyi, forse all'inizio un po' chiuso da Cañada che rinculava, gioca il tutto per tutto sulla destra.
Il campione finlandese, che nella terza tappa si era mosso con Bertagnolli (che poi vinse) e Navarro nel finale ma era stato azzoppato da una bastardissima foratura, riscatta il suo credito con la dea bendata tenendo bene la rimonta del kazako e del francese Hupond, che gli si era incollato alla ruota ed aveva provato ad uscire negli ultimi metri.
Domani tappa interlocutoria, col probabile arrivo allo sprint in quel di Georgsmarienhütte (e dire che con il riposo della Vuelta avrebbero potuto mettere una tappa decisiva per la classifica finale, e invece...). Vedremo se Ciolek tirerà nuovamente la volata a Greipel o dimostrerà di ricordare come si vince (McEwen ed altri permettendo) anche se gli arrivi non sono in salita.
Mario Casaldi