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Arriba Arroyo l'Arrotino - Grazie Kiryienka. Domani si decide | Cicloweb

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Arriba Arroyo l'Arrotino - Grazie Kiryienka. Domani si decide

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Vi starete sicuramente interrogando sulla scelta del titolo odierno ed il perché è presto detto: per parlare della 19esima tappa della Vuelta prendiamo in prestito un aggettivo caro a Gianni Clerici, quello con cui definisce i tennisti poco spettacolari, i pallettari, quelli che stanno sempre a ruota insomma; e lo appiccichiamo, bontà sua, a David Arroyo Durán, che non tira un metro per tutto il giorno e poi piazza una bella sgasata ai 180 metri dall'arrivo di Segovia, andandosi a prendere così il primo successo (secondo stagionale dopo la Subida a Urkiola) di tappa in un grande giro, lui che è da sempre abituato a dignitosi piazzamenti in classifica generale.
Ma in giornate come questa non si può non spendere parole di elogio, con quella tentazione di dare una bella pacca sulla spalla di comprensione, per quelli come Vasil Kiryienka, corridore dalle sette vite che già abbiamo imparato a conoscere molto bene sulle strade del Giro.
È proprio il bielorusso, già ieri quarto a Las Rozas e quindi con una buona dose di energie già spese, a sobbarcarsi l'onere principale della buona riuscita del tentativo, di cui faceva parte anche il francese Loubet, staccatosi ai 10 dall'arrivo. Ed invece succede che il tenace corridore della Tinkoff si sia trovato nel bel mezzo della tenaglia Caisse d'Epargne, tanto che in caso di mancato successo si sarebbe potuto apertamente parlare di secondo clamoroso autogol per Valverde e soci dopo quello di Suances, dove il murciano ha lasciato ogni speranza di successo nella Vuelta.
Ebbene sì, perché Arroyo davanti non tira un metro, per conservare energie ma anche perché dietro i compagni lavorano con continuità proprio per permettere al fuggitivo di riposarsi in vista del finale; e se la fuga dovesse essere ripresa, c'è Valverde che, magari con un finale dei suoi, potrebbe aggiungere anche Segovia tra le perle stagionali (e vedendo anche il panorama circostante, aggettivi migliori francamente non se trovano).
Prima la tappa aveva offerto il saluto della carovana a Paolo Bettini che, come preventivato, dopo aver reso omaggio al patron Victor Cordero restando in gara un giorno in più non si schiera al via della frazione, così come Stefan Schumacher (l'involontario bersaglio delle ire di Paolino nella questione-Quick Step). Se però per il primo ed il terzo dell'ultima edizione dei campionati del mondo l'avvicinarsi dell'evento può sembrare un pretesto abbastanza convincente, molto meno comprensibile e quindi non bello a vedersi appare l'abbandono di Filippo Pozzato. Si può capire che la mancata selezione per il mondiale per Varese sia stata una delusione cocente, ma abbandonare in questo modo la Vuelta a soli due giorni dalla conclusione non è proprio il massimo.
Per il resto sulla prima salita di giornata, l'Alto de Navacerrada, si sviluppa il tentativo più importante con 14 ardimentosi che tentano l'avventura (prima ci provano anche Nocentini, Tiralongo e Santaromita tra gli altri): tra questi la Caisse d'Epairgne fa subito capire di fare sul serio inserendo oltre a calibri importanti come Joaquín Rodríguez e Arroyo anche Pasamontes e Losada mentre tra gli altri fanno parte dei fuggitivi anche il nostro Valerio Agnoli, Kiryienka, Van Goolen, il francese Di Gregorio e l'ucraino Gustov. Mentre la fuga va e si avvia a superare la seconda ed ultima salita di giornata, il Puerto de Navafría, qualcuno dei big decide che ora di cominciare a dare un senso alla tappa e a tutta questa terza settimana di Vuelta: succede così che l'Astana alza il ritmo, Sastre e Mosquera provano a saggiare le gambe degli avversari con un paio di timidi allunghi ma l'unico risultato, vista anche la distanza dal traguardo (60 km), è quello di far perdere contatto a non più di un paio di pedine buone (Bruseghin e Gesink, oltre che ai velocisti, eccezion fatta per il sempreverde Zabel).
Nulla di importante però, dato che mentre Loubet davanti si avvantaggia in discesa, nel gruppo principale rientrano tutti nei ranghi ed anzi, nel tratto di pianura ritrova la coda del gruppo anche l'ottimo Van Avermaet. Finale dunque che vive unicamente sulla battaglia tra i fuggitivi che continuano a spingere a fondo, con Kiryienka sempre in grande spolvero, e con la Caisse compatta dietro nell'inseguimento. Quando però negli ultimi 3-4 km il vantaggio oscilla ancora tra i 30 e i 40 secondi si capisce che per la coppia di testa può essere fatta e poco importa se dietro Daniel Moreno si metta in testa di buona lena a far l'andatura all'inizio dello strappetto finale per preparare il terreno a Valverde.
Arroyo si gode il successo, Kiryienka stremato e staccato si prende gli applausi e l'onore delle armi e Nuyens, scattato dal gruppo, conquista la terza piazza con il rammarico di un'altra occasione persa, precedendo proprio Valverde che regola facilmente Van Avermaet (che bravo ancora il ragazzo) e il gruppo dei migliori.
Sesto un mai domo Marzio Bruseghin, che evidentemente non si accontenta di terminare tutti e tre i grandi giri nello stesso anno, ma anzi si fa anche vedere nelle parti alte, incurante della fatica che lo attenderà in quel di Varese per la causa azzurra. E perché no? Chissà che Marzio domani non provi a fare davvero qualcosa di importante nella giornata che tutti attendono con impazienza dopo una settimana in cui la monotonia l'ha fatta da padrona. Sul Puerto de Navacerrada si scriverà infatti la parola "fine" su questa Vuelta e nel derby Astana tra Contador e Leipheimer c'è da giurare che Alberto, che quella salita la percorre centinaia di volte in allenamento, voglia cercare ancora di dare spettacolo proprio di fronte ai suoi tifosi. A noi, dopo giornate in cui forse era anche lecito distrarsi un po', non resta che sintonizzarci bene sulle frequenze "de España" e vedere come andrà a finire.


Per una Vuelta che può aver ancora qualcosa da dire, una serissima ipoteca sul Giro di Polonia è stata invece messa da Jens Voigt, che è andato a conquistare sul traguardo di Zakopane una frazione mossa ma irrimediabilmente mutilata dalle condizioni atmosferiche (anche qualche fiocco di neve sul tracciato). I chilometri sono passati così da 201 a 118 e più di un corridore avrà dovuto rivedere i suoi piani di battaglia.
Non si è perso d'animo Jens, che dopo il tentativo convinto del connazionale Tony Martin (corridore che si rivela sempre più interessante), il quale nel frattempo aveva salutato la compagnia dei fuggitivi (tra questi Longo, Irizar ed ancora una volta Sapa), è uscito dal gruppo per condurre un deciso inseguimento. Sforzi coronati a circa 20 km dal traguardo, col vantaggio nei confronti del plotone che assumeva proporzioni interessanti (anche 3 minuti e mezzo). La generosità non è bastata però a Martin e così Voigt è potuto involarsi solitario fino al traguardo, con le opportune cautele a causa dell'asfalto bagnato.
Dietro Martin (giunto a 47"), Rutkiewitz e Pellizotti (altra buona prestazione per lui) intanto movimentavano il finale e riuscivano a precedere (1'15" il loro ritardo) il ritorno del gruppo (giunto a 1'24") regolato da Davis. Voigt con la sua azione (e a questo punto ci si interroga sulla scelta di rinunciare al mondiale di Varese, per giunta dopo la vittoria al Giro sul circuito dei Ronchi) conquista anche la maglia di leader, visto che Rojas precipita ad oltre 5 minuti, e per la CSC si profila anche la doppietta all'orizzonte, dato che Bak occupa la seconda piazza (a 1'22"). C'è comunque anche una buona Italia, con Pellizotti 3° (a soli 2 secondi da Bak) e Francesco Gavazzi, anch'egli vicinissimo, 5° a 1'28".



Vivian Ghianni

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