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Well Cooke. Immensa Tati - Oro gallese. Bronzo per la Guderzo | Cicloweb

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Well Cooke. Immensa Tati - Oro gallese. Bronzo per la Guderzo

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Sarà che queste ragazze non sono abituate alle grandi luci della ribalta ed alle vetrine internazionali, ed allora per loro i Giochi Olimpici sono veramente l'occasione della vita, sicuramente più dei loro colleghi uomini (se la corsa di ieri fosse stato un Campionato del Mondo, difficilmente Valverde e Bettini se ne sarebbero stati buoni).
Però i sorrisi di Tatiana Guderzo, Emma Johansson e Nicole Cooke sul podio di Pechino sono attimi di gioia che fanno bene al cuore ed alla mente. Per noi, ovviamente, soprattutto quello della vicentina Guderzo, atleta che ha il dono dell'(auto)ironia e che, quando arriva il momento di dover andare forte, sa essere professionale e scrupolosa come poche. Non vince tanto, Tatiana, ma nelle corse importanti è sempre in prima linea. 8 le affermazioni in 5 anni di categoria Élite (dove spiccano l'oro a cronometro agli Europei Under 23 nel 2004, i titoli tricolori a cronometro nel 2005, nell'inseguimento su pista nel 2007 ed ancora a cronometro quest'anno), con dei picchi meno alti di rendimento solo durante lo scorso anno, quando emigrò in Olanda perché la situazione italiana nel ciclismo femminile è tutt'altro che rosea per una ragazza che vuol provare a fare di questo sport la sua professione. Nonostante le difficoltà, il 5° posto al Giro (con la maglia bianca di miglior giovane) e il 15esimo posto alla Freccia Vallone, gli aprirono le porte dell'Italia di Stoccarda, dove fu preziosissima per il successo della Bastianelli.
Il ritorno in Italia, grazie alle Fiamme Azzurre ed alla Gauss RDZ Ormu, è stato anch'esso accompagnato da qualche difficoltà, soprattutto ad inizio stagione. Forse qualche chiletto in più per un inverno da regolare che però non intaccava l'entusiasmo dell'atleta di Marostica che al Trofeo Costa Etrusca di fine marzo scherzava con compagne ed avversarie sulla sua condizione: «Le mie possibilità di vittoria? Poche. Se sarò la prima, sarò la prima che si stacca», affermava col sorriso Tatiana. E giù risate, come suo solito.
Il periodo "no" è durato fino a metà giugno, quando all'Emakumeen Bira (corsa a tappe basca molto dura) fu la sola ad impensierire la fuoriclasse olandese Vos, portandosi a casa il 2° posto finale, tre podi di giornata e la maglia a pois di migliore scalatrice. Il titolo tricolore a cronometro ed il 2° posto nella corsa in linea (dietro l'incontenibile Luperini) han poi fatto capire che Tatiana Guderzo, fiutato gli obiettivi Giro ed Olimpiade, era più che pronta a battagliare. Ed allora, nonostante i 13" che l'hanno spinta giù dal podio al Giro d'Italia, con la grande condizione palesata in salita non si poteva non chiamarla per Pechino. E così è stato. Ed oggi Tatiana ha addirittura sovvertito ogni tipo di attesa, che voleva Noemi Cantele capitano indiscusso (dopo il forfait della Bastianelli) dell'Italia in gonnella. È riuscita a sovvertire le gerarchie grazie ad una grande gamba, una tattica gagliarda e coraggiosa ed un piglio in corsa incredibile. Altroché "calma olimpica".
Il primo attacco degno di nota è a circa 50 km dall'arrivo, ad opera della russa Burchenkova, su cui si porta l'australiana Bates. La russa funge però da testa di ponte, visto che da lì a poco è la connazionale Boyarskaya ad andar via tutta sola. Il gruppo non sembra preoccupato e lascia fare, anche se al primo passaggio sulla salita sono l'americana Neben e la tedesca Worrack a prendere in mano la situazione.
Naturalmente il gruppo non può lasciare andare queste due forti atlete sulla passista russa, ed allora anche da dietro l'andatura aumenta, finché è la britannica Emma Pooley, già vincitore della prova di Coppa del Mondo di Cittiglio con una splendida azione solitaria, ad uscire dal gruppo alla caccia della Boyarskaya, ma non è sola. No, con lei c'è Tatiana Guderzo, e la coppia delle inseguitrici si porta sulla battistrada proprio sotto lo striscione d'arrivo. Manca un solo giro e l'Italia è messa benissimo: Guderzo davanti, Cantele nel gruppo delle migliori e Carrara, al lavoro nelle fasi iniziali (con la già citata Bates, la tedesca Kupfernagel e l'americana Thorburn), già di ritorno verso i box dopo il ritiro.
In discesa la Pooley è troppo leggerina e il grosso del lavoro spetta a Russia ed Italia. Né la Boyarskaya né la Guderzo si tirano indietro, ma sanno che il gruppo è vicino e forte ancora di parecchie unità. Insomma, non è l'azione buona, ma era comunque fondamentale esserci.
Le tre vengono riprese proprio all'imbocco della salita conclusiva sotto i colpi della Arndt (evidentemente al lavoro per la Worrack) e dell'eterna Longo-Ciprelli. Anche Nicole Brändli sembra star bene, così come la svedese Ljungskog. Gli attimi sono importanti e decisivi. Tutte vorrebbero muoversi, ma tutte hanno paura di bruciare troppe energie. L'unica che non si vede mai è Marianne Vos che, priva di compagne di squadra, è costretta a sperare nel fato (leggi: lavoro delle altre) e nella volata conclusiva.
Qualche grosso nome salta, ed a qualcuna salta la catena: la campionessa olimpica uscente Carrigan, Arndt e Armstrong non tengono più il passo in salita, mentre l'altra statunitense Neben è costretta a scendere di bici per il guaio meccanico. Jeannie Longo-Ciprelli fa il forcing, ma il passo è regolare. Si vede davanti anche Nicole Cooke, mentre è la kazaka Zabirova la più scatenata. È ancora Guderzo a chiudere, o forse a rispondere allo scatto. Poi sale in cattedra la Lituania, con Vzesniauskaite prima e Pucinskaite poi. Niente da fare.
Il gruppo si allarga un po' ed arriva il contropiede. Bello. Sembra lo scatto buono. La maglia è bianca, è l'Italia! Sì, è ancora Tatiana Guderzo. Nel tratto più duro di salita la non ancora 24enne, già argento ai Campionati del Mondo di Verona 2004 (a 20 anni!), prende subito 20 metri, che poi diventano 50. Sotto lo striscione del traguardo ha circa 8" sull'austriaca Soeder, ancora più staccato il gruppo.
A differenza della giornata di ieri (caldo afoso e temperature micidiali), oggi a Pechino piove. Ed anche la discesa diventa più complicata (ne fa le spese la cinese Lang Meng, che cade senza conseguenze in uno scolo per l'acqua). Mancano pochi km all'arrivo, ed alle spalle di Tatiana Guderzo s'è formato un gruppetto di 4 atlete: Soeder (Austria), Villumsen (Danimarca), Johansson (Svezia) e addirittura la gallese Nicole Cooke (Gran Bretagna). Tatiana parla coi tecnici e decide saggiamente di aspettare i rinforzi. Meglio non rischiare di finirsi.
I cambi davanti son regolari, mentre dietro tira solo la Germania, con la Arndt brava e caparbia nel non lasciare sola la Worrack, che però è costretta a collaborare con l'attuale leader di Coppa del Mondo. Ljungskog rompe i cambi (c'è Johansson davanti), ed anche Marianne Vos e la Lituania danno una mano alla Germania, ma senza successo.
Il vantaggio delle 5 di testa sale a 16", poi a 18". All'ultimo km hanno 25" di vantaggio. Nicole Cooke è la più veloce, ma sbaglia nettamente qualcosa prima dei 500 metri finali, perché perde contatto dalle altre 4, con la Villumsen che ha già alzato bandiera bianca e la Soeder che prova a partire lunghissima. Però Nicole Cooke è forte, e rientra.
La Soeder si sposta, è stravolta come Kolobnev ieri. Tatiana, come Rebellin ieri, fa la sua volata al centro della sede stradale; Cooke e Johansson sulla destra, come Sánchez ieri. Come ieri, a 50 metri dall'arrivo situazione di parità. Come ieri, l'Italia non riesce a fregiarsi dell'oro e - a differenza di ieri - neanche dell'argento. Ma se l'alloro maschile ce lo si aspettava (eccome!), questo femminile ha un sapore diverso, perché meno scontato, ed arrivato dando spettacolo in salita. La Vos vince la volata del gruppo a 21", per un 6° posto che è figlio del percorso, ma anche della poca consistenza dell'Olanda, nonostante tale fuoriclasse. Altra differenza con la prova di ieri, la medaglia conquistata dall'atleta più forte in salita: a bocca asciutta Andy Schleck, sul podio Tatiana Guderzo.
E il suo sorriso, mentre stringe tra le mani quel bronzo, è anche il nostro.

Mario Casaldi

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