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Ecco il genio di Leonardo - Evans in giallo nel giorno di Piepoli

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Esiste al mondo uno scalatore più longevo e allo stesso tempo più forte e allo stesso tempo più simpatico di Leonardo Piepoli? Non vi arrovellate sul 50 e 50 di possibilità, la domanda è retorica e non prevede risposta. Ma del resto anche la carriera del Trullo Volante non dovrebbe prevedere ulteriori risposte, e invece questo vecchiaccio segaligno continua e continua a inondarci di prestazioni memorabili.
E allora, in questo contesto, pare quasi naturale che a quasi 37 anni Piepoli abbia conquistato la sua prima vittoria di tappa al Tour. Pare quasi naturale che questa seconda giovinezza del pugliese lo abbia portato, nel giro di tre anni, a prendersi tutti quei titoli (di giornale e non solo) che non aveva avuto quando era verde.
Non possiamo certo negare che ad Hautacam tutti o quasi aspettassimo un bis di Riccò, o quantomeno un suo attacco per guadagnare ancora in classifica; e invece ci dobbiamo accontentare di questo straordinario Piepoli e del suo brillante modo di coronare una carriera splendida e infinita. E lo chiamiamo "accontentarsi", pensate in che razza di Tour siamo capitati.
In un Tour che, dopo dieci tappe (di cui una crono, due frazioni pirenaiche e un altro arrivo di media montagna), vede il primo e il secondo della classifica divisi da un solo secondo, e in cui la metà dei favoriti della vigilia sono già a gambe all'aria, può succedere di tutto. E siamo certi che succederà.
Intanto vediamo quello che è successo oggi. Si parte e vanno in fuga in 24, ma il gruppo non lascia spazio, se non quando 17 dei 24 si rialzano. Allora vanno via Cancellara, Duque, Dupont, Freire, Fothen, Roy e Di Gregorio, con quest'ultimo che resterà da solo su tutto il Tourmalet e oltre (verrà ripreso solo ai piedi di Hautacam). Ma ricordatevi di Cancellara.
La montagna ciclisticamente più famosa dei Pirenei vede sulle sue rampe un mezzo tentativo iniziale della Saunier di Riccò, ma poi prende il proscenio la CSC e son dolori: il ritmo degli uomini di Riis fa male, e l'azione di Voigt specialmente provoca mal di pancia a tanti. Il Tourmalet diventa un'ecatombe, si staccano uno dopo l'altro Schumacher, Popovych, Samuel Sánchez, Bruseghin, Carrara, Kreuziger; e non è ancora niente, perché poi arriva il turno dei nomi grossi (Cunego) e grossissimi (Valverde) di alzare bandiera bianca; e poi saltano ancora Nibali, Valjavec, Devolder. Di tutti costoro, solo Nibali rientra nella discesa, e fa bene, perché gli altri (che avevano scollinato a 50" circa dai più forti) si portano fino a mezzo minuto di distanza, ma quando sembrano vicini al rientro succede qualcosa: succede che Cancellara (lo stavate ricordando?), fermato dalla fuga (in cui non aveva certo speranze), aspetta i suoi CSC e dà delle trenate paurose nel falsopiano discendente che precede la salita di Hautacam. Risultato, il margine dei più forti risale vertiginosamente, fino a 3': una mazzata per chi inseguiva, ma l'ennesima riprova che Riis in ammiraglia è forse il miglior tecnico al mondo.
Certo, la situazione in casa CSC così com'era alla vigilia, con tre capitani, poteva presupporre che lo splendido jolly Fabian fungesse da appoggio per un attacco in prima persona di uno dei fratelli Schleck o di Sastre sin dal Tourmalet: invece polveri bagnate e attendismo, e vedremo perché.
Con Cunego e Valverde fuori dai giochi si approccia l'Hautacam, sempre convinti che Riccò si possa ripetere ai livelli dell'Aspin di ieri. E invece, dopo un'iniziale fiammata di Piepoli che lascia presagire chissà quale progetto di devastazione, Riccardo non si muove. È lì, controlla, saltella sulla bici ma non parte: evidentemente non è in un giorno di eccessivo fulgore (che, parlando di lui, vuol dire "non è in un giorno in cui spacca il mondo"). E allora prende l'iniziativa Frank Schleck. E quando lo fa andiamo in piena tragedia greca, perché proprio sull'attacco di Frank, il fratellino Andy va al tappeto: si stacca e va nel pallone, arrivando a pagare al traguardo 9': una sveglia paurosa per uno dei giovani più attesi, e la risposta alla domanda di prima: perché uno dei capitani di Riis non s'è mosso prima? Forse perché non sapevano ancora bene quali fossero le forze in campo.
Ma Schleck 2 non è il solo lussemburghese a mollare, visto che anche Kirchen, maglia gialla, perde terreno: si era salvato coi denti sul Tourmalet, ma l'Hautacam lo respinge, anche se ci resterà negli occhi la sua scalata tutta di nervi e tutta da solo: una difesa tragica ma memorabile.
Il terzo uomo di casa Saunier, Cobo, prova a sua volta, poi ribatte Sastre, marcato da Menchov. Riparte allora Schleck 1, e stavolta solo Piepoli lo segue: mancano poco più di 10 km alla conclusione, e parte così l'azione decisiva della giornata. Dopo pochi metri arriva sui due Efimkin, poi ancora Kohl con Cobo a ruota.
Riccò vive un attimo di appannamento, ma si riprende in fretta e torna con Evans, Menchov, Vande Velde e Sastre, a formare un quintetto che arriverà così in cima (rimpolpato o deprivato dalle presenze di Nibali, Goubert e Dueñas a seconda del ritmo - assai altalenante - di Menchov e soci: a turno lo stesso Denis, Evans, ma anche Riccò a un certo punto, provano a forzare, ma seguono poi momenti di stanca). Davanti restano in tre ai 7,5 km (Piepoli, Cobo e Frank hanno una marcia in più rispetto a Kohl ed Efimkin), ma i due Saunier fanno valere la legge della superiorità numerica e mettono Schleck in mezzo: prima ci prova Cobo ai 6 km, ma non ha spazio; allora va via Piepoli in contropiede, ma si rialza ai 5 km. In tutto ciò il margine sugli inseguitori cresce fino a quasi 3', e Frank sente tessersi addosso il giallo della maglia più agognata.
Nelle retrovie, intanto, Cunego vive un fugace ritorno di fiamma, recuperando su Valverde e su Andy Schleck in crisi: Damiano stacca entrambi, andando per lunghi tratti con lo stesso ritmo del gruppetto di Evans. Ma nel finale paga ancora dazio, chiudendo a 3'34" dai big della generale, praticamente appaiato allo stesso Valverde.
Eventi che non tangono più di tanto la coppia Saunier al comando, coppia che ai 2500 metri si libera dell'incomodo Schleck, involandosi per la lunga passerella fino al traguardo e preparando l'arrivo in parata con Piepoli e Cobo esultanti insieme. Frank arriva mezzo minuto dopo, e alle sue spalle Evans si danna per recuperare quanto più possibile: il testa a testa, appassionante, vede spuntarla l'australiano, per un solo secondo. Grande la delusione di Schleck, ma il pubblico non può che essere soddisfatto di quest'esito: la CSC, come abbondantemente visto, è in grado di orchestrare attacchi al cuore della corsa, cosa che Evans (per indole) e compagni (per evidenti limiti) non possono fare. Quindi, in chiave spettacolo, meglio che sia Schleck (col tutor Riis e col co-capitano Sastre) a doversi inventare qualcosa. Perché così il lavoro dello squadrone danese potrebbe essere messo a frutto anche da altri uomini interessati a terremotare la corsa.
E ogni riferimento a Riccò è puramente voluto: un po' stanco dopo l'impresa di ieri (sue stesse parole), Ricky si è limitato a stare coi migliori, e ciò gli ha comunque permesso di risalire fino al nono posto in classifica, oltre che di trovare per strada anche quelle due maglie (a pois e bianca - quest'ultima la indosserà Nibali, che tutto sommato sta disputando un Tour parecchio promettente) che non si disdegnano certo: il tutto nel famoso giorno di non eccessivo fulgore.
Il bello di casa Saunier è che Gianetti ora indica Cobo come il vero uomo di classifica della squadra. Di sicuro il team manager della formazione svizzera ne sa di più riguardo ai suoi polli, ma perché Cobo? Visto che è pure andato peggio di Riccò a cronometro, c'è da supporre che lo spagnolo stia in un tale stato di grazia da garantire sfracelli sulle Alpi. Vedremo poi se sarà stata pretattica.
Non lo vedremo certo domani, visto che si riposa. Ma un giorno di relax è necessario visto che poi ci si ritufferà a capofitto nella gara e non troppi saranno i momenti in cui tirare il fiato.

Marco Grassi    



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