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Dumoulin a vento - Feillu neoleader, Riccò attardato

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Ci sono giorni che un cicloromantico non dovrebbe alzarsi dal letto. Non fai in tempo a renderti conto che per una volta che non c'è Voeckler all'attacco, la fuga va in porto, che già devi raccogliere i cocci dell'amato Riccò attardato nel finale. E poi, quando ti disponi allo sprint tra i fuggitivi, e fai un'instant-adozione per Feillu, il più pazzerello del gruppetto, quello sbaglia completamente la volata e si fa infilzare da Dumoulin. Ci sono giorni che un cicloromantico non dovrebbe alzarsi dal letto. Oggi, per esempio.
Però quel cicloromantico medio, se non si fosse alzato dal letto, si sarebbe perso un'altra tappa appassionante. Un'altra? Ovvero siamo a 3 su 3 al Tour? Miracoli del progresso.
Ebbene sì, anche la Saint Malo-Nantes ha regalato adrenalina a go-go. Per essere onesti, per buona parte della tappa ha regalato valium concentrato, ma il Tour è così: a un certo punto si infiamma, e chi s'è visto s'è visto.
E chi s'è visto, per esempio, è Paolo Longo Borghini, primo italiano a battezzare una fuga alla Boucle 2008, e a battezzarla buona, visto che l'azione a 4 partita al km 3 (ne mancavano 205 all'arrivo, sono pazzi questi ciclisti), animata da lui, dai francesi Feillu e Dumoulin e dall'americano Frischkorn, dopo aver veleggiato sul quarto d'ora di vantaggio, non si è afflosciata come solitamente accade in questi casi.
I fuggitivi hanno conservato margini ampiamente rassicuranti; anzi, facciamo un gioco: analizziamo i distacchi. Dai -93 ai -80 il vantaggio dei quattro è passato da 9'30" a 9'; dai -80 ai -67 il gruppo ha limato un altro minuto, e appena 9 km hanno impiegato gli inseguitori per abbassare il gap a 7'. Il trend di rimonta si è però bruscamente interrotto quando uno dei tanti acquazzoni di giornata ha bagnato le polveri del plotone. Quando (dai -58 ai -45) il margine è sceso solo di 15" (in ben 13 km), il nome dell'assassino era chiaro: Dumoulin, il più veloce del quartetto.
E allora per riempire le restanti pagine del giallo quotidiano occorre un'altra trovata. Ce l'ha Ángel Gómez, poveraccio, che a 24 dall'arrivo cade a centro gruppo e si fa malissimo (possibile frattura del bacino). Il suo compagno Riccò è appena dietro, resta in piedi ma attardato insieme a decine di altri corridori.
Il vento ci si mette di mezzo, amplificando i buchi in un plotone frazionato in tre tronconi. Con Riccò ci sono Menchov, tra i massimi favoriti del Tour, e Kreuziger, tra i giovani più interessanti (ha appena vinto il Giro di Svizzera). La Rabobank di Menchov si mette a tirare alla disperata per ricucire il margine, altrettanto fa la Saunier di Ricky. E altrettanto fa la Liquigas di Kreuziger: solo che i compagni del ceco tirano nel gruppetto sbagliato.
Avete capito bene: 4 fuggitivi ormai irraggiungibili davanti; quasi tutti i big nel secondo gruppo, con Liquigas (e Quick Step) a tirare; alcuni altri big, tra cui proprio il capitano Liquigas, nel terzo gruppo a boccheggiare. Il fatto che Kreuziger, Riccò e Menchov abbiano perso «solo» 38" non giustifica la tattica assurda del team italiano: Roman recupererà domani nella crono di Cholet (dove invece Riccò patirà), ma se il capitano (foss'anche co-capitano) di una squadra resta da solo, c'è molto che non va; e un Kreuziger come quello visto in Svizzera può essere considerato meno di un co-capitano?
Nell'attesa di capire quale nube radioattiva avesse offuscato gli orizzonti della Liquigas, bisogna segnalare il fair-play di formazioni come Caisse d'Epargne, Silence, CSC e Lampre, che pur avendo la possibilità di distanziare dei pericolosi rivali per la classifica, se ne sono state buone al riparo, lasciando a Quick Step e Liquigas, appunto, il pleonastico compito di cercare di chiudere su una fuga che era ormai al traguardo già a 20 km dalla fine (e quindi ben prima che le squadre di Chicchi e Steegmans - per citare i velocisti che avrebbero lottato per il quinto posto - interrompessero le loro trenate). Poi magari scopriremo che non di fair-play si trattava, ma di semplice insipienza; ma ci piace pensare che, sportivamente, i vari Evans, Valverde, Schleck Connection e Cunego, non abbiano voluto trarre vantaggio da una situazione originata da una caduta.
Resta da dire dell'epilogo: Dumoulin parte deciso ai 1500 metri, Frischkorn lo tiene. Feillu fa il furbo, si stacca con Longo (che non ne ha più) ma non collabora, salvo scattare da solo e prendere i 2 di testa all'ultimo chilometro. Non contento, il giovane Romain rilancia in contropiede ai 900 metri. Ne viene una volata lunghissima, Dumoulin non molla la presa e fa bene, perché se Feillu ha forza di rilanciare ancora il suo sprint (ma se avesse normalmente aspettato i 200 metri per sparare tutto? Probabilmente vinceva, ma vallo a sapere prima), ciò non gli basta per tenere fino allo striscione.
Dumoulin supera ai 500 metri il connazionale e se lo tiene dietro, coronando così una giornata per lui perfetta. Feillu si consola con la maglia gialla, strappata a Valverde, ma che quasi certamente cederà domani, visto che a Cholet, come accennato, c'è una crono di 30 km. Come dire: fuori i comprimari, luci sui grandi.

Marco Grassi    

 

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