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«Che emozione il record del mondo!» - Intervista a Valentina Alessio | Cicloweb

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«Che emozione il record del mondo!» - Intervista a Valentina Alessio

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Nata il 26 agosto 1983, la bionda Valentina Alessio ha cominciato a correre fin dalla giovanissima età conquistando, tra strada, ciclocross e pista, numerose maglie tricolori. Nella categoria juniores si è particolarmente distinta a livello internazionale nel settore della pista, dove spiccano alcune medaglie ed un record mondiale nei 500 metri da fermo. Su strada, evidenziandosi sempre per le sue doti di ruota veloce, è invece passata professionista nel 2002 con la formazione toscana Michela Fanini. Valentina ha poi corso le tre successive stagioni (2003-2005) nelle file dell'Aliverti.
Buona parte della propria vita dunque dedicata al ciclismo, sport che in famiglia Alessio è di casa. Il padre Sergio allena tuttora la categoria juniores della Polisportiva Desenzanese, mentre anche la sorella minore Veronica è ciclista: correrà nella prossima stagione con la Michela Fanini Record Rox dopo aver militato fino a questa stagione nella Polisportiva Desenzanese. E sarà proprio questa la formazione presso cui si accaserà Valentina nel 2007, di ritorno all'attività agonistica dopo uno stop di una stagione e mezza a causa di motivi personali.
Valentina, puoi presentarti brevemente ai lettori di Cicloweb?
«Ho 23 anni sono nata in Brianza in provincia di Lecco, da un anno circa vivo a Zoppola un piccolo paesino della provincia di Pordenone con il mio fidanzato Alessio. Ho cominciato a correre nelle categorie giovanili, quando avevo appena sei anni, vincendo diverse gare tra cui 17 titoli tricolori. Alla passione si è aggiunta quindi la soddisfazione per i risultati raggiunti, tutto ciò mi ha portato a scegliere di continuare ad impegnarmi in questo sport nelle successive categorie. Nella categoria juniores ho vinto tre titoli tricolori tra ciclocross e pista, inoltre ho realizzato una vittoria ai Campionati europei, un secondo e un terzo posto ai mondiali su pista. Un'altra grande soddisfazione è stata stabilire il record del mondo dei 500 metri da fermo, sempre su pista. Nella categoria élite ho partecipato al Giro d'Italia piazzandomi al 3° ed al 5° posto in due tappe».
A che età hai cominciato a pedalare? È stata una tua scelta o sei stata spinta da qualcuno?
«Ho cominciato a pedalare a sei anni, la passione è nata andando a vedere mio cugino Fabio che correva nelle categorie giovanili e da mio padre, che ha gareggiato fino alla categoria dilettanti».
Cosa ti piace di questo sport?
«Di questo sport mi piace tutto, tra Campionati del mondo, Coppe del mondo e varie gare internazionali ho praticamente girato il mondo, ovviamente ho fatto tanti sacrifici, che alla fine mi hanno ripagato con varie vittorie».
Qual è stato il giorno più bello della tua carriera?
«Il giorno più bello è stato quando ho stabilito il record del mondo su pista a Città del Messico nell'agosto del 2001, ricordo che all'uscita della pista si sono avvicinati dei ragazzini per chiedermi un autografo è stata una giornata indimenticabile».
Ed invece il giorno più brutto?
«Lo ricordo come se fosse stato ieri, è stato nel maggio del 2001: mi sottoposi a degli esami di routine, mi trovarono un carcinoma papillare alla tiroide e mi dissero che mi dovevo operare, ancora oggi ringrazio il Dottor Lomuscio per quello che ha fatto».
Nel 2001 hai stabilito il record mondiale dei 500 metri da fermo, categoria juniores. Come ci si sente a vedere il proprio nome vicino alle parole "record del mondo"?
«È un emozione indescrivibile, non ti capita tutti i giorni, ancora oggi quando vedo scritto il mio nome sul sito dell'Uci non ci credo».
Nel settore della pista quali sono le tue specialità? Che rapporti usi?
«Le mie specialità sono la velocità ed i 500 metri da fermo e non nascondo che mi piacerebbe provare il keirin. I rapporti che generalmente uso variano a seconda della specialità e della pista. Posso solo dire che nella velocità preferisco usare un rapporto più agile rispetto ai 500 metri».
Che differenza ci sono tra uno sprint su pista e uno su strada?
«Lo sprint su strada ha più fattori che lo caratterizzano, ci sono più corridori, i percorsi cambiano ed il tempo può fare la differenza; in pista invece, lo sprint viene svolto con due, massimo quattro corridori, la concentrazione è maggiore e c'è più tecnica».
Sei lontana dalle competizioni oramai da parecchio tempo. Cosa ti è capitato?
«Sono stata lontano dalle competizioni per motivi personali, ma rientro nell'ambiente più motivata di prima».
Attualmente hai la fortuna di poterti dedicare completamente al ciclismo per la prossima stagione?
«Ho la fortuna di avere un grande appoggio sia dalla mia famiglia che dal mio ragazzo e riesco a dedicarmi al 100% alla preparazione».
Hai già pianificato il programma ciclistico per la prossima stagione?
«Il programma per il momento non è ancora ufficiale, ma verrà dedicato principalmente alla pista».
C'è una corsa che sogni di vincere in futuro?
«Di gare importanti ce ne sono tante che mi piacerebbe vincere, per ora tengo i piedi per terra e mi concentro per prepararmi al meglio alla stagione che sta per nascere».
Parliamo un po' di ciclismo femminile, settore che riceve molto meno risalto rispetto a quello maschile. Ti dà fastidio questa differenza nel trattamento?
«Sì, in fondo facciamo la stessa fatica che fanno i maschi, ma a differenza di loro, in quasi tutte le discipline (sia in strada che in pista), siamo noi donne che, quando torniamo a casa da una trasferta internazionale portiamo a casa più vittorie, sia nelle categorie juniores che nella categoria élite».
I media parlano in rare occasioni di voi e gli sponsor investono molto poco nel ciclismo femminile. Pensi che in futuro le cose potranno cambiare?
«Potrebbe cambiare certo, facciamo un esempio: in concomitanza con il Tour de France maschile si svolge il nostro Giro d'Italia; invece che trasmettere 2 minuti di Giro femminile e 4 ore di Tour maschile, potrebbero dedicarci almeno un'oretta di trasmissione. Così facendo anche gli sponsor, vedendo il loro marchio in tv per un'ora, sarebbero più motivati ad investire nel ciclismo femminile».
I Campionati del mondo su strada rimangono una delle pochissime manifestazioni trasmesse in diretta televisiva. Hai potuto vedere la corsa? Cosa ne pensi della giovane talentuosa Marianne Vos?
«Purtroppo a causa dei miei impegni lavorativi sono riuscita a guardare solo qualche spezzone della gara. Marianne Vos: ragazza talentuosa da tener d'occhio; così giovane riesce a "bagnare il naso" a cicliste più grandi di lei».
Segui con interesse il ciclismo maschile? C'è un ciclista che ti piace particolarmente?
«Seguo abbastanza tutte le gare, non solo su strada ma anche quelle di pista e ciclocross, non ho un ciclista preferito, ma simpatizzo per Tom Boonen, mi piace il suo modo di correre, estroverso e un po' fuori dagli schemi».
Vivi in un ambiente a stretto contatto con il ciclismo. Il tuo fidanzato ha corso come dilettante ed in famiglia non sei l'unica ad avere la passione per la bicicletta, giusto?
«Esattamente, il mio fidanzato ha corso fino alla categoria élite, è stato campione regionale juniores e la stessa passione ce l'ha mia sorella Veronica, che è stata campionessa italiana di ciclocross. Come potete immaginare, le opportunità per un confronto utile e sincero non mancano di certo e il tifo e l'incoraggiamento sono assicurati».
Quali sono invece i tuoi principali interessi al di fuori del ciclismo?
«"Ciclismo" non significa solo allenamenti e competizioni, ma la possibilità di scoprire città e luoghi nuovi. Cerco il contatto con la natura, non solo attraverso la bicicletta, ma insieme al mio ragazzo vado spesso a passeggiare in montagna. Amo molto gli animali, infatti abbiamo un boxer di tre anni, un bastardino di sei e un coniglio nano di quattro anni».
Hai già pensato a cosa farai una volta terminata la tua attività agonistica?
«Mi piacerebbe fare la mamma...».



Davide Ronconi

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