Cantele: «Coppa, Giro e Mondiale» - La varesina del Bigla Cycling Team dichiara i suoi obbiettivi
Versione stampabile Verso la fine degli anni '90, nella categoria Juniores, ad una varesina di nome Noemi Cantele tutti avevano pronosticato un futuro radioso. La maglia che indossava era di per sé gloriosa; quella della Csi Ju Sport, ma Noemi per due annate consecutive la addirittura bagnò di bianco-rosso-verde, andandosi a prendere due titoli Nazionali di categoria nel 1998 a Lari e nel 1999 a Monzambano.
Guidata da Ugo Menoncin, la giovane atleta inziò a mietere successi, tanto da salire sul podio dei Campionati del Mondo junior a Verona, preceduta dalla illudente Geneviève Jeanson e dalla tedesca Trixi Worrack. Li fu chiaro che Noemi avrebbe potuto tentare di ottenere qualcosa di bello nel ciclismo. Un ciclismo, quello femminile italiano di allora, nel quale Fabiana Luperini aveva terminato la lunga sequela di successi, le atlete dell’Est Europa iniziavano a dominare e si cercavano dunque forze futuribili, riconosciute proprio in Noemi, ma anche in altre atlete, come Vera Carrara.
Dopo gli anni belli alla Ju, preceduti dalla gavetta al Pedale Arcisatese, Noemi approda alla Acca Due O Lorena di Fabretto, allora una vera e propria corazzata (come del resto oggi anche se si chiama Safi-Pasta Zara Manhattan). Arrivano piazzamenti che lasciano intravedere il talento che c’è. La categoria è nuova e per Noemi ci sono anche alcune difficoltà. È comunque una colonna della Nazionale Under23, con cui sfiora più volte il podio dell’Europeo di categoria (quarta a Bergamo).
Seria, posata, mai portata all’eccesso, Noemi è il prototipo della sportiva vincente. Studia all’università con ottimi risultati, tanto da laurearsi alla grande.
Ad un certo punto sceglie di lasciare il team di Fabretto per correre da indipendente con la maglia della Sorelle Ramonda Uc Montebelluna. Piazzamenti ce ne sono, segno di una crescita, ma grossi colpi non ne arrivano. Noemi allora è come se ripartisse da zero. Cambiano gli affetti e sopratutto inizia quella strada che la porterà ad essere, attualmente, una delle maggiori esponenti del ciclismo su strada femminile italiano.
Nel 2006 si trasferisce al Bigla Cycling Team di Felice Puttini, e sotto l’ala del due volte campione svizzero la musica cambia. Arrivano sempre più piazzamenti, ma soprattutto arrivano belle vittorie come a Plouay nel Gp Ouest France di Coppa del Mondo, come alla Route de France (dove veste anche la maglia gialla).
Il 2007, negli intenti di Puttini, sarà l’anno della consacrazione: «Vivo questa cosa serenamente - ci confessa - non è per nulla un peso anche perché c’è la giusta motivazione e la consapevolezza che questo miglioramento sia dovuto al grande lavoro effettuato. L'importante per me è essere in una squadra con un tecnico che mi ha permesso di crescere tranquillamente». Crocevia della rinascita della Cantele è stato proprio il passaggio al Team Bigla di Puttini, squadra e tecnico che, probabilmente, hanno dei segreti particolari: «Non so se c’è un segreto - dice - di certo io mi trovo bene sia con i tecnici che con le compagne. È davvero stimolante correre con compagne tanto forti. Nei finali di gara più siamo davanti meglio è, e poi come si dice: "Quelle forti meglio avercele come compagne che come avversarie!”». Scommettiamo che anche le compagne di Noemi pensaranno lo stesso.
Se si riguarda indietro, una campionessa come la Cantele vede tante cose: «Vedo tanti bei momenti ed una maturazione che anno per anno è cresciuta. Adesso ho 25 anni e ho anche maggior esperienza». Gli obbiettivi annuali paiono importanti: «Il fare bene nelle gare di Coppa che ci sono adesso - ammette - fino alla gara di Berna. Mi piacerebbe fare bene al Giro d’Italia (sempre che si faccia, paiono infatti esserci dei problemi, ndr) dove Nicole Brändli farà classifica, ma io cercherò di aiutarla ricavando i miei spazi, e poi il finale di stagione, per riscattare il quarto posto ai Mondiali». Un quarto posto che non fu medaglia per pochissimo.
Gianluca Trentini