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Alla frutta? No, al Dessel - Poco spettacolo. Cunego ci prova

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Poteva essere il giorno di Cunego, al Tour de France. Ma come può essere il giorno di qualcuno, se quel qualcuno non c'è? Perché Cunego, sulla Bonette, il Cunego che conoscevamo, non c'era. Non c'è praticamente dalla crono di Cholet, Damiano, ma a dire il vero quel Cunego di cui parliamo non c'è dal 2005. Il precedente, quello che ci aveva conquistati al Giro 2004, è evidentemente andato a vivere alle Bahamas, e questo stortignaccolo e incompiuto corridore che vediamo arrancare ogni giorno non è altro che un sosia.
Un perfetto sosia, come quello della leggenda di Paul McCartney, solo che questo non sa cantare, a differenza di quello che sostituì Macca (dicono quelli che ci credono) nei Beatles.
Il coraggio di andare in fuga a 100 km dal traguardo, bisogna ammetterlo con anche un certo sentimento di ammirazione, Cunego (anzi il Sosia) ce l'ha avuto: sul Col de la Lombarde il veronese ha attaccato col compagno Szmyd e Casar, mettendosi all'inseguimento di 24 colleghi andati in fuga già da prima. Poi con Cunego si son mossi Valjavec e Monfort, poi Pauriol e Carrara, poi Weening e Moncoutie.
I 9 son rientrati dopo la Lombarde sui 23 che precedevano, e lì Tiralongo, altro compagno di Damiano, ha dato un grande impulso all'azione, conducendo il suo capitano (e gli altri) ad avere fino a 8' sul gruppo a 45 km dal tragurdo: un'enormità che permetteva al veronese un rientro-champagne in classifica, e che proiettava pure Valjavec in maglia gialla virtuale.
Ma apriamo una parentesi: se in fuga dal mattino c'erano 24 uomini, com'è che Cunego è rientrato su 23? Facile: uno dei primi attaccanti, Schumacher, se n'era andato da solo sulla Lombarde, e con un gran dispendio aveva guadagnato fino a 12' sul plotone (e 5' sul gruppetto Cunego). Schumi ha fatto però male i conti, perché ha finito la benzina prima di arrivare in cima alla Bonette (a 23 dal traguardo), ed è stato risucchiato dagli immediati inseguitori. Non dal Sosia, che nel frattempo si era staccato sulla lunghissima salita; ma da altri onesti comprimari, che poi sono andati a giocarsi la vittoria dopo la picchiata: e il quartetto di sopravvissuti (in cima erano 5, poi il sudafricano Augustyn è andato lungo in una curva e per poco non si rompeva l'osso del collo, scivolando giù dalla scarpata), formato da Dessel Popovych, Casar e Arroyo, ha conservato un minutino sui migliori in rimonta e ha prodotto la vittoria di Cyril Dessel, gioia di Francia.
Ecco: cosa manca a Cunego rispetto a Dessel (che peraltro aveva attaccato da prima di Damiano)? Non lo sappiamo, lo chiederemo al Sosia.
Poi passeremo a chiedere ai big della classifica cosa manca loro per battagliare in maniera convincente: le gambe? La fantasia? Il coraggio? Sulla Bonette tutti dietro a Andy Schleck che faceva l'andatura per il fratellone in giallo: in cima qualcuno ha patito (Valverde, Samuel Sánchez), ma in discesa son rientrati praticamente tutti, tranne Menchov che nella picchiata si è proprio staccato, perdendo qualche secondo.
La classifica resta quindi sostanzialmente invariata (perdono un po' di terreno giusto Kirchen e Vande Velde), e ogni discorso rinviato all'Alpe d'Huez, domani. Restiamo in fervida attesa di scossoni.

Marco Grassi    

 

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