Vi faremo divertire! - JRO e Caisse promettono scintille
Versione stampabileHa già avuto modo di mettersi in mostra in Italia, in questa stagione, con lo splendido assolo sul traguardo di Montelupone, nella scorsa Tirreno-Adriatico. Dopo un pregevole quanto insolito tris di ottavi posti alle Ardenne, coronato però dal successo del compagno di squadra Valverde alla Liegi, Joaquím Rodríguez si appresta a mostrare la maglia giallo-rossa di campione spagnolo lungo le strade del prossimo Giro. Con la promessa di dare spettacolo sul suo terreno preferito: le salite.
Joaquim, è scontato farlo, ma diamo uno sguardo indietro, al trittico Amstel-Freccia-Liegi, dove per quanto ti riguarda è successo qualcosa di quasi incredibile...
«Eh già, tre ottavi posti in fila. La verità è che se mi ci fossi impegnato non ci sarei riuscito di sicuro. A parte tutto, questo significa che sono riuscito ad offrire una buona prestazione in tutte e tre le gare: sono corse che si addicono molto alle mie qualità e con la mia regolarità credo di aver dimostrato di essere in grado di puntare anche alla vittoria, in futuro».
Le sensazioni migliori dove le hai avute?
«Direi ad Amstel e Liegi. Sono le due corse più lunghe, in cui riesco a venir fuori alla distanza e fare la differenza quando la fatica si fa più sentire»
Per quanto le pendenze di Huy sembrano molto adatte alle tue caratteristiche, come hai dimostrato a Montelupone
«Sì, indubbiamente. Il fatto è che quest’anno alla Freccia abbiamo trovato un tempo da lupi, non proprio le mie condizioni meteo preferite...».
Il tuo programma di allenamenti, dopo la Liegi e in avvicinamento al Giro?
«Una buona dose di uscite per lavorare sulla distanza, sul fondo, ma anche un po’ di riposo; la settimana delle Ardenne è stata durissima, tanto che non era il caso di spremersi troppo o ammazzarsi di salite dopo. Anche perché il Giro dura tre settimane e voglio assolutamente arrivare a Milano».
Con l’obiettivo di vincere una tappa. In quest’edizione non mancano le tappe mosse fin dalla prima settimana, in cui dovresti poter sfruttare la buona forma
«Ovviamente l’obiettivo centrale è questo, ma, uscendo bene dalla prima settimana perché non puntare a un buon piazzamento in classifica?».
Un ragazzo che qualche anno fa diede spettacolo al Giro è il tuo compagno di squadra Rujano. Attorno a lui c’è ancora molta attesa, anche se le sue ultime apparizioni non sono state delle migliori, tu come l’hai visto negli ultimi tempi?
«È molto tranquillo, motivato a far bene. Da inizio anno ci parla del Giro ed è sicuro di poter tornare ad essere protagonista quest’anno».
Alcuni hanno obiettato che la selezione della Caisse d’Epargne per la corsa rosa non sia di grandissimo spessore tecnico, o quanto meno inferiore alle possibilità. Che risponderesti?
«Che mi sorprende che ci sia chi la pensa così. Abbiamo delle carte per la generale come Karpets, Rujano stesso, Arroyo, che l’anno scorso si classificò decimo, Lastras e Horrach che già in passato hanno vinto al Giro... insomma vedrete che sapremo essere protagonisti» La tua opinione sull’invito dato in extremis al team Astana, notizia di pochissimi giorni fa. Sicuramente anomalo che sia arrivato così tardivamente, no?
«Sì, la tempistica è stata veramente strana, ma credo che loro sapessero da un po’ di poter correre al Giro. Ciò che è certo è che sarebbe stato un assurdo rifiutare una squadra dal potenziale tecnico così alto, con Kloeden, Contador, Leipheimer e altri atleti di altissimo livello... In sostanza, credo che con questa decisione si sia andati nella giusta direzione».
Tra Tirreno-Adriatico e Ardenne hai potuto osservare alcuni dei principali contendenti alla classifica generale. I tuoi tre uomini per il podio, a prescindere dall’ordine?
«Penso che Di Luca sarà l’uomo da battere, anche perché, pur per motivi non piacevoli, ha potuto prendersela un po’ più comoda, in questa prima parte di stagione e programmare la sua preparazione al meglio. Al secondo posto metterei Simoni, anche lui credo possa fare molto bene. Terzo Rujano o, perché no?, Piepoli. È un Giro pieno di salite impegnative, che saranno senz’altro decisive, quindi mi aspetto un podio di veri scalatori».
Tu certo non temi la durezza del percorso, visto che le salite sono il tuo forte...
«Sì, devo ammettere che vengo in Italia con molto entusiasmo, ci sono molte tappe che arrivano con la strada all’insù, com’è tipico del Giro. E poi, come già dicevo, se all’imbocco dell’ultima settimana le forze lo consentiranno e la situazione di classifica sarà favorevole, perché non cercare di stare più avanti possibile? Pochi giorni fa ho fatto un’intervista per un giornale spagnolo e mi facevano notare che, oltre ai tre ottavi posti alle Ardenne, ho due 80esimi al Giro (nel 2001 e nel 2005 ndr): beh, non è proprio mia intenzione cercare il tris anche in questo caso!».
Sappiamo che tieni un blog, che aggiorni regolarmente con racconti e considerazioni sulle gare cui partecipi ed anche sugli allenamenti.. Che rapporto hai con Internet?
«Direi ottimo, mi piace molto usarlo. Il blog ci tengo ad aggiornarlo personalmente, sebbene poi la gestione tecnica sia di un mio amico: credo sia un modo di ripagare i tifosi e gli appassionati della passione che mettono nel seguirci sempre. È poca cosa, ma vedo che viene apprezzata e mi fa molto piacere».
A proposito di allenamenti, ricordi un episodio particolarmente divertente che ti sia capitato?
«Beh, proprio negli scorsi giorni, mi trovavo un po’ a corto di compagni, visto che non c’era nessuno dei pro’ con cui sono solito uscire in allenamento: Alberto Losada è caduto alla Freccia e ancora non sta per niente bene, Jufre Pou era al Romandia e mio fratello, che corre per il Contentpolis, alla Vuelta a Asturias. Insomma, mi sono messo d’accordo con alcuni miei amici cicloamatori, in modo di incontrarci per strada: io avrei fatto un paio di salite in più di loro e li avrei poi raggiunti. Siccome non li trovavo, li ho chiamati al telefono e loro mi assicuravano “Sì, siamo un paio di chilometri più avanti”; a quel punto ce la mettevo tutta per raggiungerli, ma niente, li richiamavo e... stessa musica. Per farla breve, quei cabrones erano in paese a prendere il caffè e a morire dalle risate! (ride) Di sicuro è stato un bell’allenamento!».
Stefano Rizzato