Valverde rush e raddoppia - Tappa e maglia; Riccò è in bianco
Concentriamoci sugli ultimi due chilometri. Ce ne sono stati 195 abbondanti fin lì, comprendenti una fuga a 8 (Voeckler, Schröder, Pérez Moreno, Arrieta, De La Fuente, Lequatre, Jégou e Augé, italiani manco a parlarne), quattro piccoli Gran Premi della Montagna, la strenua resistenza di due dei fuggitivi (De La Fuente e Jégou, ultimi a cedere e ripresi a 7 km dall'arrivo), e una serie indefinita di cadute: Duclos-Lassalle se n'è già tornato a casa con un polso in rovina, ma non si può non rilevare la sfortunaccia nera di Mauricio Soler, caduto a 9 dalla fine e con 3' di ritardo sul groppone al traguardo. Il colombiano aveva compiuto un'impresa simile al Giro (caduto alla seconda tappa, ha visto così compromessa la corsa rosa), ed ora probabilmente dice addio ai sogni di maglia gialla.
Ma dovevamo concentrarci sugli ultimi due chilometri. Ovvero quelli su cui si distende la salitella che porta a Plumelec, e quindi a questo primo traguardo del Tour 2008. La Columbia (nuovo nome del team noto finora come High Road) è in testa a tirare per favorire l'eventuale scatto del capitano Kim Kirchen. I migliori sono tutti davanti, nelle prime 10-20 posizioni. E parliamo dei migliori per la classifica: show sin dal primo giorno di Grande Boucle, insomma.
Ai 1200 ci prova Feillu, giovane francesino, a sorprendere tutti, ma siccome la platea degli astanti non è formata da pivellini, per il ragazzo le speranze durano 200 metri, dopodiché Schumacher lo supera agevolmente, e a nulla vale, da dietro, il tentativo di Cancellara di chiudere sul tedesco. Ma non è ancora questo lo scatto buono: perché Kirchen, in ossequio a quanto atteso da lui, parte deciso ai 500 metri, si libera rapidamente di Ballan che, da dietro, gli fa ombra e per qualche metro spera di resistere; si libera di Schumacher, esaurito nel suo tentativo; e fa il vuoto.
O meglio, ci crede intensamente. Ma tra il sogno a la sua realizzazione, c'è un piccolo particolare: che bisogna fare i conti con i sogni altrui. E quello di Alejandro Valverde, oggi, aveva evidentemente più carte a supportarlo rispetto a quello di Kim il lussemburghese.
Ai 400 metri Kirchen sembrava non poter fisicamente perdere la tappa; ai 300 l'incubo si era già materializzato alle sue spalle; ai 200 la scheggia nero-gialla gli sibilava accanto per andare a fiondarsi sul traguardo sempre più vicino: una progressione impressionante, che ha permesso al murciano di togliersi praticamente tutti di ruota.
E a nulla son serviti i ritorni di Gilbert (che sarà secondo), Pineau (terzo) e Riccò (quinto dietro a Kirchen, ma miglior giovane e quindi maglia bianca - come già al Giro - sin da subito). Valverde è in giallo, domani si difenderà nella Auray-Saint Brieuc, 164 km con salitella vicina al traguardo (qui nel 2004 vinse Pozzato), ma l'assenza degli abbuoni potrebbe permettergli di restare primo in classifica almeno fino alla cronometro di martedì: e come inizio di Tour, per lui, non parrebbe affatto male.