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Se sorpresa dev'essere... - ...perché non Possoni? L'intervista | Cicloweb

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Se sorpresa dev'essere... - ...perché non Possoni? L'intervista

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Morris Possoni ha solo 23 anni ma è già alla terza stagione da professionista. Dopo due anni alla Lampre, nel 2008 è passato alla tedesca High Road, squadra che sta puntando su tanti giovani talenti. Il bergamasco di Barzana è tra questi: ha iniziato a praticare questo sport all'età di dieci anni, migliorando gradualmente, anno dopo anno, i suoi risultati e distinguendosi, da subito, principalmente in salita. Nel 2003 è passato dilettante lasciandosi alle spalle due ottime annate da juniores condite da 11 vittorie importanti e una convocazione in nazionale. Tra gli under 23 ha militato alla corte di Bruno Leali, regalando all'Unidelta il Giro della Valle d'Aosta del 2005. Inevitabile l'approdo al professionismo al termine di quella brillante stagione.
L'anno scorso si è comportato molto bene alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali e in questo inizio 2008 Possoni ha sfiorato la vittoria al Giro dei Paesi Baschi, giungendo secondo nella quarta tappa, superato nel finale dal compagno di squadra Kirchen. Anche al Giro di Romandia si è messo in evidenza, mantenendosi nelle parti alte della classifica generale. Il giovane dovrebbe avere ampi margini di miglioramento e noi lo attendiamo al Giro d'Italia per capire se quest'anno, e anche e soprattutto nei prossimi, saprà dire la sua sulle montagne.
Allora Morris, sei pronto per partire?
«Prontissimo. Parto alle 18 (di mercoledì, ndr) dall'aeroporto di Orio al Serio con i miei compagni di squadra Pinotti e Siutsou».
Come ti senti? Sei emozionato per il tuo primo Giro d'Italia?
«Sinceramente sono tranquillissimo, non mi sento emozionato per il momento, anche se magari appena arrivo in Sicilia cambia tutto... Non pensavo di arrivare alla vigilia di quest'appuntamento così sereno, senza un minimo di agitazione».
Le tue sensazioni fisiche?
«Io sto bene, ho appena disputato il Romandia con buoni risultati, ma al Giro ci saranno tanti atleti di spessore. Vedrò dove riesco ad arrivare, anche perché a parte la Vuelta dell'anno scorso non ho mai partecipato a corse a tappe di tre settimane».
Ti piace il percorso di questo Giro?
«Sì, il tracciato mi piace parecchio, è molto variegato, adatto non solo agli scalatori, ma l'ultima settimana sarà bella tosta e conterà soprattutto avere ancora la gamba e le energie. Le cronometro saranno il mio handicap: è in questa specialità che avrò ancora tanto da lavorare per migliorarmi, nei prossimi anni».
Quali sono le tappe che più ti si addicono?
«Le tappe dolomitiche: praticamente tutte quelle da Verona in su sono il mio terreno. Se ne avrò, proverò a fare qualcosa di buono».
E le tappe bergamasche ti stanno particolarmente a cuore?
«Certo, a Bergamo nelle tappe Legnano-Monte Pora e Rovetta-Tirano spero di essere davanti, soprattutto per i tifosi bergamaschi e il mio fans club che sarà presente per sostenermi».
Come ti trovi all'High Road?
«Bene, molto bene. Siamo tanti giovani e abbiamo voglia di correre».
In che lingua parlate?
«Di solito si usa l'inglese, ma essendoci Pinotti e il direttore sportivo Piva si parla spesso anche l'italiano, lingua che conoscono un po' anche i miei compagni stranieri».
Quali saranno i ruoli dei corridori dell'High Road al Giro?
«Sicuramente Pinotti, uscito così bene dal Giro di Romandia, è quello su cui si punterà di più, forse anche per la classifica. Ma definiremo bene il tutto soltanto strada facendo».
Chi sarà il tuo compagno di stanza?
«Pinotti, naturalmente».
Quanto è cambiata la tua preparazione dovendo affrontare il Giro d'Italia?
«Ho lavorato tanto sin da gennaio e ho corso molto, calcola che ho partecipato a una trentina di gare. A casa sono stato pochissimo in questo inizio di stagione! Correndo così tanto sono entrato in condizione, la gamba è buona, credo di essermi preparato bene».
È scontato chiederti se preferisci le corse a tappe o quelle di un giorno?
«Anche le corse di un giorno sono belle, passano subito! Scherzo. Sono due modi diversi di correre. Le classiche di un giorno mi piacciono molto. In un giorno dai tutto e puoi fare anche attacchi azzardati dando tutto quello che hai, mentre nelle corse a tappe cerchi di spendere meno energie conservandole per i giorni seguenti. Per ora mi sento sicuramente più adatto alle gare a tappe. Io non riesco a dare tutto in un giorno, sono sempre costante, non ho cali esagerati e nemmeno giornate super, questo fa di me un corridore da corse a tappe».
La specialità in cui vuoi migliorarti di più, come già ci hai accennato, è la cronometro?
«A dire il vero voglio migliorarmi ancora molto anche in salita, proprio per sopperire al tempo che perdo a crono».
È possibile fare un paragone fra il Giro della Valle d'Aosta, che conosci molto bene, e il Giro d'Italia?
«Sicuramente il Giro della Valle d'Aosta è paragonabile al Giro nei tapponi di montagna, quelli sì che si assomigliano, ma ovviamente il Giro d'Italia è molto più lungo».
Come stai ingannando il tempo in queste ore che precedono la partenza per la Sicilia?
«Questa mattina ho fatto un allenamento, poi ho riposato un po' e ora sto guardando la tv. Tra un paio d'ore saluto i miei, prendo la valigia e parto!».
Chi indosserà la maglia rosa a Milano?
«Danilo Di Luca».


Enula Bassanelli

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