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Più che Riccò, Ricchissimo - E ad Agrigento maglia a Pellizotti

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Questo non è un Giro, è un Harrier. Sapete quegli aerei a decollo verticale? Proprio così, il Giro 2008 è decollato verticalmente, si è subito impennato, non è necessario aspettare le grandi salite, perché qui i big avranno tante tappe all'apparenza interlocutorie, ma col terreno giusto per sfidarsi e lasciare il segno.
Tante tappe come quella di oggi, ad Agrigento, vinta da un incontenibile Riccardo Riccò, che ha trovato nella rampa della città siciliana il trampolino ideale per centrare il suo secondo successo nella corsa rosa dopo le Tre Cime di Lavaredo di un anno fa.
Ma il modenese ha trovato anche degli ossi durissimi da piegare: primo fra tutti Danilo Di Luca, che si è accontentato del secondo posto ma che gioisce per una condizione che è quella sperata: difendere la Rosa del 2007 non è un'impresa impossibile, malgrado il percorso a ostacoli che il Killer ha dovuto sopportare nella fase di avvicinamento alla corsa rosa.
La seconda tappa, dopo la fuga di Loosli e Roy, si è accesa com'era prevedibile nel circuito finale: 13 km con i 3000 metri di salita che porta ad Agrigento, da ripetere due volte. E già al primo passaggio i colpi della LPR di Di Luca (Chiarini a tirare) hanno fatto male a tanti, se è vero che praticamente tutti i velocisti (più altri uomini attesi, come ad esempio Nocentini) si sono staccati.
Ma la corsa è letteralmente esplosa nella seconda scalata: e i primi a farne le conseguenze sono stati Bettini e Visconti, che pure alla vigilia erano tra i più pronosticati, ma che si sono staccati patendo l'andatura sempre più forsennata della LPR (con Bailetti a fare da pacer).
Tutti davanti, quindi, i favoriti per il successo al Giro, a guardarsi e studiarsi in attesa del colpo risolutore di qualcuno. A Riccò scappava la gamba, e allora ha messo davanti Piepoli, che a 1 km dal traguardo stava per aprire la strada al giovane compagno, sul lato sinistro della strada. Ma in quel preciso momento, sotto il triangolo rosso, dall'altra parte della strada è stato Joaquím Rodríguez a proporre uno scatto simile a quello della tappa di Montelupone, da lui vinta alla Tirreno-Adriatico.
Il campione nazionale spagnolo, pluripiazzato sulle Ardenne, ha conquistato un bel margine, e avrebbe ottenuto quest'altra prestigiosa vittoria se alle sue spalle non si fosse scatenato Paolo Savoldelli, gregario di superlusso di Di Luca, che si è messo a tirare come un forsennato per chiudere sull'attaccante. Il forcing del Falco ha fatto danni, e solo Riccò, Di Luca, Pellizotti e Rebellin hanno tenuto il suo passo fino alla fine: tutti gli altri a fare i conti con buchi e buchetti che hanno parcellizzato la classifica generale.
Sul rettilineo finale, a 200 metri dal traguardo, il gruppetto di Di Luca ha ripreso Rodríguez, che la vittoria la sentiva già sulle papille gustative. E chi s'è giovato più di tutti del ricongiungimento? Ovviamente Riccò, che ai 120 metri ha lanciato la sua volata, prendendo 3 metri allo stesso Danilo e vincendo a braccia alzate, davanti all'abruzzese, a Rebellin e al Delfino di Bibione.
Dicevamo della generale: in effetti la tappa di Agrigento ha cambiato immediatamente volto alla classifica uscita dalla cronosquadre di ieri. La nuova maglia rosa è Franco Pellizotti, con Vincenzo Nibali una delle due punte Liquigas a questo Giro. Il veneto ha sopravanzato Vandevelde di un solo secondo, ma tanto gli basta per mettere direttamente in attivo il bilancio di questo suo Giro: quanto terrà, Pellizotti? Di sicuro ha la possibilità di restare in maglia rosa fino alla crono di Urbino, a patto di tenere gli occhi bene aperti sugli strappetti di Contursi e Tivoli e sulla salita che coronerà la tappa di Pescocostanzo.
Ma se il Giro potrebbe aver trovato un uomo-copertina per la prima fase, non bisogna dimenticare che la classifica stessa è molto corta, e quindi non sono da escludersi avvicendamenti: soprattutto con Di Luca in queste condizioni a soli 7" dalla vetta.
Ma diamo un'occhiata al borsino dei (tanti) altri favoriti dopo la prima tappa in linea. Di certo se Pellizotti si appassiona alla vicenda, tra lui e Nibali (sesto in classifica a 8" dal compagno) ci potrà essere un interessante gioco di squadra nei prossimi giorni.
Oltre a quella di Di Luca, notevole è stata la prestazione di Savoldelli, decimo nella generale. Della temuta truppa Astana, il migliore è stato Klöden, che ha chiuso la tappa insieme a Nibali e Piepoli, subito dopo i primi, a 8". Ma Contador è lì, essendo giunto a 10" in gruppetto con - tra gli altri - Menchov, Bruseghin, Vandevelde e Possoni (quest'ultimo è quinto in classifica). Più indietro Simoni, Leipheimer, Gasparotto, Sella e Rujano (a 20"), mentre il colombiano Soler, miglior scalatore del Tour 2007, ha pagato 54" ai migliori, scontando però un guaio al polso causato da una caduta.
E a proposito di cadute, c'è da segnalare purtroppo il ritiro di Dave Zabriskie, il baffuto corridore della Slipstream, che ha riportato la frattura composta della prima vertebra lombare. In bocca al lupo a lui, un personaggio che mancherà a questo Giro.
Dopo una cronosquadre e una frazione che sorrideva agli uomini da classiche, domani toccherà ai velocisti stare sotto i riflettori. La Catania-Milazzo, 221 km, dovrebbe vedere la prima volata: spazio quindi a Bennati, McEwen, Zabel, Loddo, Förster e, perché no, Gasparotto: gli sprinter sanno bene che devono capitalizzare ogni occasione, visto che quest'anno le frazioni a loro riservate sono pochine (Peschici, San Vincenzo, Carpi, Cittadella e Locarno), quindi nessuno spazio per fughe e attacchi in quest'ultima tappa siciliana.


Marco Grassi

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