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In Riccò We Trust... - Intervista post-moderna a Ricky

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Facciamo un'amara ma doverosa ammissione. Se Riccardo Riccò non vincerà il Tour, lo confessiamo ai suoi tanti tifosi, la colpa sarà nostra. Di noi, che l'abbiamo tampinato per giorni finché, preso per sfinimento, il secondo classificato del Giro d'Italia 2008 ha sacrificato ben 10 minuti di allenamento, a meno di 24 ore dall'inizio della Grande Boucle, per dedicarsi a questa che ricorderà come l'intervista più inutile della sua ancor giovane carriera. E quei 10 minuti mancati peseranno sull'economia della corsa? Non peseranno? Chi potrà mai dirlo...
È più facile parlare con Monica Bellucci che con te, renditene conto.
«Beh, ne prendo atto con piacere».
Tu sei un ragazzo un po' infame: il povero Cunego pensava di saltare il Giro e venire a prendersi tutte le prime pagine italiane al Tour, poi spunti tu.
«Ma io sono molto rilassato, vengo al Tour per fare esperienza, non voglio dare fastidio a nessuno...».
Gli hai fatto venire i capelli gialli!
«Ma è perché lui ha in programma di prendere la maglia, ha già calcolato tutto. Io ho la divisa della squadra che è gialla, non ho bisogno di calcare la mano».
Un nostro lettore, tal Alberto da Madrid, ci scrive che ti sei autodirottato dalla Vuelta al Tour perché in Spagna avresti dovuto scontrarti con Contador, e temevi la cosa.
«È vero, Contador mi fa proprio paura, infatti in salita mi staccava sempre. Ho scelto il Tour apposta per evitarlo...».
Prova a spiegare, senza usare la parola "Piepoli", perché non hai vinto il Giro.
«Per la cronosquadre e per la mia caduta nella crono».
Proprio non riesci a riconoscere che Contador è stato più bravo.
«Assolutamente no, e chi se ne intende l'ha visto e l'ha capito».
Ora il Tour... hai già qualche obiettivo nel mirino?
«Vedremo strada facendo, mi regolerò a seconda della mia condizione».
Veramente parlavo di obiettivi umani: dopo "Contador bagnino" hai qualche serial da lanciare? Magari sui fratelli Schleck...
«Vedremo strada facendo, mi regolerò dopo averne parlato con Piepoli».
Dopo le tue imprese a Tirreno e Giro, e se hai studiato il percorso del Tour, ci si chiede: in quale tappa conti di saggiare le qualità organolettiche dell'asfalto francese?
«MI SON GIÀ TOCCATO I MARONI!!!».
(Risata a voce alta).
«SE CADO TI VENGO A CERCARE!!!».
...Perché se Andy Schleck fa secondo al Giro è un campionissimo del futuro, se lo fai tu sei uno spaccone che non ha mantenuto le promesse?
«Eeh, forse dovrei fare meno promesse...».
Ne ho un'altra: butta via la bici Millar, "è disperato"; la butti tu, "è un cafone".
«Anche questo non l'ho capito. Lui tutti a giustificarlo, "poverino, poverino", a me mi hanno trattato malissimo, "spaccone, sbruffone..."».
Ecco: spaccone, sbruffone, arrogante, testa calda, maleducato: a quale di questi titoli nobiliari che ti sono stati conferiti ti senti più vicino?.
«Sicuramente testardo, sì». (E chi ha il coraggio di fargli notare che "testardo" non era nell'elenco che gli abbiamo proposto?...)
In ogni caso devi un po' migliorare con la diplomazia. A bocce ferme, proviamo a reinterpretare con più saggezza alcune tue celebri uscite.
"Klöden era fermo" (Tirreno 2007).
«"Klöden non era fermo, era Riccò che andava forte"».
Va già meglio, andiamo avanti: "Vincevo con una gamba sola" (Tirreno 2008).
«"Vincevo con mezza gamba"».
Guarda che così peggiori le cose!
«Ah già... allora... "Vincevo al 99%"».
"Sono il più forte in salita" (Giro 2008).
«"In salita ho dimostrato di essere il più forte"».
Ma è la stessa frase! E non è per niente diplomatica.
«Ma è la verità!!!».
Diamo uno sguardo al passato: più che per l'impresa alle Tre Cime di Lavaredo, il tuo 2007 resterà negli annali per come eri vestito agli Arcimboldi. Hai in programma qualcosa del genere al Tour?
«Purtroppo no, devo vestirmi con la divisa della squadra, sennò mi multano. Ma prometto ai tifosi di inventarmi qualcosa più avanti».
Magari di nuovo alla presentazione del Giro... In chiusura, ci fai tre nomi per la maglia nera?
«La maglia nera del Tour?».
Certo.
«Ok, allora vediamo... dico Evans... Valverde... e Schleck!».
Quale dei due?
«Andy».
Come mai lui e non Frank?
«Era il primo in ordine alfabetico».

Marco Grassi

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