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Il Giro buono di Contador - Rosa finale per lui. Crono a Pinotti

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Alberto Contador ha vinto il Giro d'Italia. Così, lapidari. Non che ci fossero troppe speranze che le cose andassero diversamente (oddio, qualche piccola speranziella la si covava, per Riccò o Bruseghin, ma più che un sano realismo, era il cuore italico a pompare queste aspettative). E infatti lo spagnolo è stato fedele al suo andamento in questa corsa rosa: regolare, con prestazioni ottime ma mai esaltanti, interprete perfetto per un Giro la cui durezza (a cui si aggiungono le sfacchinate dopotappa tra un trasferimento e l'altro) ha contribuito a livellare i valori in campo (che già in partenza erano abbastanza omogenei).
Nessuno ha fatto la differenza, e allora la differenza la fa Contador, quello che in queste tre settimane - tra i vari pretendenti - è andato meno peggio sia a cronometro che in montagna. Un corridore però di tutto rispetto, che a 25 anni ha già vinto due grandi giri (primo al Tour 2007), undicesimo di tutti i tempi in una classifica che vede primeggiare Bartali (22 anni, 10 mesi e 12 giorni per il suo secondo Giro, nel 1937), e in cui l'ultimo a entrare prima di Alberto era stato Ciccio Ullrich con la sua Vuelta del 1999.
Contador vince il suo primo Giro d'Italia (e speriamo che torni a difendere il titolo l'anno prossimo) senza portare a casa nemmeno una tappa. Solo undicesimo anche nella crono conclusiva, una crono vinta da Marco Pinotti con 7" sul tedesco Tony Martin, 10" sul russo Ignatiev e 13" sul britannico Wiggins. Tutti comprimari che hanno beneficiato del fatto di avere il vento a favore quando hanno gareggiato, ben prima di Contador e di tutti gli altri uomini di classifica, che hanno trovato invece vento contrario, e per questo non sono riusciti a inserirsi nelle zone nobili dell'ordine d'arrivo.
Solo undicesimo, Contador (a 39" da Pinotti, che onora al meglio il titolo di campione italiano a cronometro e che chiude alla grande un Giro più che discreto soprattutto nella prima parte), ma tanto gli basta per distanziare definitivamente Riccardo Riccò, che ha pagato quasi 2' al madrileno e termina quindi a 1'57" in una classifica in cui fino a stamattina era staccato di appena 4" dalla maglia rosa. Un secondo posto, per Riccò, che è comunque un traguardo ragguardevole, centrato a soli 24 anni in un Giro di cui è stato comunque grande protagonista, con due vittorie di tappa e rimanendo fino alla fine in corsa per la vittoria, malgrado una squadra non all'altezza (dopo il ritiro di Piepoli) e malgrado dei rapporti a dir poco burrascosi con mezzo plotone.
Appassionante la lotta per il terzo gradino del podio: Bruseghin partiva coi favori del pronostico, ma l'ottima prestazione di Pellizotti (che aveva solo 5" di ritardo da Marzio) ha rimesso tutto in gioco: alla fine il friulano è riuscito a far meglio di Bruse, ma solo di 3". E quindi il podio gli sfugge per appena 2". In compenso a Franco resta la consapevolezza di poterselo giocare davvero, un grande giro. Ci riproverà.
Così come ci riproverà Emanuele Sella, vero uomo-copertina del Giro 2008. Caduto, ricaduto, alle prese con forature e altre mille sfortune, ha saputo reagire da campione, vincendo 3 tappe alpine e dimostrando di poter anche lui ambire a conquistare un Giro: e noi lo aspettiamo fiduciosi.

Marco Grassi

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