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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Luigi Sestili | Cicloweb

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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Luigi Sestili

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Duro il passaggio dalla vittoria al Giro delle Regioni (anno 2005) con la Nazionale italiana allo status di quasi disoccupato (autunno 2007) per via del "pasticcio" che ha coinvolto l'allora Aurum Hotels di Vincenzino Santoni. Il laziale Sestili riparte da un team corregionale, la Ceramica Flaminia-Bossini Docce, con il quale vuole recuperare il tempo perduto.
Dobbiamo esordire con delle scuse.
«E perché mai?».
Per aver ciccato l'appuntamento con un titolo fenomenale: aprire il 29 febbraio con "È l'anno di-Sestili" sarebbe stato magnifico.
«(ride) Mi impegnerò affinché possiate avere di nuovo la possibilità fra quattro anni».
Togliamoci subito il dente. Come hai vissuto la scorsa stagione?
«Con tanta delusione, figlia di un sogno che sembrava vicino al termine. Da bambino vuoi diventare professionista, poi ti accorgi che il difficile inizia proprio quando credi di essere arrivato. Vi dico solo che l'estate 2007 l'ho passata in vacanza; una cosa non troppo usuale per un ciclista».
Immaginiamo che in situazioni simili non sia semplice neanche allenarsi a fondo.
«Si fa fatica a fare anche solo due ore di bici, se non sai a cosa sono finalizzate. D'altro canto, alcune volte mi ritrovavo a fare anche 260 km di allenamento, tutto solo, quasi senza rendermene conto; in qualche modo dovevo pur sfogare la rabbia che avevo dentro».
Altri particolari deludenti dell'annata passata?
«Ho notato la falsità di tante persone, che ti sono vicine quando le cose vanno bene e si allontanano quando il vento cambia. Ho imparato che quando si hanno dei problemi, si è soli. Il resto sono solo belle parole, spesso niente di più».
Come si fa ad andare avanti?
«Avere Pino Petito come direttore sportivo e "vicino di casa" è stato importante, non lo nego. Ma ad un certo punto neanche lui sapeva più cosa sarebbe accaduto. Diciamo che ci siamo fatti forza a vicenda...».
I rapporti con Vincenzino Santoni?
«Non lo sento da tantissimo. L'ultimo periodo che è stato vicino alla squadra è stato durante lo scorso Memorial Marco Pantani, quindi a giugno 2007».
Non certo l'ambientamento tra i pro' che un giovane sogna.
«Certo che no, anche se devo dire che tecnicamente le cose andavano più che bene, come dimostrano certe prestazioni della squadra ed alcuni singoli, come ad esempio Pierfelici. Anche il sottoscritto, pur senza stipendio, dava il 100%; non mi risparmiavo mica. Però, ecco, quando l'ultima corsa la si disputa l'8 luglio, ed è il Giro del Medio Brenta...».
Santoni era l'unico che a fine 2005 presentò un'offerta per farti passare pro'?
«Non ho aspettato altre offerte, e col senno di poi dico che ho fatto un errore, ma allora non potevo immaginare. Era maggio, Santoni mi aveva offerto un contratto triennale; era un'occasione d'oro, secondo me, e non me la sono far voluta scappare».
E i contatti con la Ceramica Flaminia come si sono evoluti?
«È iniziato tutto a fine settembre. Avevo cercato dei contatti per tutta l'estate. Credo in me e so quello che posso dare».
Sei uno dei pochi professionisti laziali. È più difficile essere un corridore nei luoghi con "minore" cultura ciclistica?
«Mi rendo conto che più vado avanti e più è difficile restare nella mia Tolfa, nel Lazio. Da Juniores ed Under 23 sono stato a Bergamo nel ritiro della mia squadra e vedevo come i pro' riuscivano anche ad aggregarsi per allenarsi insieme. Anche le aziende e le varie industrie del ciclismo, magari per un materiale o un componente tecnico, ci fanno caso al luogo di provenienza: da queste parti siamo un po' tagliati fuori».
Hai mai pensato di dover smettere?
«Un po' ci ho pensato, anche se non ci ho mai voluto pensare seriamente. In un modo o nell'altro, però, mi sono dato da fare: l'incontro con Luigi Simonetti è stato in tal senso molto stimolante per me. È un manager che si occupa anche di mental training, ed insieme abbiamo deciso di lanciare il mio nuovo sito, il miglior trampolino per far crescere la mia immagine. Luigi è stato il "faro" nel periodo nero».
Possibile? Un ciclista che cura l'immagine attraverso internet. Abbiamo capito bene?
«So che non è abituale, ma è un investimento su me stesso. Mi piacciono le scommesse e mi piace provare a lanciare questo nuovo marchio, "Impossible is nothing", che è un po' quello che ho imparato in questa mia vita».
Come gestisci le due attività?
«Ovviamente il mio lavoro è quello del corridore professionista. L'altro aspetto lo cura Simonetti, tenendomi comunque sempre in costante aggiornamento. Al ritorno dagli allenamenti, nei pomeriggi liberi, mi piace rispondere alle domande che i tifosi mi fanno attraverso il sito».


Mario Casaldi

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