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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Filippo Savini

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Il sogno di tutti i corridori è arrivare, un giorno, a braccia alzate in vetta ad una salita: Filippo Savini, al secondo anno di professionismo con il team CSF Group-Navigare, in questo 2008 lo ha già fatto in Malesia e - seppure arrivo in salita non era, ma quasi - in Turchia.
Emozioni?
«Fortissime, la vittoria è sempre bella, in solitaria lo è ancor di più. Due successi importanti, ma di certo non mi monto la testa: al Giro sarà tutto molto più difficile».
Sembra che tu ci abbia preso gusto.
«Lo farei volentieri, ma come ho già detto non voglio montarmi la testa. Parlare poco e lavorare - nel mio caso, pedalare - tanto, che poi è il modo migliore per dare ed ottenere rispetto, nel ciclismo e nella vita».
La tua filosofia è chiara e giusta: qualcosa in più su di te?
«Sono nato il 2 maggio 1985 a Faenza e risiedo a Solarolo, nel ravennate. Alto 178 cm per 69 kg. Ciclisticamente sono cresciuto nella Zannoni di Faenza, dove ho corso da esordiente, allievo e junior. Poi sono passato alla Reda, all'Eternedile ed una volta terminati gli studi sono approdato alla Filmop».
E sei passato professionista.
«Fra Rossato e Reverberi c'è sempre stato un rapporto di fiducia, infatti non solo io provengo dalla Filmop: ci sono anche Tomei, Finetto...».
Dei Reverberi parlano tutti bene, ti unisci al coro?
«Potrei fare diversamente? Se l'immagine della famiglia è questa, un motivo ci sarà... il clima in squadra è ottimo ed è l'ambiente ideale per i giovani. Penso comunque di non dire nulla di nuovo».
L'impatto con il mondo professionistico come è stato?
«Duro, soprattutto ad inizio stagione 207. Devo dire che per me è stato difficile psicologicamente: volevo fare di tutto per guadagnarmi la fiducia dei compagni e spesso ho temuto di non essere all'altezza, poi però verso fine stagione sono riuscito a migliorare, dimostrando a tutti di poter essere utile alla squadra».
Hai un compagno di camera fisso per le trasferte?
«No, è sempre una sorpresa e non è un problema, anzi, mi trovo bene con tutti. Ci intendiamo alla perfezione, siamo molto affiatati e penso che dall'esterno si veda».
Una curiosità: cosa fanno i corridori quando non sono in bicicletta?
«Ci sono le lunghe trasferte e gli alberghi, sempre diversi, anche se alla fine ovunque ci si trovi si cerca di riposare. Ci aiutano i libri, la musica e la televisione...».
Il dvd che porti sempre?
«Pieraccioni su tutti, ma apprezzo molto tutte le commedie italiane».
Chi è Filippo Savini quando non veste la divisa?
«Un ragazzo normale, che cerca di rilassarsi e pensare il meno possibile al lavoro, non per rigetto o rifiuto, ma perché alla fine si rischia di stressarsi, il che non fa di certo bene. Di norma esco con gli amici, si fanno due parole, si beve qualcosa».
Fidanzato?
«Da un annetto».
Quanto conta la serenità in questo lavoro?
«Tantissimo: i risultati di quest'anno sono il frutto della sicurezza che mi ha dato il finale di stagione 2007, dove ho acquisito e ricevuto quella fiducia che mi ha permesso di fare un ottimo inverno. I risultati si sono visti».
Hai qualcuno che cura la tua preparazione?
«Un professionista deve conoscersi e sapersi gestire, poi se arrivano consigli tanto meglio. Io seguo quelli di Fabiano Fontanelli (ex corridore, gregario di Pantani, nonché ds CSF Group-Navigare) e non ho mai dimenticato di guardare i "vecchi": ho imparato molto da Gasperoni quando ci allenavamo insieme».
La corsa dei tuoi sogni?
«La corsa dei miei sogni sto per correrla, è il Giro d'Italia! Come potete immaginare, sono più che entusiasta di parteciparvi per la prima volta».
Avevi accennato in apertura alla Corsa Rosa: quale sarà il tuo ruolo?
«Mi inserirò nelle fughe, anche se devo ancora studiare il percorso ed ovviamente seguire le direttive del mio team. Squadre come la mia e la Tinkoff, assieme ad altre, avranno sicuro interesse a portare scompiglio».
Tappe che ti stuzzichino particolarmente?
«Indipendentemente dall'essere in fuga o meno, non vedo l'ora di essere sulle Dolomiti: la fatica sarà tanta quanta l'emozione».
Un consiglio ai telespettatori?
«Non perdetevi una tappa: ogni giorno potrebbe essere quello buono per vedermi davanti».
Dopo il Giro?
«Stacco la spina, poi vedremo. Maggio sarà un mese molto lungo...»


Davide Podestà

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