Delfinato, ecco Valverde - Si accende il dualismo con Cunego
Ci sono corridori che la vittoria ce l’hanno cucita addosso: si può provare a batterli, ma in certe situazioni il secondo posto è quanto di meglio si possa portare a casa. Valverde è uno di quei corridori ed oggi, tanto per ricordarci che il Tour si avvicina e lui si avvicina al Tour, ci ha deliziati con una di quelle che si chiamano “dimostrazioni di forza”, imponendosi alla grande sul traguardo di Privas.
Dopo il prologo di ieri, che ha messo in luce un rinato Leipheimer (ma del Giro non gliene fregava nulla?), la giornata di oggi tecnicamente non proponeva nulla di speciale: nessuna altimetria spacca gambe né un chilometraggio eccessivo, tant’è che la tappa non era lunga nemmeno 200 km. A farci emozionare un po’ con una bella fuga ci hanno pensato in tre: Labbe per la Bouygues Telecom, il giovane Kux per la Milram e soprattutto Sebastien Joly, che merita un applauso se non altro per esser tornato in gruppo dopo aver sconfitto un cancro, tanto per ricordarci che non ci sono solo gli Armstrong al mondo e che gli eroi della vita possono anche non vincere i Tour, ma li apprezziamo lo stesso.
Non che i tre sembrassero molto convinti, ma anche se lo fossero stati avevano alle spalle una Credit Agricole in assetto fin troppo da guerra, tutta schierata davanti a tirare per portare il loro vichingo a quell’accoppiata tappa e maglia che ieri aveva solo sognato, battuto da Leipheimer.
Abbiamo assistito all’esagerato dispiegamento di forze dei francesi, tanto gasati da riprendere i tre già ai meno 13 km dall’arrivo e tenere il gruppo in fila fino agli ultimi metri: la strada però non era proprio piatta, così quando ai meno due Valverde non era tanto dietro s’è capito che qualcosa covava, per rendersi poi conto che aveva la vittoria in pugno quando ai meno uno era in quarta posizione, con una facilità impressionate. La volata non ha avuto storia: Alejandro a braccia alzate con due bici abbondanti su Hushovd, che almeno ha preso la maglia di leader grazie al gioco degli abbuoni, ma l’accoppiata anche oggi se la sogna; terzo Schroder, uno di quei Milram tutti uguali, tutti alti, potenti e tedeschi che raccattano piazzamenti senza entusiasmare.
Quel che è certo è che Valverde fa paura ed ha dato un segnale chiaro agli avversari, soprattutto a quel Cunego che si è fatto vedere pimpante al Pantani (è arrivato 2° a pochi secondi dall'attaccante Enrico Rossi), come a dire: “Se ve ne foste scordati, io la Liegi l’ho vinta, e vinco pure facile al Delfinato”. Damiano avvisato, mezzo salvato.
