C'est la haute couToure - Cunego: «Continuità e regolarità»
Versione stampabileHa saltato il Giro d'Italia per far bene nelle Ardenne, al Tour de France ed alle Olimpiadi di Pechino. Ha già in tasca l'Amstel Gold Race, la maglia bianca di leader del Pro Tour (più che il valore estrinseco, testimonia i piazzamenti nei Paesi Baschi e in Svizzera), il podio alla Freccia Vallone e praticamente la convocazione per la Cina. Ma saltare il Giro d'Italia per chi l'ha già vinto (nel 2004) ha una sola vera valenza: puntare forte sul Tour de France. Ed allora, due anni dopo il debutto nella corsa francese, terminata 11esimo in classifica (a 18'22" dalla vetta) con un grande finale (2° all'Alpe d'Huez, 3° a Morzine e maglia bianca finale di miglior giovane), eccolo - platinato dal parrucchiere alla vigilia dei Campionati Italiani - alla partenza di Brest per puntare deciso a vestirsi di giallo sui Campi Elisi di Parigi.
Damiano, che aria tira in Francia?
«Non è caldo come in Italia, ma d'altronde siamo in Bretagna. Ci sono nuvole, poi piove, e dopo altri due minuti c'è il sole. Tutto sommato la temperatura è piacevole, tendente al fresco».
E l'atmosfera in vista dell'inizio del Tour com'è?
«Stiamo andando proprio in questo istante a Brest per la presentazione. Sono in pullman e il "clima Tour" lo inizieremo a respirare tra poco. Ma ci sono tutte le basi affinché si possa respirare un clima davvero buono in corsa».
Facciamo un passo indietro e torniamo al Giro d'Italia. Sappiamo che l'hai seguito, commentandolo quotidianamente sul Corriere della Sera: t'è piaciuta la corsa rosa?
«Ho visto un bel Giro, combattuto. I tanti chilometri a cronometro hanno un po' condizionato la corsa favorendo Contador, ma a noi tutto questo ha giovato, visto il podio di Marzio Bruseghin».
Ti è mancato il Giro, a livello di sentimenti?
«Senz'altro. Il Giro è la corsa degli italiani e non esserci stato dispiace».
In giugno hai corso il Memorial Pantani, il Giro di Svizzera e i Campionati Italiani. Hai occhiato qualche avversario in particolare?
«Il Giro di Svizzera è stato molto combattuto e devo confermare quanto di buono s'è detto e si dice di Kreuziger: ha vinto col piglio del vero corridore. Non sarà dato come uno dei principali favoriti perché gli scommettitori non lo conoscono ancora bene, ma ha tutte le possibilità di fare un grande Tour, anche se è giovanissimo. Ma anche gli altri non andavano piano».
Dal Delfinato sono giunte buone o cattive notizie?
«Il Delfinato ha soltanto confermato che con gente come Valverde ed Evans ci sarà da stare non attenti, ma attentissimi».
Facciamo un gioco? Ti nominiamo uno ad uno i tuoi compagni e tu ce li descrivi in poche parole.
«Pronto».
Alessandro Ballan.
«È fortissimo. È una persona leale e molto disponibile».
Matteo Bono.
«Ottime qualità umane e grande lavoratore. È giovane, ma ha già imparato tantissimo sul come essere un professionista».
Marzio Bruseghin.
«È l'ago della bilancia».
Marco Marzano.
«Un ottimo scalatore che sarà importantissimo in salita».
Massimiliano Mori.
«Sarà l'uomo fondamentale per la pianura. Magari si vedrà poco, ma sarà importantissimo per tenermi al coperto nelle tappe pianeggianti».
Daniele Righi.
«Più o meno come Mori, anche se ha più l'indole dell'attaccante».
Sylvester Szmyd.
«Va forte sul passo e va forte in salita. È una bella locomotiva».
Paolo Tiralongo.
«Altro cardine in salita».
A proposito di Tiralongo, abbiamo visto che hai provato le tappe italiane del Tour insieme a Marzano. C'è qualche cambiamento?
«Marzano era semplicemente il compagno di squadra che abita più vicino alla zona: da Milano al Piemonte il passo è breve. Tiralongo era in Sicilia, altrimenti ci sarebbe stato anche lui».
Sbagliamo nel credere che tu abbia un conto aperto con l'Alpe d'Huez?
«Ho letto che quella tappa l'hanno già prenotata in tanti e non ho voglia di mettermi in coda. Diciamo che mi appresto a correre un Tour de France sicuro di poter contare sulla continuità e sulla regolarità, doti fondamentali per una corsa di tre settimane».
Magari l'assonanza Cuneo-Cunego potrà essere un'idea.
«Di idee ce ne sono moltissime, ma non saprei scegliere una tappa rispetto ad un'altra. Si vedrà tutto strada facendo».
A tua figlia Ludovica piace più il giallo o il rosa?
«Come quasi tutte le bambine, ha una predilezione per il rosa, ma lei è molto entusiasta che io sia al Tour. Ogni volta che qualcuno le chiede dove correrà il papà, lei sorride e risponde: "Papà è al Giro di Francia", lei lo chiama così».
Anche perché il leoncino con cui premiano i vincitori di tappa in Francia sembra essere un souvenir introvabile.
«Sarebbe bello portargliene uno, visto che va matta per i peluche».