Anche il Giro trova Bennati - Tanti caduti, coinvolto anche Riccò
Versione stampabileDaniele Bennati è un signor velocista. Uno che ha vinto al Tour e alla Vuelta, ma mica tappe da ridere: lui ha conquistato le frazioni di Parigi e Madrid, le ultime, e ciò vuol dire che il ragazzo è forte (se no non vinci) ma ha anche un carattere di ferro, perché arrivare all'ultima tappa di un grande giro, dopo tutte le montagne che si devono superare, non è così scontato per un velocista.
A questo ottimo corridore mancava fino a oggi un'affermazione al Giro d'Italia. Lacuna colmata: a Milazzo l'aretino ha messo in fila tutti quanti, sfruttando il lavoro del treno Milram e dominando lo sprint. A ben vedere, in assenza di Petacchi potrebbe essere proprio Bennati a rivestire il ruolo di faro delle volate; non sarà nemmeno un caso che Daniele si sia messo in scia di Velo e Zabel, compagni di AleJet, per poi piantarli in asso ai 250 metri e andare a cogliere il successo, mai messo in discussione, nemmeno per un metro, da quelli che si affannavano dietro, e che si sono piazzati nell'ordine alle sue spalle: lo stesso Zabel, poi Hondo, Fothen, Loddo e Koldo Fernández, mentre alcuni dei velocisti più attesi hanno nettamente deluso: Cavendish solo nono, Förster dodicesimo, addirittura 29esimo Robbie McEwen.
E questa è la volata. Prima, però, sono successe un po' di cose. A parte la solita fuga senza speranza (li citiamo? Brutt, Seeldrayers, Roy, Buffaz, Jurco e Chiarini), ci sono state un paio di maxicadute. La prima, a 70 km dal traguardo, causata dall'asfalto scivoloso, ha coinvolto oltre 20 corridori, e ahinoi in mezzo c'era anche Riccò, che si è fatto male all'indice della mano sinistra (infrazione) e ha chiuso la tappa con notevoli patimenti.
La seconda, a meno 20, è stata innescata da un lungo di Kiryienka, che in curva ha preso della sabbia scivolando via (anche se si era allargato troppo e probabilmente sarebbe caduto lo stesso), mentre la sua bici rimbalzava in mezzo al gruppo abbattendo una decina di corridori, tra i quali McGee ha avuto la peggio rompendosi una clavicola. Per l'australiano è arrivato il ritiro, per tutti gli altri le consuete polemiche di inizio Giro sulla pericolosità di alcuni percorsi.
In realtà non si possono verificare tutti i centimetri dell'asfalto di un tracciato: più facile sarebbe dotare i corridori di qualche protezione (si sa da sempre che le clavicole sono le ossa più esposte nel ciclismo), ma l'Unione Ciclistica Internazionale non avverte l'esigenza di investire in questo campo. Continuiamo così, facciamoci del male.
Non solo cadute, però: perché la lunga attesa per lo sprint (a proposito: medie bassine finora) è stata allietata da un breve tentativo di Nibali. D'accordo, vista la situazione (a 10 dal traguardo, col gruppo lanciato verso la volata) è stato più cinema che altro: Vincenzino, che conosce bene la zona, è scattato in cima a una salitella, ha preso pochi secondi di margine, e comunque ha tenuto per qualche minuto sulla corda le squadre dei rivali di classifica. Niente di particolarmente terrorizzante, ma è bello che Nibali abbia voluto così onorare i tanti tifosi che l'hanno acclamato nella sua terra.
Marco Grassi