Un tripudio per Devolder - Il campione belga primo al Fiandre
Il fatto che l'ultima volta sia successo a un tale Johan Museeuw, di vincere il Giro delle Fiandre in maglia di campione belga (era il 1993), la dice lunga sulla condotta di gara di Stijn Devolder.
Il fiammingo che quest'anno è passato alla corte di Lefévère alla Quick Step, dopo che la Discovery Channel ha deciso di lasciare il ciclismo, è approdato in una squadra in cui spesso - questo è vero - bisogna lavorare, ed a volte bisogna farlo anche duramente. Perché quando si hanno Bettini e Boonen (senza considerare i vari Steegmans, Visconti, De Jongh e Weylandt, tanto per citarne quattro a caso) come compagni di squadra, l'abitudine a mettere la pancia a terra e a menare le danze in testa al gruppo, se non la si ha, la si deve acquisire. Però càpitano giorni come quello di oggi, quando Bettini è infortunato e non parte in quella corsa che rimane (e forse rimarrà) la sua croce-e-delizia, quando Visconti, nonostante una bella Freccia del Brabante chiusa al 4° posto, decide di dirottare le sue attenzioni verso le Ardenne, e De Jongh, che pure preferisce le corse in pavè piatte, va per le terre ad inizio corsa, facendosi anche abbastanza male; ed allora le cose possono anche mettersi diversamente, soprattutto quando si è sorretti da ottima condizione, buona attitudine al pavè e numeri importanti da passista.
E allora la celebrazione di Stjin Devolder, 29enne che durante la sua militanza nella Discovery s'è tolto grandi soddisfazioni come la vittoria finale a La Panne, il 3° posto al Giro di Svizzera e l'11esimo al Giro di Spagna, e che a 24 anni arrivava già 3° nel "Fiandre in miniatura" (il GP Harelbeke), deve passare necessariamente per la celebrazione di quel grande catalizzatore di attenzioni che sa essere Tom Boonen. Un Tom Boonen che ha saltato a pie' pari tutte le corse minori in Belgio per presentarsi in gran spolvero al Giro delle Fiandre, anche nonostante quella Milano-Sanremo che continua a restargli indigesta, e che anche oggi, come spesso ha già fatto in tantissime altre occasioni (e il pensiero ci corre diretto alla Sanremo e alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne di qualche tempo fa, vinte dagli allora compagni di squadra Pozzato e Nuyens anche grazie allo "spauracchio" Tom in mezzo al plotone), ha messo paura a tutti gli avversari con quella progressione lungo il "suo" Koppenberg. Progressione che è stata seguita, nell'occasione, solo da Flecha, Van Summeren, Hoste e - appunto - Devolder. Che in teoria, anche fino a quel punto, era e doveva essere solamente un "semplice" gregario per il bel Tom.
Prima del Koppenberg, ci aveva pensato il Vecchio Kwaremont a fare selezione, come spesso accade. Infatti, la fuga mattutina di Tombak, Jerome, Renders e Veelers non poteva preoccupare di certo i grossi calibri, che si dovevano preoccupare maggiormente delle insidie del meteo (pioggia, nevischio e neve a tratti, strade spesso scivolose, pavè al limite del praticabile, soprattutto sul Molenberg, dove abbiamo potuto assistere ad un meraviglioso show del "vecchio" Zabel: attardato da una foratura, "Herr Sanremo" si è trovato intruppato in mezzo al gruppo dei ritardatari, in seria difficoltà lungo il selciato del terzo muro in programma, ed Erik, invece di andare in paranoia, ha atteso il diradarsi della folla appoggiato ad una transenna, quasi chiacchierando con i tifosi), che ha fatto scivolare Ballan, Baldato, Franzoi e Posthuma, tra gli altri. E se i due Lampre sono riusciti a ripartire, lo stesso non è accaduto per l'italiano e l'olandese, che sono stati costretti al ritiro.
Alla fine del Koppenberg, dunque a più di 60 km dall'arrivo, il gruppo dei migliori si era già ridotto di parecchie unità: Boonen, Ballan, Cancellara, Gilbert, Hoste, Flecha, Hincapie: tutti davanti. E se Pozzato ci ha messo un pochino di più per accodarsi ai big, lo stesso non si può dire del bravissimo Quinziato, arrivato al Fiandre sulla scia del 2° posto finale alla Tre Giorni di La Panne e molto pimpante in testa alla corsa fino al Kapelmuur. Segno che in futuro anche Pippo Pozzato dovrebbe prendere seriamente in considerazione l'ipotesi di partecipare alla breve corsa a tappe fiamminga per iniziare a respirare l'atmosfera del pavè qualche giorno prima della partenza da Brugge.
I tentativi in testa al gruppo sono molteplici, e i più attivi sono lo spagnolo Oscar Freire, Gilbert con lo stesso Devolder (azione tentata sul Leberg che ha riportato la memoria alla Parigi-Tours di qualche anno fa), l'olandese Langeveld, scatenato nel finale e il norvegese Hushovd, mentre lo spagnolo "Litu" Gomez si rende protagonista di una spaventosa caduta, centrando il ciglio di un'aiuola. Per lui bici spezzata, ritiro, e più di una frattura sospetta.
Dopo lo scollinamento del Valkenberg, in testa si era creato addirittura un gruppetto di cinque corridori, tutti forti: Ballan e Hincapie, con serie velleità di vittoria, e Kroon, Devolder e Langeveld, tutti frenati nei bollenti spiriti dalla presenza del gruppetto di inseguitori di Cancellara, Boonen e Flecha. Il vantaggio non cresce mai seriamente, anche grazie all'attivismo della Liquigas che, nonostante un Pozzato che continua a non digerire granché bene i muri più impegnativi, mette Willems e Quinziato a tirare. Liquigas che conduce l'inseguimento tutta sola, visto che la Silence-Lotto di Leif Hoste s'è trovata costretta a far quadrato intorno al proprio capitano, rimasto nelle retrovie a causa di noie meccaniche a circa 60 km dalla conclusione.
Come spesso accade, il momento decisivo avviene nell'attimo del ricongiungimento tra battistrada ed inseguitori. La Liquigas si riporta sui cinque di testa, il gruppo si allarga per tirare un po' le somme, e Devolder, praticamente dalla testa del plotone, piazza un'accelerazione importante. Il belga, che nella fuga dei cinque aveva tirato pochissimo (se non per niente), prende subito un vantaggio importante e già sull'Eikenmolen è tutto solo davanti. Mancano meno di 30 km alla conclusione, e gli unici a provare qualcosa di serio sono Hushovd, Sylvain Chavanel, Tombak (che, nonostante la fuga del mattino, è ancora davanti) e Quinziato, che però si mantiene passivo a ruota per favorire il rientro di Pozzato. Rientro che avviene solo ai piedi del Grammont (che i fiamminghi chiamano Kapelmuur, o più semplicemente "Muur"), dove Pozzato paga - ancora una volta - il ritmo dei migliori, che nell'occasione sono Flecha (che pure si pianterà un pochino nei pressi della cappella posta nella sommità dello strappo), Boonen, Rast, Ballan, Nuyens ed un sorprendente Terpstra.
Devolder è sempre più lanciato, gli inseguitori evitano di portare Boonen in carrozza all'arrivo e si fanno riacciuffare dal gruppetto di Hoste e Pozzato. Ci prova Langeveld, prima del Bosberg, a riacciuffare in solitaria Devolder, ma le qualità da passista del belga sono superiori a quelle dell'olandese, che si deve arrendere al rientro dei migliori guidati da Ballan e - seppur timidamente - dalla Csc e dalla Silence.
A 4 km dalla conclusione, con Devolder a 10", è Flecha a rompere gli indugi. Lo spagnolo si porta a 50 metri dal belga, ma poi viene ricacciato indietro dalla fatica. Neanche l'arrivo dell'altro belga Nuyens lo rinfranca, e i due si devono accontentare della posizione di mezzo tra il leader della corsa e il gruppo dei favoriti della vigilia. La Csc e la Silence sono stanche, nonostante Kroon, Arvesen, Van Avermaet e Tjallingii, e non riescono a riprendere neanche Nuyens e Flecha, che fanno rispettivamente 2° e 3° dietro a Devolder, che vince a braccia alzate e lacrime spiegate sul viso.
Ballan si prende la medaglia di legno davanti ad Hincapie, Pozzato ed Arvesen, con giovanotti come Van Avermaet, Spilak, Maaskant, Terpstra e Langeveld nella top-20.
Bravo dunque Devolder a "fingersi" semplice gregario e trovare il pertugio e le motivazioni per far sua la corsa che, per i fiamminghi, vale più di un campionato del mondo. Vincerla con la maglia nerogiallorossa di campione nazionale belga, poi, deve assumere un significato ancora maggiore.