Prodezza Nibalistica - Vincenzo, le mani sul Trentino
La prima tappa di salita del Giro del Trentino ha dato subito ottime indicazioni in vista del Giro d'Italia: Nibali, Simoni, Di Luca, Sella. Tutti davanti.
Dopo le vittorie del campione ucraino Zagorodny nella crono "ventosa" d'apertura e il successo del varesino Garzelli (che spera sempre nel ricorso fatto dall'Acqua&Sapone al TAR contro la decisione di RCS Sport di escludere la squadra di Palmiro Masciarelli dal prossimo Giro d'Italia) nella seconda tappa, oggi il Trentino ha offerto le prime scalate a quattro cifre di altitudine, ad iniziare da Serrada, per poi passare (una prima volta) a Folgaria, Vezzena ed il Passo Sommo prima dell'arrivo conclusivo ancora a Folgaria.
E allora i big hanno preso i ferri del mestiere e si sono dati da fare. E se è piuttosto facile per un ciclista armamentarsi di gambe, cuori, muscoli e polmoni, visto che ne dispone di superlativi, meno facile è darsi da fare in maniera convincente lungo le salite, anche perché il 10 maggio inizia il Giro d'Italia e scoprirsi ora vuol dire essere più vulnerabili tra qualche settimana, quando servirà sul serio. O forse no, non ci è dato saperlo con certezza.
L'azione importante, verso Passo Sommo (ad una decina di km dal traguardo, dunque), è stata promossa da un terzetto niente male: un giovane promettente, Andrea Pagoto (già 10° ad un Giro di Lombardia), e due degli eroi di Stoccarda: il miglior faticatore di quel giorno, l'autoctono Alessandro Bertolini, ed addirittura il (bi)campione del mondo Paolo Bettini.
E se Pagoto poteva trovarsi in avanscoperta per la vittoria di tappa, così come Bertolini per fungere da testa di ponte per Gilberto Simoni (nonostante entrambi siano stati per qualche km leader virtuali della corsa), l'azione di Bettini è da leggersi sicuramente in vista della Liegi-Bastogne-Liegi di domenica prossima. L'avvio stagionale di Bettini non è stato dei migliori: zero vittorie e tante cadute. Quella alla Tirreno-Adriatico gli ha fatto saltare la Milano-Sanremo e il Fiandre; quella al Giro dei Paesi Baschi gli ha mandato in malora due terzi di Ardenne. Ma domenica c'è la Doyenne, la corsa che ha trasformato Paolino in Bettini. Era il 2000, anno nel quale il livornese sfruttò a meraviglia (vincendo) l'assenza del capitano Mapei, l'amico-nemico Bartoli.
Eccolo, allora, Bettini sul Passo Sommo menare il ritmo senza chiedere necessariamente il cambio a Pagoto né a Bertolini, che addirittura si stacca sull'ultima accelerazione del toscano. Non ha chiesto loro il cambio perché la vittoria di tappa era l'ultima cosa che gli interessava, quest'oggi. L'obiettivo era provare i cambi di ritmo da effettuare sulle côte tra Ans e Bastogne, visto che gli avversari ammirati all'Amstel Gold Race ed alla Freccia Vallone hanno dimostrato di star bene e che non sarà facile, per un campione del mondo comunque ancora ammaccato (la pedalata è ancora poco rotonda), battagliare per la vittoria. Però la maglia iridata va onorata, e Bettini non può concedersi il lusso (o meglio, potrebbe; ma non vuole) di partecipare alla Liegi solo per onor di firma.
Ripresi i due attaccanti dal gruppo tirato dall'Acqua&Sapone, è stato il friulano Pellizotti a provare lo scatto, ma Garzelli e Di Luca gli hanno tarpato le ali sin dai primi metri. Il co-capitano della prossima Liquigas al Giro d'Italia (dividerà i gradi con Nibali) non si perde d'animo e continua il forcing, evidentemente per favorire - appunto - il giovane messinese.
Nibali si fa rubare un po' il tempo da Pozzovivo, che parte in maniera non troppo convinta e che è costretto, dopo qualche centinaio di metri in solitaria, ad annussare soltanto la scia del siciliano, che parte con una bella rasoiata su un tratto all'8% circa e si lascia tutti dietro, con Pellizotti ancora bravo a fungere da luogotenente.
Il lucano della CSF Group non riesce ad accodarsi e viene riassorbito dal gruppo dei migliori, nel quale non si vede il capoclassifica Golcer. La LPR prova comunque a condurre l'inseguimento, ma senza successo.
Vincenzo Nibali mulina un bel rapporto agile, stando bello piatto sul tubo orizzontale, e non perde praticamente alcun secondo nei 5 km dallo scollinamento al traguardo. Lo "squaletto", che a fine Trentino - come Bettini - farà i bagagli (insieme a Pellizotti) per correre una Liegi che può vederlo tra i più forti outsider, riesce a mantenere i 12" di vantaggio e prendere la maglia di leader. Domani, in vista Giro d'Italia, avrà una bel test da dover affrontare con responsabilità: l'ultima tappa porterà il gruppo da Lavarone a Peio Terme, con gli ultimi 8,7 km in salita e un Gpm come il Passo Mendola (15 km di salita al 6,5% circa di pendenza media) posto a 60 km dalla conclusione.
Mario Casaldi