Non solo Fabian: ottimo Rebellin - Le nostre pagelle della Milano-Sanremo
Cancellara - 10
Già avere tutti gli occhi addosso se parti come favorito al Campionato del Mondo a cronometro non è il massimo della vita. Figuriamoci se la "sventura" capiti prima di una grandissima classica, quale la Milano-Sanremo è. L'elvetico se ne sta bello tranquillo fino al Poggio, mettendo la squadra a lavorare nel tratto tra Cipressa e Poggio per riprendere Bettini, Rebellin e gli altri, poi lancia Arvesen a ruota di Pellizotti per non avvantaggiare Pozzato, ed infine è abile a seguire gli scatti sul Poggio di Gasparotto e Gilbert. Poi, la meraviglia di quella volata a 2 km dal traguardo, che ha messo subito dei secondi di margine tra la locomotiva di Berna e il drappello degli attaccanti di cui faceva parte fino a qualche metro prima. Smette di pedalare a 100 metri dal traguardo ed arriva con 4" sul secondo. Un trionfo.
Rebellin - 9
Non è uno di quei corridori che ama fare proclami, né uno di quelli che parla troppo ai microfoni, neanche se è sempre in prima linea da 15 anni a questa parte. Ma quest'anno, dopo la vittoria alla Parigi-Nizza, aveva promesso l'attacco, addirittura da lontano, sperando nella collaborazione degli altri uomini volti ad anticipare i velocisti. L'assist glielo offre Bettini lungo la Cipressa, poi è lui in prima persona a muoversi sul Poggio. Mezzo punto in meno per aver fallito il podio, ma che corsa quella di TRebellin!
Serramenti Diquigiovanni-Androni Giocattoli - 9
In altri tempi, Savio avrebbe lanciato un suo corridore nella fuga del mattino. Ma la Diquigiovanni-Androni è uscita dalla Tirreno in ottima forma, con la vittoria di tappa di Illiano e la forma splendente dello svedese Axelsson, che infatti è abilissimo a seguire Rebellin quando il veneto va a riprendere Bettini e Lövkvist sulla Cipressa. Poi entrano in scena Missaglia e, soprattutto, Alessandro Bertolini, che è il primo a muoversi sul Poggio, ed Illiano, bravo a restare con Pellizotti ed Arvesen durante la rincorsa delle seconde punte di Liguigas e Csc al trentino. Poi non arriva il "risultato" (piazzamento) finale, ma il piglio e la tattica sono stati da grande, grandissima squadra.
Gilbert - 8
Finalmente abbina il talento al risultato finale. Non poteva ripetere l'impresa dell'Het volk di inizio marzo, quando vinse con una fuga solitaria lunghissima. Oggi ha aspettato il Poggio, come lo scorso anno, ma Cancellara non gli ha lasciato strada. All'arrivo, nonostante il 3° posto e il primo podio (perché ne seguiranno altri, ci scommettiamo!) alla Milano-Sanremo, batte i pugni sul manubrio. Evidentemente rimpiange di non essere stato a ruota di Cancellara a 2000 metri dal traguardo, ma il vincitore è più che degno e il vallone è stato più che bravo.
Lövkvist, Savoldelli - 7,5
Il giovane svedese è l'unico che ha il coraggio e la sfrontatezza di andare dietro al campione del mondo Bettini dopo lo scatto dell'iridato nei primi metri della Cipressa, dando ottima linfa al tentativo, anche se l'ingresso in fuga di un bel passista come Gutiérrez Palacios avrebbe fatto comodo ai due, poi diventati cinque anche grazie alla meravigliosa discesa della Cipressa da parte del "Falco di Rovetta", che si riporta sul quartetto di testa e lo porta più distante dagli inseguitori con delle traiettorie da brividi in discesa.
Lorenzetto - 7
Costretto in passato a lavori di gregariato, il passaggio in Lampre e l'approssimativa forma di Napolitano gli hanno aperto ampi spazi nelle gerarchie interne. Seconda punta dietro Ballan, con licenza di giocarsi le carte in un eventuale sprint. Durante la discesa del Poggio è abile a rientrare sui primi (con Landaluze, a cui va un 6 per averci almeno provato nel finale, seppur in maniera quasi imbarazzante), ma poi salta qualche meccanismo con Ballan, a cui nessuno dà un cambio nella ricorsa a Cancellara, e si deve "accontentare" di un comunque buonissimo 5° posto.
Geslin - 6,5
Il bronzo iridato di Madrid 2005 si rivede nelle posizioni che contano del ciclismo internazionale. Bravo a non perdere le ruote dei migliori sul Poggio, abile a piazzarsi a ridosso dei primissimi nella volata dei battuti.
Nocentini - 6,5
Non attacca in prima persona, ma sul Poggio è sempre davanti. S'incazza con Illiano che non lo aiuta a riprendere Bertolini, ma il campano non poteva affatto aiutarlo per andare sul proprio compagno di squadra. In quel momento, magari per il nervoso, si sfila un pochino nel gruppo di testa e partono Landaluze prima e Cancellara poi.
Gasparotto - 6
Doveva provare l'anticipo, ed ha tentato un - seppur timido - allungo sul Poggio. Nel momento decisivo, però, si perde e non entra neanche nei 10, nonostante il discreto spunto veloce.
Ballan - 6
La Lampre fa la corsa dura sin dalle Mànie, facendo staccare tante ruote veloci, tra cui Napolitano (un bel 3 per il siciliano, totalmente abulico sin dalle salite della Tirreno-Adriatico). Poi Bruseghin e Vila "menano" in testa al gruppo per altri chilometri, con lo spagnolo che prova anche a seguire Rebellin sulla Cipressa. Sul Poggio, il cigno di Castelfranco cura la ruota di Cancellara; evidentemente la botta al gluteo patita durante l'ultima tappa della corsa dei due mari non gli lascia ulteriori margini d'azione. Peccato per aver perso (magari stava aspettando il rientro di Lorenzetto) la scia dello svizzero nel momento in cui Fabian ha allungato. Probabilmente in volata avrebbe pagato, ma il Fiandre vinto su Hoste ci insegna che dopo 290 km gli sprint sono tutt'altro che scontati.
Savini, Frischkorn, Belohvosciks - 6
250 km di fuga alla Milano-Sanremo si raccontano ai nipoti, una volta cresciuti. Il lettone è un duraccio, un passistone, e la sua azione è abbastanza "normale". L'americano è un '81, coetaneo del vincitore, alla sua prima stagione vera tra i professionisti. Il romagnolo è un '85 e torna a farsi vedere dopo il successo in salita al Tour de Langkawi passando per primo sulla nuova (sperando che resti) salita delle Mànie. Con loro, fino all'imbocco della nuova erta, anche D'Andrea, a cui va comunque la citazione.
Rovny - 6
È giovanissimo (classe '87) e nonostante sbagli punto, momento e modalità di scatto ed anche tutte le tattiche possibili, fuoriuscire dal gruppo dei migliori alla sua età è già un ottimo trillo.
Pozzato - 5,5
Fa 2° dietro alla Sanremo dietro un fenomeno come Cancellara, e certamente non è un risultato da buttare alle ortiche. Però la condotta di gara di Pippo è un po' troppo attendista, ed uno come lui che un paio d'anni fa vinse in Via Roma d'anticipo avrebbe dovuto sapere che il contropiede è una soluzione possibile, soprattutto se davanti c'è un passista del calibro del bi-campione del mondo a cronometro.
Freire - 5,5
Petacchi era dietro, con tutta la Milram, e Freire era davanti. Anzi, Freire era davanti già nel tratto tra Cipressa e Poggio, con Hushovd e Cooke, mentre Petacchi, Pozzato ed altri erano dietro e sono rientrati solo grazie al lavoro della Liquigas. Sul Poggio non ha fatto una piega: sempre nelle retrovie del gruppetto di testa, ma sempre senza mai concedere un metro a quelli davanti. La sua presenza avrà spaventato un pochino quelli che avrebbero dovuto inseguire a spron battuto Cancellara, ma magari lo stesso Oscarito poteva spendersi un po' in testa al gruppo. Ma evidentemente, visto che in volata è arrivato dietro a gente come Geslin e Nocentini, veloci ma non certo fulmini di guerra, la gamba nel finale non era delle migliori.
Hushovd - 5
Per lui vale lo stesso discorso di Freire, con l'aggravante che lui non ha mai vinto qui, mentre Freire è già a quota due, e il rischio può anche relativamente permetterselo.
Pellizotti - 5
Bravo fino alla discesa del Poggio, indeciso sull'Aurelia e nell'abitato di Sanremo. Anche ammettendo che seguire Cancellara nello scatto fosse impossibile, perché negli ultimi 1900 metri non era davanti a tirare alla morte insieme a Ballan?
Di Luca - 4,5
Non è il Di Luca dei giorni migliori, e corre sempre a fondo gruppo, nonostante le dichiarazioni di buona condizione in uscita dalla Tirreno-Adriatico. Subisce completamente la corsa, ma in questo periodo di vacche magre è stato già importante vederlo al via.
Petacchi, McEwen - 4
Il primo si stacca in discesa, l'altro in salita, ma entrambi patiscono più del dovuto la salita delle Mànie. A parte quando il gruppo si allarga non sono mai davanti, ed AleJet - soprattutto - non riesce a tenere cucita la corsa nel finale, anche perché gli attaccanti di questa edizione sono stati tanti, e tutti corridori forti.
Quick Step - 3
E vabbè che ci si è messa anche la jella (travestita da corridore dell'Euskaltel) a far cadere Barredo in salita, e vabbè che Bettini non è al meglio e pure ha tentato la carta della sopresa lungo la Cipressa, e vabbè che Boonen s'era già nascosto durante la Tirreno-Adriatico ed evidentemente - a corto di gambe - si sarà votato alla ruota di Petacchi sperando nel lavoro della Milram negli ultimi chilometri, e vabbè che Steegmans - nonostante la Parigi-Nizza corsa da protagonista (forse portando il proprio motore fuori giri) è diventato un ectoplasma sin dalle Mànie, però la Milano-Sanremo della squadra belga è una disfatta totale, nonostante le quattro/cinque punte (anche Visconti è scomparso sul più bello) dichiarate alla vigilia.
La frana sull'Aurelia - 8
Benedire una frana è vagamente profano, lo sappiamo. Ma visto che non ha fatto particolari danni a cose e persone (soprattutto), benediciamo la calamità naturale che ha "costretto" Vegni e la RCS Sport ad inserire una nuova - vera - erta a metà percorso della Classicissima. Speriamo che lo spettacolo di questa 99esima edizione della Milano-Sanremo induca i vertici rosa a tenere questa altimetria (magari riportando il traguardo in Via Roma, con 1 km in meno ci sarebbe ancora più divertimento) anche nei prossimi anni. La Sanremo ha solo da guadagnarci.
Cunego, Valverde - s.v. (tendente al negativo)
Dove eravate, Damiano ed Alejandro? A casa a vedere la Milano-Sanremo in tv? Che peccato, soprattutto per la vostra caratura di corridori, non essere al via della Classicissima, soprattutto in questa edizione che si sapeva sarebbe stata indecifrabile (e quindi, applicando un facile sillogismo, più aperta a varie soluzioni).
Uci - 0
Non che abbia fatto particolari porcate (finora), ma bisogna ricordare che per l'Unione Ciclistica Internazionale questa corsa non fa parte dell'élite (o di quella che si vuol far spacciare per tale, Fiandre a parte) del calendario mondiale.
Già avere tutti gli occhi addosso se parti come favorito al Campionato del Mondo a cronometro non è il massimo della vita. Figuriamoci se la "sventura" capiti prima di una grandissima classica, quale la Milano-Sanremo è. L'elvetico se ne sta bello tranquillo fino al Poggio, mettendo la squadra a lavorare nel tratto tra Cipressa e Poggio per riprendere Bettini, Rebellin e gli altri, poi lancia Arvesen a ruota di Pellizotti per non avvantaggiare Pozzato, ed infine è abile a seguire gli scatti sul Poggio di Gasparotto e Gilbert. Poi, la meraviglia di quella volata a 2 km dal traguardo, che ha messo subito dei secondi di margine tra la locomotiva di Berna e il drappello degli attaccanti di cui faceva parte fino a qualche metro prima. Smette di pedalare a 100 metri dal traguardo ed arriva con 4" sul secondo. Un trionfo.
Rebellin - 9
Non è uno di quei corridori che ama fare proclami, né uno di quelli che parla troppo ai microfoni, neanche se è sempre in prima linea da 15 anni a questa parte. Ma quest'anno, dopo la vittoria alla Parigi-Nizza, aveva promesso l'attacco, addirittura da lontano, sperando nella collaborazione degli altri uomini volti ad anticipare i velocisti. L'assist glielo offre Bettini lungo la Cipressa, poi è lui in prima persona a muoversi sul Poggio. Mezzo punto in meno per aver fallito il podio, ma che corsa quella di TRebellin!
Serramenti Diquigiovanni-Androni Giocattoli - 9
In altri tempi, Savio avrebbe lanciato un suo corridore nella fuga del mattino. Ma la Diquigiovanni-Androni è uscita dalla Tirreno in ottima forma, con la vittoria di tappa di Illiano e la forma splendente dello svedese Axelsson, che infatti è abilissimo a seguire Rebellin quando il veneto va a riprendere Bettini e Lövkvist sulla Cipressa. Poi entrano in scena Missaglia e, soprattutto, Alessandro Bertolini, che è il primo a muoversi sul Poggio, ed Illiano, bravo a restare con Pellizotti ed Arvesen durante la rincorsa delle seconde punte di Liguigas e Csc al trentino. Poi non arriva il "risultato" (piazzamento) finale, ma il piglio e la tattica sono stati da grande, grandissima squadra.
Gilbert - 8
Finalmente abbina il talento al risultato finale. Non poteva ripetere l'impresa dell'Het volk di inizio marzo, quando vinse con una fuga solitaria lunghissima. Oggi ha aspettato il Poggio, come lo scorso anno, ma Cancellara non gli ha lasciato strada. All'arrivo, nonostante il 3° posto e il primo podio (perché ne seguiranno altri, ci scommettiamo!) alla Milano-Sanremo, batte i pugni sul manubrio. Evidentemente rimpiange di non essere stato a ruota di Cancellara a 2000 metri dal traguardo, ma il vincitore è più che degno e il vallone è stato più che bravo.
Lövkvist, Savoldelli - 7,5
Il giovane svedese è l'unico che ha il coraggio e la sfrontatezza di andare dietro al campione del mondo Bettini dopo lo scatto dell'iridato nei primi metri della Cipressa, dando ottima linfa al tentativo, anche se l'ingresso in fuga di un bel passista come Gutiérrez Palacios avrebbe fatto comodo ai due, poi diventati cinque anche grazie alla meravigliosa discesa della Cipressa da parte del "Falco di Rovetta", che si riporta sul quartetto di testa e lo porta più distante dagli inseguitori con delle traiettorie da brividi in discesa.
Lorenzetto - 7
Costretto in passato a lavori di gregariato, il passaggio in Lampre e l'approssimativa forma di Napolitano gli hanno aperto ampi spazi nelle gerarchie interne. Seconda punta dietro Ballan, con licenza di giocarsi le carte in un eventuale sprint. Durante la discesa del Poggio è abile a rientrare sui primi (con Landaluze, a cui va un 6 per averci almeno provato nel finale, seppur in maniera quasi imbarazzante), ma poi salta qualche meccanismo con Ballan, a cui nessuno dà un cambio nella ricorsa a Cancellara, e si deve "accontentare" di un comunque buonissimo 5° posto.
Il bronzo iridato di Madrid 2005 si rivede nelle posizioni che contano del ciclismo internazionale. Bravo a non perdere le ruote dei migliori sul Poggio, abile a piazzarsi a ridosso dei primissimi nella volata dei battuti.
Nocentini - 6,5
Non attacca in prima persona, ma sul Poggio è sempre davanti. S'incazza con Illiano che non lo aiuta a riprendere Bertolini, ma il campano non poteva affatto aiutarlo per andare sul proprio compagno di squadra. In quel momento, magari per il nervoso, si sfila un pochino nel gruppo di testa e partono Landaluze prima e Cancellara poi.
Gasparotto - 6
Doveva provare l'anticipo, ed ha tentato un - seppur timido - allungo sul Poggio. Nel momento decisivo, però, si perde e non entra neanche nei 10, nonostante il discreto spunto veloce.
Ballan - 6
La Lampre fa la corsa dura sin dalle Mànie, facendo staccare tante ruote veloci, tra cui Napolitano (un bel 3 per il siciliano, totalmente abulico sin dalle salite della Tirreno-Adriatico). Poi Bruseghin e Vila "menano" in testa al gruppo per altri chilometri, con lo spagnolo che prova anche a seguire Rebellin sulla Cipressa. Sul Poggio, il cigno di Castelfranco cura la ruota di Cancellara; evidentemente la botta al gluteo patita durante l'ultima tappa della corsa dei due mari non gli lascia ulteriori margini d'azione. Peccato per aver perso (magari stava aspettando il rientro di Lorenzetto) la scia dello svizzero nel momento in cui Fabian ha allungato. Probabilmente in volata avrebbe pagato, ma il Fiandre vinto su Hoste ci insegna che dopo 290 km gli sprint sono tutt'altro che scontati.
Savini, Frischkorn, Belohvosciks - 6
250 km di fuga alla Milano-Sanremo si raccontano ai nipoti, una volta cresciuti. Il lettone è un duraccio, un passistone, e la sua azione è abbastanza "normale". L'americano è un '81, coetaneo del vincitore, alla sua prima stagione vera tra i professionisti. Il romagnolo è un '85 e torna a farsi vedere dopo il successo in salita al Tour de Langkawi passando per primo sulla nuova (sperando che resti) salita delle Mànie. Con loro, fino all'imbocco della nuova erta, anche D'Andrea, a cui va comunque la citazione.
Rovny - 6
È giovanissimo (classe '87) e nonostante sbagli punto, momento e modalità di scatto ed anche tutte le tattiche possibili, fuoriuscire dal gruppo dei migliori alla sua età è già un ottimo trillo.
Pozzato - 5,5
Fa 2° dietro alla Sanremo dietro un fenomeno come Cancellara, e certamente non è un risultato da buttare alle ortiche. Però la condotta di gara di Pippo è un po' troppo attendista, ed uno come lui che un paio d'anni fa vinse in Via Roma d'anticipo avrebbe dovuto sapere che il contropiede è una soluzione possibile, soprattutto se davanti c'è un passista del calibro del bi-campione del mondo a cronometro.
Freire - 5,5
Petacchi era dietro, con tutta la Milram, e Freire era davanti. Anzi, Freire era davanti già nel tratto tra Cipressa e Poggio, con Hushovd e Cooke, mentre Petacchi, Pozzato ed altri erano dietro e sono rientrati solo grazie al lavoro della Liquigas. Sul Poggio non ha fatto una piega: sempre nelle retrovie del gruppetto di testa, ma sempre senza mai concedere un metro a quelli davanti. La sua presenza avrà spaventato un pochino quelli che avrebbero dovuto inseguire a spron battuto Cancellara, ma magari lo stesso Oscarito poteva spendersi un po' in testa al gruppo. Ma evidentemente, visto che in volata è arrivato dietro a gente come Geslin e Nocentini, veloci ma non certo fulmini di guerra, la gamba nel finale non era delle migliori.
Hushovd - 5
Per lui vale lo stesso discorso di Freire, con l'aggravante che lui non ha mai vinto qui, mentre Freire è già a quota due, e il rischio può anche relativamente permetterselo.
Pellizotti - 5
Bravo fino alla discesa del Poggio, indeciso sull'Aurelia e nell'abitato di Sanremo. Anche ammettendo che seguire Cancellara nello scatto fosse impossibile, perché negli ultimi 1900 metri non era davanti a tirare alla morte insieme a Ballan?
Di Luca - 4,5
Non è il Di Luca dei giorni migliori, e corre sempre a fondo gruppo, nonostante le dichiarazioni di buona condizione in uscita dalla Tirreno-Adriatico. Subisce completamente la corsa, ma in questo periodo di vacche magre è stato già importante vederlo al via.
Petacchi, McEwen - 4
Il primo si stacca in discesa, l'altro in salita, ma entrambi patiscono più del dovuto la salita delle Mànie. A parte quando il gruppo si allarga non sono mai davanti, ed AleJet - soprattutto - non riesce a tenere cucita la corsa nel finale, anche perché gli attaccanti di questa edizione sono stati tanti, e tutti corridori forti.
Quick Step - 3
E vabbè che ci si è messa anche la jella (travestita da corridore dell'Euskaltel) a far cadere Barredo in salita, e vabbè che Bettini non è al meglio e pure ha tentato la carta della sopresa lungo la Cipressa, e vabbè che Boonen s'era già nascosto durante la Tirreno-Adriatico ed evidentemente - a corto di gambe - si sarà votato alla ruota di Petacchi sperando nel lavoro della Milram negli ultimi chilometri, e vabbè che Steegmans - nonostante la Parigi-Nizza corsa da protagonista (forse portando il proprio motore fuori giri) è diventato un ectoplasma sin dalle Mànie, però la Milano-Sanremo della squadra belga è una disfatta totale, nonostante le quattro/cinque punte (anche Visconti è scomparso sul più bello) dichiarate alla vigilia.
La frana sull'Aurelia - 8
Benedire una frana è vagamente profano, lo sappiamo. Ma visto che non ha fatto particolari danni a cose e persone (soprattutto), benediciamo la calamità naturale che ha "costretto" Vegni e la RCS Sport ad inserire una nuova - vera - erta a metà percorso della Classicissima. Speriamo che lo spettacolo di questa 99esima edizione della Milano-Sanremo induca i vertici rosa a tenere questa altimetria (magari riportando il traguardo in Via Roma, con 1 km in meno ci sarebbe ancora più divertimento) anche nei prossimi anni. La Sanremo ha solo da guadagnarci.
Cunego, Valverde - s.v. (tendente al negativo)
Dove eravate, Damiano ed Alejandro? A casa a vedere la Milano-Sanremo in tv? Che peccato, soprattutto per la vostra caratura di corridori, non essere al via della Classicissima, soprattutto in questa edizione che si sapeva sarebbe stata indecifrabile (e quindi, applicando un facile sillogismo, più aperta a varie soluzioni).
Uci - 0
Non che abbia fatto particolari porcate (finora), ma bisogna ricordare che per l'Unione Ciclistica Internazionale questa corsa non fa parte dell'élite (o di quella che si vuol far spacciare per tale, Fiandre a parte) del calendario mondiale.
Mario Casaldi