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Chiamatelo ALIEJAndro - Liegi a Valverde, Rebellin secondo

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E certo, così faremo: lo ribattezzeremo ALiejandro, con la «sua» corsa - in spagnolo Liegi è Lieja - inscritta nel suo nome. Maggiore celebrazione non si può immaginare per Valverde, che a due anni di distanza dagli ultimi successi importanti (per l'appunto: la Liegi 2006) è tornato a vincere la «Doyenne» (la «Decana», la più antica delle grandi classiche), e con essa è tornato a rimettere il suo nome dove gli compete, ovvero tra i più forti specialisti per le corse di un giorno (avendo peraltro dimostrato in passato di essere tra i migliori anche nelle gare a tappe).
Lo spagnolo di Las Llumbreras ha ricordato a quelli che si erano dimenticati di lui che unire velocità in volata e tenuta in salita è un mix che può essere indigesto per ogni avversario. E gli avversari stavolta erano di calibro grosso: per restare al finale di gara, cioè dalla Côte de la Roche-aux-Faucons, a 20 km dal traguardo, Valverde se l'è dovuta giocare con i fratelli Schleck e con l'infinito Rebellin, ancora in grado di far paura a 37 anni.
Si era giunti sulla salitella in questione dopo che cinque uomini (Brutt, Stubbe, Fothen, Kopp e Rolland, ultimo a mollare sullo Sprimont a 29 dalla fine) avevano dato vita a una lunga fuga (210 km, dal 22 al 232, vantaggio massimo 10'); e dopo che Gilbert aveva provato un'estemporanea azione con Carlström (e poi da solo) andata in scena dalla Côte du Rosier (-65) alla Redoute (-35).
Ecco, la Redoute: sulla più celebre delle salite della Liegi, Paolo Bettini ci ha fatto lustrare gli occhi, con uno scatto potente e ficcante, che l'ha portato su Gilbert e che ha permesso a un gruppetto coi migliori di avvantaggiarsi. Da quel gruppetto è emerso in progressione Andy Schleck, secondo al Giro 2007, raggiunto poi in discesa da Schumacher, col quale ha messo in cascina un vantaggio di oltre 20" sugli inseguitori.
Ma mancava ancora tanto alla fine. Mancava per esempio lo Sprimont (-30), su cui Bettini ci ha fatto lustrare gli occhi per la seconda volta: nuovo scatto del Campione del Mondo, a riprendere Pellizotti e Vladi Efimkin (che si erano isolati tra i battistrada e il gruppo) e a provare un'azione personale: se Paolino fosse rientrato sulla coppia di testa, staremmo raccontando un'altra storia; ma il toscano non ce l'ha fatta, e allora dopo la discesa, per non fare fatica inutile, si è rialzato.
Roche-aux-Faucons, dicevamo: la salita dove la corsa è esplosa. Schleck il giovane, voglioso come non mai, ha staccato Schumacher, ma si è visto raggiungere da uno scatenato Joaquín Rodríguez, gregario di Valverde, da Rebellin e da Schleck il vecchio (oddio, vecchio: Frank ha solo 28 anni, mentre il fratellino Andy non è ancora 23enne). Valverde, perso il primo treno, è rinvenuto con uno scatto prepotente poco dopo, mentre Cunego, Evans e Pfannberger sono rimasti attardati a qualche secondo di distanza, dando però sulle prime l'impressione di poter chiudere il buco.
Invece il quintetto di testa, coi due Schleck a fare e disfare, era ormai irraggiungibile (non appena Andy ha visto che il fratellone si riportava sotto, ha dato una serie di paurose trenate per far prendere quota all'azione). Anche quando si è staccato Rodríguez (il che è avvenuto quasi subito, quando si era ancora sulla Roche), dopo il gran lavoro pro-Aliejandro, l'idea che i quattro sarebbero stati ripresi dopo il traguardo, è rimasta forte; confermata, peraltro, dall'aumentare del margine chilometro dopo chilometro.
Ai 10 km, un saggio dello Schleck Power: Andy, sornione, ha fatto il buco a Valverde (sempre troppo passivo per i gusti di chi se lo porta appresso in fuga) mentre Rebellin era in testa: in questo modo ha potuto piazzare immediatamente un altro scatto, visto che Valverde era affaticato per aver dovuto chiudere il suddetto buco, e Davide per aver tirato fin lì; e Frank, ovviamente, ha lasciato fare, sicché il fratellino ha potuto rimanere da solo fino al Saint-Nicolas.
L'ultima côte prima di Ans ha riproiettato Schleck I, Valverde e Rebellin su Schleck II, e proprio mentre i tre riprendevano il fuggitivo, Frank è partito a sua volta in maniera veemente. Ma Rebellin ha tenuto splendidamente la ruota del lussemburghese (Valverde sempre nel suo habitat ideale, ovvero a ruota della seconda ruota), mentre Andy si è definitivamente staccato. L'ultimo tentativo di Frank, ai 5 km, è stato un po' la pietra tombale sulla corsa, visto che - fallito l'attacco - da lì in poi nessuno più si è azzardato a provarci. Buon per Aliejandro.
Il fatto che da dietro non giungessero notizie (men che meno da parte di Cunego, di cui si sono perse le tracce sul Saint-Nicolas a causa di crampi) ha permesso al terzetto di testa di organizzare un'appassionante partita a scacchi sull'erta di Ans. Rebellin in testa, a lambire la transenna di sinistra, Valverde al centro a controllare Schleck che stava a ruota di Davide: e tutti ad aspettare lo scatto decisivo dell'uomo CSC, uno scatto che però non è mai giunto: la benzina a volte finisce.
Volata, dunque: senza storia. Valverde, quasi portato in carrozza dagli altri due, ha vinto con una gamba sola davanti a Rebellin e a Frank. Bettini ha chiuso al nono posto, Nibali al decimo. E - con la Liegi - chiude anche la stagione delle grandi classiche; tra dieci giorni staremo già parlando dell'imminente Giro d'Italia: il 2008 del ciclismo ha ancora tutto da raccontarci.


Marco Grassi

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