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Lhotellerie nuovo delfino - Ma vince Carlström. Freire in Italia | Cicloweb

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Lhotellerie nuovo delfino - Ma vince Carlström. Freire in Italia

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Il titolo, lo ammettiamo, è di un rischioso mai visto; così come la decisione di puntare, in questo articolo e nel giorno dell'inizio della Tirreno-Adriatico e degli attacchi di Cunego alla Parigi-Nizza, su questo sconosciuto francesino di 22 anni che però ci ha impressionato e che rappresenta una ventata di attesa novità nel da troppi anni asfittico panorama del ciclismo d'oltralpe.
Un ciclismo che si dovrebbe esaltare (poco) per un Chavanel in maglia di leader della Parigi-Nizza, o per la grande e coraggiosa giornata del quasi ottuagenario Christophe Moreau, aspettando che più avanti (magari al Tour) ci sia qualche sporadico squillo di un Voeckler, di un Moncoutie, di un Dessel. Un po' poco per innalzare cori e organizzare feste; del resto se da 20 anni un francese non vince la Grande Boucle, e se da dieci non ce n'è uno capace di dominare qualche Classica Monumento, è chiaro che uno dei movimenti più importanti di questo sport rischi di essere al punto di boccheggiare.
E così prendiamo spunto dalla piccola e sfortunata impresa odierna di Lhotellerie, un nome che quando lo senti non lo scordi più, per auspicare che questa giornata non resti un casuale accadimento di percorso. Il ragazzo ha 22 anni, come dicevamo in apertura, e oggi è andato in fuga da lontano, insieme a Carlström e McGee. Non un terzetto che facesse sperare in chissacché, su un percorso ricco di salite e trabocchetti, nella Fleurie-Saint Étienne, terza tappa in linea della Parigi-Nizza.
E invece proprio l'impulso dato da Lhotellerie all'azione sulle salite, principalmente sulla Croix de Chaubouret che scollinava a 20 km dal traguardo, ha permesso alla fuga di arrivare in porto. Senza McGee, che a un certo punto ha mollato, ma con qualche decina di secondi di vantaggio sul gruppo dei migliori, fatto che ha permesso allo stesso Clément (questo il suo nome di battesimo) di accedere ai piani alti della classifica (ora è undicesimo a 1'53" da Chavanel).
Il vincitore della tappa è stato Carlström, sicuramente più esperto e portato per le volate rispetto al giovane corridore di casa, ma ciò nulla toglie alla convincente prestazione del rappresentante della Skil-Shimano: il quale è anche un campioncino del ciclocross (da cui proviene), e ha dimostrato in passato di avere un carattere decisamente apprezzabile: in vista l'anno scorso nella tappa più dura del Tour de Limousin, quest'anno ha iniziato la stagione con una memorabile due giorni alla Ruta del Sol: in fuga nella prima tappa (e battuto da López Gil), in fuga nella seconda (conclusa a ridosso dei più forti, Evans in testa, che sulla salita finale si erano rifatti sotto) con tanto di maglia di leader conquistata, staccato nella terza dalla Caisse d'Epargne che fece impressionanti trenate non appena lo scoprì in difficoltà su una salitella (e infatti Lastras lo scavalcò in classifica), comunque secondo alla fine della Ruta.
Questa di oggi, quindi, è la terza fuga buona su terreni accidentati che il piccolo Lhotellerie indovina nel giro di un mese. E il calibro della competizione si sta alzando, dall'Andalusia siamo passati ad una grande classica a tappe come la Parigi-Nizza. Ci sta poi che domani, reduce dalle grandi fatiche di oggi, Clément si stacchi e prenda 20 minuti sul mezzo Mont-Ventoux che verrà affrontato nel finale di frazione; ma sicuramente sentiremo ancora parlare (e bene) di lui.
Queste ultime giornate stanno del resto proponendo varie novità in terra francese: perché al traguardo, oggi, terzo è arrivato Pierre Rolland, classe '86; e coi migliori c'è sempre stato Yann Huguet, classe '84; e ieri c'era stata la bella fuga di Thierry Hupond, altro classe '84, maglia a pois per un giorno (oggi gliel'ha tolta lo stesso Lhotellerie). Insomma, in generale pare ci sia di che essere ottimisti, oltralpe. E anche noi siamo contenti di scoprire che, a 15 anni dall'esplosione dei Virenque e dei Jalabert, c'è una nuova promettente nidiata tra i Bleus. Perché in termini di rivalità ci si diverte di più se i rivali sono competitivi: meglio che i francesi s'incazzino perché gli battiamo i loro forti esponenti, piuttosto che non abbiano proprio voce in capitolo, come in questi anni: come dire, c'è più gusto.

Sulla tappa, e al di là dei fuggitivi che hanno fatto corsa a sé, bisogna dire - e tanto - di Cunego: Damiano ha dimostrato di essere in bella crescita, rimanendo sempre coi migliori uomini di classifica (cosa che non ha fatto, per esempio, Cadel Evans), avanzando decisamente sulla discesa della Croix Blanche, e addirittura andando ripetutamente all'attacco sulla Croix de Chaubouret: a un certo punto lui, Chavanel e Kreuziger avevano 40" sul gruppo di Rebellin, Nocentini, Kroon, Gesink, Popovych, Sánchez Gil e gli altri più forti della generale. Poi però il lavoro della Rabobank ha limato notevolmente il margine, e a 15 km dalla conclusione il plotoncino ha ripreso il terzetto del veronese. In grande spolvero anche Popovych e soprattutto Moreau (che nel finale ha forato), e ancora una volta notevole Hushovd, almeno fino alla salita finale, impossibile per lui.
Cunego è troppo lontano in classifica, ma anche domani, sul Ventoux, ha l'occasione di lasciare un'altra zampata; per la graduatoria invece ci giochiamo Rebellin (perfetto nella sua tattica di contenimento, oggi) e Nocentini, ma la classifica - per i primi dieci posti - è talmente corta da lasciar presupporre ogni possibile soluzione tra gli uomini che la compongono.

Così come ogni soluzione è da attendere nella Tirreno-Adriatico, appena iniziata a Civitavecchia: Alessandro Petacchi ha bucato la prima, ma non fasciamoci il capo: anche se nella tappa d'apertura lo spezzino si è fatto battere da Oscar Freire, ha confermato con la sua bella volata di essere ancora in prima fila per un successo nell'attesissima Sanremo di sabato 22 (in cui - ultim'ora - potrebbe essere al via anche Mario Cipollini, rientrato alle corse a tre anni dal ritiro).
Il fatto è che il traguardo di Civitavecchia, ormai classico nella corsa dei due mari, è preceduto da una chicane posta ai 300 metri, e lì accadono sempre delle cose particolari: l'anno scorso McEwen, sfruttando il buco del compagno di squadra Rodriguez, anticipò tutti; stavolta non c'è stato un simile risvolto (anche se l'australiano ci ha riprovato, ma senza trovare il vantaggio sufficiente per beffare di nuovo il gruppo), ma è successo che Freire, un volpone come pochi, si è inserito nel treno della Milram, tra Zabel e Petacchi, e si è quindi trovato davanti ad AleJet sul rettilineo finale.
Vano il pur bel tentativo dell'italiano di rimontare lo spagnolo, che ha vinto di mezza bicicletta ed è quindi il primo leader della Tirreno, con 4" su Alessandro e 6" su Rojas, terzo oggi; e domani Oscarito dovrà difendere la maglia azzurra (nuovo colore, fino all'anno scorso era giallorossa) nella Civitavecchia-Gubbio, 203 km con arrivo in leggera salita: un traguardo comunque adatto a Freire, ma che chiamerà all'opera anche i Bettini e i Riccò, se non anche un Di Luca che oggi è stato tranquillo in gruppo.
Tra le presenze di oggi, da segnalare Ignatiev e Krivtsov, autori di una bella fuga annullata a 5 dal traguardo; tra le assenze, c'è quella - ingombrante - di Boonen, invisibile nello sprint. Se nei prossimi giorni Tornado Tom non propone qualche squillo, chi lo sentirà in casa Quick Step lo scatenato Steegmans degli ultimi tempi, a cui il ruolo di apripista rischia di andare troppo stretto in chiave Sanremo?

Marco Grassi



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