Warning: include() [function.include]: open_basedir restriction in effect. File(/opt/plesk/php/5.2/share/pear/BackgroundProcess.class.php) is not within the allowed path(s): (/var/www/vhosts/oldsite.cicloweb.it/:/tmp/) in /var/www/vhosts/oldsite.cicloweb.it/httpdocs/sites/all/modules/background_process/background_process.module on line 22

Warning: require() [function.require]: open_basedir restriction in effect. File(/opt/plesk/php/5.2/share/pear/context.core.inc) is not within the allowed path(s): (/var/www/vhosts/oldsite.cicloweb.it/:/tmp/) in /var/www/vhosts/oldsite.cicloweb.it/httpdocs/sites/all/modules/context/context.module on line 3
I (tanti) lunedì al sole - Quelli di Cortinovis, Di Batte, Vitali | Cicloweb

Il Portale del Ciclismo professionistico

.

I (tanti) lunedì al sole - Quelli di Cortinovis, Di Batte, Vitali

Versione stampabile


Dopo sette anni di professionismo trascorsi fra Colpack, Lampre, Domina Vacanze e Milram, sempre al fedele servizio dei capitani, con un ruolo da gregario eccellente, di quelli su cui puoi contare sempre, sia in gara che nella vita, Alessandro Cortinovis, trent'anni, si è trovato improvvisamente senza squadra. Il Team Milram per il 2008 non gli ha rinnovato il contratto e all'orizzonte non ha scorto altre formazioni che gli proponessero un accordo onorevole. "Fare la fame" per poter continuare a correre? No, assolutamente no, soprattutto dopo anni di duro e serio lavoro in cui ha ampiamente dimostrato il suo valore. Ed è così che Cortinovis ha scelto di appendere definitivamente la bici al chiodo, almeno per quanto riguarda l'agonismo.
Perché un numero considerevole di corridori meritevoli non è riuscito a trovare un contratto?
«Il motivo principale, secondo me, è che molti sponsor si sono allontanati dal nostro ambiente e di conseguenza i soldi sono venuti a mancare. In questa situazione molte squadre preferiscono tenere atleti a cui dare uno stipendio bassissimo, facendo svolgere loro il medesimo lavoro di chi invece accetterebbe un contratto soltanto con uno stipendio dignitoso. E io sono fra questi ultimi. Non so nemmeno io perché sono rimasto a piedi. Il mondo del ciclismo è cambiato. Fino a qualche anno fa i gregari erano considerate figure molto importanti, ora hanno meno valore, anzi, nel mio caso evidentemente valgono zero. Non si può nemmeno dire che io non abbia reso, perché in tutti questi anni ho sempre fatto il mio lavoro onestamente. Mi rode essere a piedi senza un perché, ma se, come purtroppo ho capito in questi mesi, nel mondo del ciclismo non sono considerato, è meglio cambiare mestiere. Meglio che restare in una squadretta senza percepire uno stipendio giusto. Parlo di stipendio giusto, e tenete conto che io non ho mai ricevuto grossi stipendi e non ho mai preteso nulla se non quello che mi spettava».
Alessandro, adesso, oltre a lavorare nell'azienda del suocero, sei il direttore sportivo di una squadra juniores. Questa attività ti sta dando soddisfazioni?
«In questo momento mi trovo a Laigueglia con i ragazzi che alleno, che mi hanno fatto tornare la voglia di correre in bici. Appena posso pedalo assieme a loro. Ora posso finalmente stare con la mia famiglia. Mia moglie ha sofferto con me in questi ultimi mesi, ma quando ho fatto la scelta di smettere col ciclismo era contenta, perché non avrebbe più avuto preoccupazioni derivate dalla lontananza. Ora possiamo stare sempre assieme, goderci nostro figlio, e non siamo più una famiglia di "nomadi", e mi sento più sereno anche perché i problemi del ciclismo mi assillavano, soprattutto quando, parlando di doping, si faceva di tutta l'erba un fascio e io non riuscivo a dimostrare che invece non era sempre vero».
Non ti manca neanche un po' la vita da pro'?
«A dire la verità ieri sera mi sono letto Bici Sport, e vedere gli altri ragazzi già in giro fra ritiri e gare mi ha fatto venire un po' di tristezza e malinconia. Ma poi penso alla mia nuova vita e mi passa». Gli passa, perché è una persona forte e intelligente, che ha saputo subito costruirsi una vita ricca di nuove attività che lo appagano. E questo dimostra una volta di più il valore dell'atleta.
In questo periodo di difficoltà, ci sarà stato qualcuno nel mondo del ciclismo che ha voluto stargli vicino, soprattutto fra i suoi compagni di squadra, dopo tutti questi anni in cui ha condiviso gioie e dolori con altri corridori, e in cui si è sacrificato per alcuni dei migliori atleti del mondo?
«No, non si è fatto sentire praticamente nessuno. Lo so, è un mondo così, c'è gente che va e gente che viene e ognuno ha i propri problemi a cui pensare, ma non c'è stata neanche una telefonata da parte di chi in questi anni ho sempre cercato di aiutare, non solo a livello agonistico».
È tutto così negativo nel ciclismo?
«Io non voglio sputare nel piatto in cui ho mangiato per tanti anni, perché la bici mi ha dato tanto, è stata un'ottima scuola di vita e mi ha permesso di conoscere il mondo».
Perché un team manager dovrebbe – o meglio, avrebbe dovuto – ingaggiarti in squadra?
«Perché Alessandro Cortinovis è un corridore d'esperienza, che lavora per la squadra e per i suoi capitani; perché sa correre le corse del nord, perché finisce i grandi giri e perché va forte anche alle cronosquadre. Sicuramente non perché vince dieci corse l'anno, visto che è un corridore che si è umilmente messo nella parte del gregario. Queste parole me le disse Stefano Zanatta». 

 

Quando Daniele Di Batte viene a sapere che lo stiamo cercando per un'intervista, si mostra subito entusiasta: «È da molto tempo che nessuno mi viene più a cercare, parlerò con voi molto volentieri».
Daniele è livornese e ha ventisei anni; nella categoria dilettanti ha ottenuto molti piazzamenti e quattro vittorie, tutte conquistate in salita. Per la stagione 2006 Ivano Fanini l'ha voluto con sé all'Amore & Vita Mc Donald's, perché - così disse - "Di Batte da dilettante ha vinto da vero fuoriclasse".
La carriera professionistica del giovane livornese è però durata soltanto un anno. Perché? «Per mancanza di risultati: così si è giustificata la squadra quando non mi ha rinnovato il contratto. È la verità: nel mio primo e unico anno da professionista ho corso pochissimo e come se non bastasse ho avuto degli infortuni. L'infortunio è sempre in agguato nel ciclismo. Se succede che ti fai male proprio quando militi in una piccola squadra, per di più non avendo ancora potuto dimostrare il tuo valore, allora sei fuori, non hai nessuna possibilità di rilancio. Così si è chiusa la mia carriera. In ogni caso all'Amore & Vita mi sono trovato bene, paragonandola ad altri team dal budget limitato».
Daniele ha avuto alcune proposte da squadre amatoriali, ma ha rifiutato: per lui conta una sola cosa, il professionismo. A novembre ancora si allenava, poi ha lasciato perdere. Attualmente vive della sua seconda grande passione, la musica: fa il disc jockey nella sua regione, la Toscana (Dj Dany Di Batte sarebbe molto felice se qualche appassionato di ciclismo lo andasse a sentire in una delle sue serate), ed è felice, anche se il ciclismo, quando ti entra nelle vene, non t'abbandona più: «Io non ho perso tutte le speranze, sogno ancora di tornare a correre per poter dimostrare quello che valgo, per non lasciare a metà il mio percorso di atleta. Nessuno mi ha dato la possibilità di esprimermi ai massimi livelli; mi sento come un bel fiore che non può sbocciare, ma non voglio correre gratis, non sarebbe giusto».
Per quale motivo un team manager dovrebbe ingaggiare nella propria squadra Daniele Di Batte? «Perché Di Batte è una testa matta, estroso, attaccante, e va forte in salita».  

 

Federico Vitali è un dilettante (Élite) che all'età di venticinque anni, nonostante un'egregia carriera ricca di risultati importanti, non ha ancora trovato posto nel professionismo. Nella categoria in cui milita tuttora (tesserato per il Cyberteam Veloce Club Breganze) ha ottenuto otto vittorie, di cui tre in gare nazionali. Quattro anni fa ha sfiorato la vittoria al Giro delle Pesche Nettarine, perdendo la maglia nell'ultima crono per 6". Nel 2007 si è piazzato 25 volte su circa 70 corse disputate (citiamo qui solo il Campionato italiano, in cui si è classificato 3° dopo 140 km di fuga). Vitali ha disputato anche tredici corse da stagista alla Diquigiovanni, portandole quasi tutte a termine, e ha concluso nelle prime trenta posizioni l'Eroica per professionisti, dopo essere stato in fuga con atleti del calibro di Kolobnev.
In realtà Federico ha avuto più di un'offerta da parte di club professionistici, ma non ne ha accettata nessuna: «Nel periodo dello stage con la Serramenti PVC Diquigiovanni-Selle Italia, sono stato contattato da un procuratore, che mi disse di aver trovato un ingaggio con una squadra continental che l'anno successivo avrebbe ampliato il suo organico. Io gli dissi che aspettavo ancora una risposta dalla Diquigiovanni e che quindi era meglio attendere; a ottobre, purtroppo, Bellini (ds Diquigiovanni) mi ha comunicato che non c'era posto per me. M'è spiaciuto, ma devo ringraziarli comunque per l'opportunità che mi hanno dato. Così ho chiamato questo procuratore dicendo che accettavo la sua proposta. Lui mi rassicurò di aver parlato col team manager e che era tutto a posto, e che la settimana successiva (la prima di novembre) avrei firmato il contratto. Io continuavo a sottolineare che avrei voluto prendere il "minimo", né di più né di meno (che per un neopro' dovrebbe essere all'incirca sui 21 mila euro lordi). Passavano i giorni e continuavo a sentirmi dire "la prossima settimana..."; poi un bel giorno, ad inizio dicembre, arriva la chiamata del procuratore: "Tutto ok, tra un po' ti chiama il team manager". In effetti è arrivata la chiamata del team manager e io ero euforico: finalmente stavo per realizzare il sogno di tutti i corridori... Dopo una breve presentazione della squadra, lui mi dice che purtroppo c'era stato un problema con uno sponsor, che era stato ridotto il budget e che loro comunque mi davano l'opportunità di correre "così". Avevo già capito cosa intendeva, perché di storie di questo genere ne avevo sentite altre, ma ho chiesto spiegazioni e lui senza girarci attorno mi ha detto: "I soldi non ci sono, se tu hai qualcuno che ti dà una mano, noi ti diamo la possibilità di correre". Sentite queste parole giuro che ho sentito crollare tutte le illusioni e i sogni di questi due mesi. Ok, era una squadra piccola, ma comunque era pur sempre una squadra di professionisti. Ho salutato e, appena chiusa la chiamata, mi sono sentito svuotato... tutti gli allenamenti, le gare, le fatiche, le rinunce, tutto quello che avevo fatto di buono in questa stagione e in quelle precedenti non erano serviti a niente. Sapevo e so tutt'ora di non essere un campione, ma uno spazio pensavo di meritarlo... il vento lo so prendere, le fughe le "imbrocco", mi dicevo, e invece qua nessuno crede in me. Qualche settimana dopo sono stato contattato da un altro team manager di una squadra professionistica, sempre continental, e anche qui è accaduta la stessa identica cosa... ma ormai non avevo più illusioni».
Nei primi giorni, il giovane atleta ha vissuto molto male il mancato passaggio, di fatto rifiutato per principio. Aveva intenzione di smettere e di cercarsi subito un lavoro, poi però gli amici (in primis Leonardo Bertagnolli, sua moglie Elisabetta e Fabrizio Amerighi della Trevigiani), standogli molto vicino, lo hanno convinto a non mollare. È riuscito a trovare nuove motivazioni, quest'inverno si è allenato più degli altri anni, perché è testardo e vuole guadagnarsi una nuova possibilità, dicendo a se stesso: «Se quello che ho fatto non è bastato, allora farò di più!».
Si tratta di un fenomeno diffuso tra i dilettanti? «Purtroppo credo che ci siano corridori che accettano certi compromessi per correre. Sono scelte loro, non le critico, so che la bicicletta è una "droga": l'emozione delle gare, la magìa di avere il numero sulla schiena, è qualcosa di indescrivibile. Ma non si può vivere la bici a tutti costi: accettando questi "compromessi", secondo me fanno del male al ciclismo. Dal canto mio, vedo il ciclismo come un lavoro molto faticoso e quindi è giusto che sia retribuito come un qualsiasi altro lavoro. Chi di voi andrebbe a lavorare gratis, anzi, a proprie spese? Farò il meglio per riuscire quest'anno a passare professionista con una squadra seria, e se andrà male non voglio avere rimpianti, cercherò un lavoro: sono laureato in Tecnologie della Comunicazione e mi piacerebbe trovare un lavoro in qualche televisione come cameraman, montatore o regista. Anzi, colgo l'occasione per fare un appello...».
In questa situazione, i tecnici della sua attuale società gli sono stati vicini, motivandolo; gli hanno assicurato che faranno il possibile per metterlo in condizione di raggiungere degli ottimi risultati, e se ne avranno la possibilità cercheranno di aiutarlo nel trovare squadra il prossimo anno.
Perché, a tuo parere, a dei ragazzi, anche molto meritevoli, viene proposto di correre gratis? «Il problema principale nel ciclismo di adesso è che mancano i soldi, così dicono e può anche essere vero, ma sinceramente penso che certi personaggi si arricchiscano alle spalle di ragazzi che sono disposti a correre gratis pur di coronare un sogno. Non credo sia giusto vivere e mangiare sulla nostra passione, sui nostri sogni e sui nostri sacrifici. Se non si hanno soldi per pagare gli atleti sarebbe meglio non fare la squadra. O almeno, io la penso così!».

Enula Bassanelli
(con la collaborazione di Elisa Marchesan)



Puntate precedenti:

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano