I promossi della stagione - Di Luca e Contador. Boom Riccò
Siamo in pieno ciclomercato, visto che la stagione "vera" s'è conclusa ormai un mese fa, e tante cose son successe, stan succedendo e succederanno: la nuova LPR di Fabio Bordonali si candida, con Di Luca e Savoldelli, a ruolo di guastafeste verso gli "squadroni" del Pro Tour (o di ciò che ne rimarrà); l'Astana è sempre più l'anello di congiunzione con la Discovery Channel; la Lampre, senza un secondo sponsor, ha tenuto Cunego e Ballan, ma ha dovuto cedere Bennati, Franzoi e Valjavec, tre corridori che hanno dimostrato di saper essere importanti per il team; la Milram ha segato Gianluigi Stanga, e l'anno prossimo non sarà neanche per metà italiana, spostando il ramo manageriale del team in Olanda o in Germania. Noi però volgiamo un attimo lo sguardo al passato, cercando di dare un'occhiata globale alla stagione ciclistica 2007 che si sta concludendo con le corse in Ecuador e in Brasile, e si concluderà tra Costa Rica e Cina nel mese di dicembre, cercando di dare voti e giudizi ai protagonisti "buoni e cattivi":
Di Luca - 9,5
Inizia subito alla grande, dando spettacolo alla Milano-Torino. Poi la grande intuizione di non saltare le Ardenne per puntare tutto sul Giro d'Italia, ottenendo due terzi posti e la vittoria alla Liegi-Bastogne-Liegi. Quella vittoria, importantissima, lo proietta con fiducia al Giro d'Italia, dove dimostra sin dalla cronosquadre d'apertura di essere l'uomo da battere. Peccato per la squalifica di tre mesi che gli ha fatto saltare Mondiale e Lombardia: sarebbe stato interessante vedere cosa avrebbe fatto.
Piepoli - 7
Si affaccia al Romandia, e poi corre il Giro d'Italia più bello della sua carriera: la vittoria a Genova, le vittorie lasciate a Riccò e Simoni sulle Tre Cime di Lavaredo e sullo Zoncolan. Ed anche la maglia verde di miglior scalatore finale. In giugno resiste abbastanza bene al Delfinato, poi saluta tutti e si rivede alla Vuelta: vittoria di tappa e due bei piazzamenti.
Riccò - 7,5
L'anno scorso s'era presentato, quest'anno s'è descritto: vince a gennaio in Argentina, poi a marzo, alla Tirreno-Adriatico, ridicolizza in un paio d'occasioni campioni del calibro di Vinokourov e Klöden (a cui diamo un 6 per la sfortuna avuta quest'anno e per la vittoria finale alla Tirreno), e poi quello scatto sul Poggio alla Milano-Sanremo che ha sfiancato tutti o quasi. Poi le Ardenne da "studente" (9° all'Amstel, 5° alla Freccia), ed il Giro, col 2° posto a Montevergine, il "giallo" di Fiorano Modenese e la vittoria di tappa alle Tre Cime di Lavaredo, il tutto condito dal 6° posto finale: nient'affatto male per un giovanotto del 1983. Dopo un periodo di riposo estivo, che gli è costato il Mondiale di Stoccarda, rieccolo davanti al Giro dell'Emilia (4°) e al Giro di Lombardia (2°).
Napolitano - 7
Mette insieme altri sei successi, confermandosi come uno dei velocisti più forti del panorama internazionale. Tra questi, la perla assoluta della volata di Camaiore al Giro d'Italia, battendo Petacchi in casa sua, anche se lo sprint più entusiasmante rimane quello a Scarperia nel circuito automobilistico. Fa anche il debutto sulle strade del Tour, cogliendo un 3° e un 5° posto di tappa. Il tris alla Bernocchi è un ulteriore sigillo alla sua ottima annata.
Petacchi - 8-
Sul suo giudizio pesa molto quella Sanremo gestita in malo modo, vista la scarsa condizione di marzo, soprattutto nei confronti di Zabel (a cui va un 7 pieno per la pazienza, la professionalità e la vittoria di tappa alla Vuelta). Quando sembra perso, con le "batoste" di Bennati, Boonen e McEwen, ecco il Giro e l'occasione per risorgere: cinque tappe vinte, la maglia ciclamino e delle volate veramente da applausi (su tutte, quella di Riese Pio X). Salta il Tour e si ripresenta con due successi di tappa alla Vuelta, successi che fanno da preludio all'ottima vittoria alla Parigi-Tours.
Contador - 9
Vincere la Parigi-Nizza e il Tour de France nella stessa stagione è una cosa assolutamente da applausi, anche perché se alla "corsa verso il sole" ce lo si poteva aspettare, al Tour era quantomeno la terza punta di una Discovery che ad inizio stagione poteva contare su Basso (s.v. per la sua annata più disgraziata) e Leipheimer (6 per la regolarità: pensare che possa ottenere di più è difficile). Delude un po' sulle Ardenne (specialmente alla Freccia), poi è buon 6° al Delfinato; poi la vittoria a Plateau-de-Beille e l'estromissione dal Tour di Rasmussen gli spalanca le porte non solo alla maglia bianca di miglior giovane, ma addirittura alla maglia gialla. Quella più ambita. Dopo le fatiche di metà stagione, si concede solo l'apparizione in Missouri, per fare un favore allo sponsor.
Rebellin - 7+
Inizia subito con la grande prova alla Parigi-Nizza, ma Freccia e Stoccarda sono sicuramente le sue due perle stagionali. È anche importantissimo per Schumacher all'Amstel Gold Race, è 5° alla Liegi e al Lombardia, e cicca solo il Giro d'Italia, dove non è mai protagonista. È l'ultimo ad arrendersi allo strapotere di Frank Schleck al Giro dell'Emilia. È il miglior italiano - per quel che vale - nella classifica finale del Pro Tour.
Freire - 7,5
La sua stagione è in attivo già a fine marzo, con quella splendida volata alla Milano-Sanremo. Prosegue sulla falsariga degli ultimi anni, forse vincendo meno, ma sicuramente assicurando maggiore continuità alle sue presenze in corsa: al Tour riesce solo a piazzarsi, ad Amburgo viene beffato da Ballan, vince tre tappe alla Vuelta e si candida prepotentemente per il Mondiale di Stoccarda che però, come tutta la Spagna, cicca clamorosamente. Il 3° posto alla Parigi-Tours chiude la sua stagione.
Ballan - 8,5
Obiettivo raggiunto: meno piazzamenti, più vittorie. E che vittorie: la Tre Giorni di La Panne, il Giro delle Fiandre, con quell'accelerazione sul Grammont che ha letteralmente sfaldato muscoli e materia grigia di Tom Boonen, e la Classica di Amburgo, con quell'anticipo ai meno 800 metri dall'arrivo che ha sgretolato il treno Rabobank, pronto (o quasi) a pilotare Freire verso una volata "lineare". Cicca la Roubaix post-sbornia fiamminga, ma il 4° posto a San Sebastián ed il 5° al Giro di Polonia lo collocano comunque tra i migliori italiani nella classifica Pro Tour (e in quella del SMR, che forse è meglio).
Bennati - 7,5
Alza le braccia al cielo per dieci volte, iniziando a febbraio (al Giro del Mediterraneo) e smettendo a settembre (alla Vuelta). Cicca malamente la Sanremo, è bravissimo al Fiandre in appoggio a Ballan ed è costretto a saltare la Gand-Wevelgem per un'influenza che lo debiliterà anche alla Roubaix. Salta il Giro per far posto a Napolitano, ma si ritrova il ragusano anche al Tour: difatti la co-presenza lo innervosisce, ed i primi giorni non combina niente. Quando Napo si ritira, lui piazza due zampate incredibili (in fuga e in volata, niente meno che sui Campi Elisi). Cicca anche Amburgo, però, per via di un problema meccanico, ma si rifà con tre tappe alla Vuelta, iniziando bene (vince la prima tappa a Vigo) e finendo meglio (fa suo l'atto conclusivo di Madrid e si porta a casa la maglia a punti).
Evans - 7
Per carità, è bravo ed ha una costanza da applausi. Però l'unico successo di un corridore "di grido" non può essere solo una cronosquadre di 12 km alla Coppi&Bartali. Lui è sempre davanti, dal 7° posto alla Parigi-Nizza al 4° del Romandia (dopo il flop sulle Ardenne), dal 2° posto al Delfinato a quello al Tour de France (anche se forse dalla Francia potrebbe arrivargli la vittoria nella crono di Albi, quella vinta da Vinokouov poi scoperto emotrasfuso). È vero, vince anche la cronometro pre-olimpica di Pechino e la classifica finale della kermesse cinese, ma i successi di peso sono altri. E non sarebbe neanche male arrivare 4° ad una Vuelta, se quel carniere fosse contornato da una o due tappe: c'è modo e modo di piazzarsi. Il 5° posto al Mondiale ed i sesti posti ad Emilia e Lombardia non sono nient'altro che la continuazione di un'annata mediamente alta, senza particolari acuti, per l'ultimo vincitore di un Pro Tour "sensato".
Menchov - 8
La sua stagione parte tardi e col piede sbagliato, tant'è che dobbiamo aspettare metà maggio, al Giro di Catalogna, per vederlo competitivo (cronoscalata di Arcalís vinta e 3° posto finale). Anche al Delfinato è discreto (4°), e soprattutto sembra migliorato nello gestirsi in salita, col caldo estivo francese. Invece al Tour arriva la doccia gelata per il russo, che è "costretto" a buttarsi a capofitto sulla Vuelta che, ad onor del vero, domina dall'inizio alla fine. Rivince ad Arcalís (stavolta senza tic-tac) e gestisce sempre la corsa alla perfezione, lasciando fare qua e là, un po' come - con le dovute distanze - Miguel Indurain.
S. Sánchez - 7,5
È uno dei corridori più divertenti del gruppo, e già questo gli conferisce un voto positivo. Aveva dichiarato di puntare forte sulla Vuelta, e per riuscirci è costretto a partire un po' col freno a mano tirato, soprattutto sulle Ardenne, che una volta - soprattutto la Doyenne - erano il suo terreno di caccia preferito. Si piazza spesso, vince una tappa nei Paesi Baschi e una in Catalogna, e poi mette in fila tre-successi-tre alla Vuelta a España che lo fiondano sul podio, il primo per la Euskaltel-Euskadi nella grande corsa a tappe spagnola. Ai Mondiali è un po' il carnefice della Spagna (anche se forse è più la Spagna carnefice di Samuel), poi si va a prendere anche il 3° posto al Giro di Lombardia.
Bertagnolli - 7
Torna a correre dopo 4 mesi, da marzo a luglio, per un'aritmia cardiaca che ne poteva mettere a repentaglio addirittura la carriera. Al Brixia dimostra di poter essere ancora un corridore, a San Sebastián approfitta della marcatura ferrea verso gli altri uomini Liquigas e va a prendersi una bellissima corsa. La Vuelta corsa un po' sottotono non gli permettere di essere tra gli azzurri di Stoccarda, ma poi si toglie la soddisfazione di vincere al Cimurri e di confermarsi così ad alti livelli.
Karpets - 7
Zitto zitto, cacchio cacchio, tomo tomo, il lungagnone russo coi capelli lunghi, uno che giù dalla bici sembra più una rock star che un ciclista, si va a prendere due corse niente male come il Giro di Catalogna ed il Giro di Svizzera, "accontentandosi" di ruoli di secondo piano durante le varie grandi corse a tappe, nelle quali, comunque, si porta a casa un 14esimo (Tour de France) ed un 7° posto (Vuelta a España). Non sarà uno di quei corridori da copertina, ma è uno di quelli che quando vanno male le cose ai capitani "veri", è sempre lì, pronto a darsi da fare.
Soler - 7,5
Che sorpresona, il colombiano del Team Barloworld. Già a marzo è l'unico che riesce a seguire Di Luca lungo Superga, piazzandosi 2° alla Milano-Torino. Poi niente di speciale, fino al Tour de France: un quarto posto di tappa, poi la magnifica vittoria di tappa a Briançon, dimostrandosi anche dopo uno degli scalatori migliori del Tour coi piazzamenti a Plateau-de-Beille e sul Col d'Aubisque. Risultato: 11esimo in classifica generale, e soprattutto maglia a pois finale portata a casa. E se ci mettiamo anche la vittoria di tappa di Hunter (già quella gli vale il 6,5 pieno), si capisce come il Tour de France della "piccola" Barloworld sia stato assolutamente positivo. Ad agosto, poi, arrotonda anche con una tappa e la vittoria alla Vuelta a Burgos, davanti un certo Valverde. È un 1983 assolutamente da seguire.
Visconti - 7
Al Giro è sfortunatissimo: ci prova sempre e non ci riesce mai. Poi a Genova vince un Campionato italiano col piglio del leader, battendo gente come Rebellin in uno sprint ristretto. E quella vittoria lo sblocca, visto che arriva anche il successo di tappa al Brixia Tour e quello - ma stavolta è un bis - alla Coppa Sabatini. Si affaccia nelle zone alte anche del Giro di Lombardia, con un 9° posto, magari un po' anonimo, ma che sicuramente rappresenta un bel segnale per un futuro anche molto prossimo.
A. Schleck - 7,5
Fino al Giro qualcosa s'intuiva, per carità, visto che un '85 che arriva 16esimo alla Parigi-Nizza e 8° al Giro di Romandia non passa certo inosservato, soprattutto se di cognome fa Schleck e se il fratello grande (Frank, per i distratti) dice che è più forte di lui. E poi arriva maggio, il fenicottero lussemburghese si veste di bianco ed entra nei primi 10 di ogni tappa di montagna e contro il tempo della rassegna rosa. Risultato? 2° posto finale, a meno di 2' minuti da Di Luca e poi, dopo un periodo di breve rilassamento (comprensibile per un giovane della sua età), si ripresenta al Giro di Lombardia e finisce 4°. Se non sarà indottrinato a macchina da Tour (e i segnali, purtroppo, vanno in questa direzione), è un ragazzo che ci farà divertire assai.
A. Bertolini - 8
Non è tanto la vittoria in una tappa della Coppi&Bartali, né i piazzamenti nelle varie tappe e nelle varie corse italiane. A quello eravamo e siamo abituati. Poi però arriva l'Appennino, i podi a Matteotti e Tre valli, l'altro successo all'Agostoni, un grande Giro del Veneto e la Coppa Placci. Ruolino che lo porta dritto dritto in Nazionale, ruolo da titolare, e a Stoccarda offre una prestazione superlativa, stando in testa al gruppo dal primo all'ultimo giro. Dopo quella faticaccia, il miglior risultato è un 3° posto al Beghelli. Standard altissimo.
Cunego - 8
Fino a metà aprile il percorso d'avvicinamento al Giro sembrava più che buono: 9° a Murcia, 7° al Criterium International, 4° al Giro dei Paesi Baschi con un ottima prova a cronometro nella tappa conclusiva. Poi, inspiegabilmente, sceglie il Trentino in luogo delle Ardenne, e i due successi di tappa più vittoria finale in Italia non valgono il pensiero di ciò che sarebbe potuto succedere ad Amstel e Freccia, visto anche il buon 7° posto che ottiene a Liegi. Al Giro parte bene, ma poi si perde, smarrendo serenità e senso tattico. Il 5° posto finale è il premio alla sua caparbietà, più che alla sua condotta di gara. Dopo il Giro non stacca, ma corre in Svizzera, rimediando un altro 5° posto senza infamia e senza lode. Ad agosto vince una bella tappa in Germania battendo Rebellin, poi alla Vuelta cade quasi subito, e non riesce ad essere protagonista. Ballerini gli dà fiducia e lo porta a Stoccarda, lui lo ripaga con una prestazione attenta e gagliarda. Quel Mondiale gli fa un bene dell'anima, se è vero che poi, dopo il 5° posto all'Emilia che rispecchia la stagione disputata fino a quel punto, mette a segno un bell'uno-due tra GP Beghelli e - soprattutto - Giro di Lombardia. Una classica monumento che fa sbalzare le quotazioni del veronese assolutamente in attivo.
O'Grady - 7,5
Una sola vittoria per il vecchio aussie, quest'anno, prima della brutta caduta al Tour de France che gli ha portato via mezza stagione; ma che vittoria: la Parigi-Roubaix. Primo successo australiano nella classica delle pietre, una vittoria di prepotenza, astuzia (sfruttando il marcamento verso Cancellara) e resistenza. Da gran passista, insomma.
Cancellara - 7+
A parte il secondo mondiale a cronometro, che pure rappresenta un traguardo non disprezzabile, è quella bellissima tappa di Compiègne al Tour de France, con quell'anticipo a 1000 metri dal traguardo riuscito per un soffio, a farci sorridere il cuore. Lo svizzero di origini lucane delude, a dire il vero, al Nord, nonostante sembrasse il più forte del lotto, correndo male, probabilmente con troppa autorità (viste le gambe) e poca testa. Risorge al Tour, con il prologo di Londra, sette giorni in maglia gialla, la tappa già descritta e addirittura qualche piazzamento in volata.
Schumacher - 7
È vero, vince un'Amstel stellare, con il cambio rotto, tanti punti di sutura alla gamba e chi più ne ha più ne metta. Però il tedesco l'anno scorso era stato molto più continuo e soprattutto molto più (con)vincente. Le due tappe al Giro 2006 sono barattate col nulla ottenuto al Tour de France ed alla Vuelta a España, ed anche viste le belle prestazioni alla Tirreno-Adriatico (vittoria a crono, 2° a Offagna dietro lo scatenato Riccò), per l'anno prossimo - fossimo in Stefan - un nuovo pensierino al Giro lo faremmo. Onora il Mondiale di casa con un 3° posto tutto sommato soddisfacente.
McEwen - 7-
Robbie ha terminato l'annata con la luna di traverso. Eh sì, perché l'australiano voleva correre la Vuelta per provare a vincere almeno una tappa in tutti e tre i grandi giri 2007 (dopo le vittorie di Bosa al Giro e Canterbury al Tour), invece la Predictor-Lotto l'ha spedito in Belgio, dove pure ha raccolto un successo di tappa all'Eneco Tour e l'ennesima Parigi-Bruxelles. Il 4° posto alla Sanremo ed il 6° alla Parigi-Tours, entrambe conclusesi in volata, non sono però risultati da Robbie McEwen.
Kolobnev - 7
Non è né una rivelazione, né un gran vincente, ma quest'anno s'è saputo ritagliare il proprio spazio grazie al coraggio in fuga e - cosa che spesso coincide con l'anima fugaiola - una discreta dose di pazzia. Vince una bella tappa alla Parigi-Nizza, poi il fato gli è contrario almeno fino alla Vuelta, dove riesce a piazzarsi 2° a Puertollano. Sfruttando Menchov, corre un grandissimo Mondiale a Stoccarda, abbinandosi a Rebellin nella fuga a due degli ultimi giri e riuscendo a seguire Bettini nelle fasi conclusive, mettendolo addirittura in difficoltà per la volata che ha assegnato la vittoria. Dopo l'argento iridato, la vittoria nella neonata Eroica è stato il giusto premio alla sua bella stagione.
Bettini - 8,5
"Se non avesse vinto il Mondiale, la stagione di Bettini sarebbe stata insufficiente", tanti hanno detto e scritto. Sì, è vero, ma intanto il Mondiale l'ha (ri)vinto, e scusate se è poco. Inizia a vincere presto, a febbraio, addirittura in California, però poi si blocca fino a settembre, fino a Luarca, fino alla Vuelta a España. Nel mezzo, una miriade di cadute (alla Milano-Torino con Celestino, alla Tirreno con Elmiger, alla Sanremo da solo, al Giro un bel po' di volte, etc.), il 7° posto all'Amstel, il 4° alla Liegi, qualche piazzamento di tappa al Giro (tra volate e fughe) e alla Vuelta (solo volate). Poi arriva il Mondiale, e con lui anche McQuaid e Frau Eisenman, che provano a scombinargli i piani, senza riuscirvi. Alla fine, a Stoccarda, suonerà di nuovo l'inno italiano. Come tanti anni fa con Bugno. Come un anno fa con lo stesso Bettini.