I discreti ed i bocciati - Boonen così così, flop Valverde
Uran - 6,5
Cresce proprio bene il ragazzino colombiano. Quest'anno s'è tolto lo sfizio di diventare il più giovane vincitore in una corsa Pro Tour, aggiudicandosi la tappa di Schwarzsee al Giro di Svizzera (che ha finito anche al 9° posto in classifica generale). Buon apprendistato anche al Giro di Germania, ma una brutta caduta l'ha tolto di mezzo da corsa e fine stagione quando sembrava uno dei più brillanti in salita. Da seguire con assoluta attenzione.
Valverde - 4,5
Fosse stato un altro corridore, la sua stagione sarebbe stata sicuramente positiva. Ma per uno che di cognome fa Valverde non possono bastare due secondi posti a Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi, né i sesti posti all'Amstel Gold Race ed al Tour de France, perlopiù con pochi piazzamenti intermedi di rilievo. Vince pochissimo per uno con le sue caratteristiche, e la mancata partecipazione alla Vuelta lo porta a disputare un Campionato del Mondo assolutamente scialbo.
Boogerd, Van Petegem - 6,5
Li accomuniamo per salutare la loro ultima stagione da ciclisti professionisti, anche se l'annata dell'olandese è stata infinitamente superiore all'annata del belga, ché non s'è ambientato in casa Quick Step e non è stato neanche di grande aiuto a capitan Boonen durante la campagna del Nord. Invece Micheal è stato superbo, soprattutto al Tour de France, dove s'è speso interamente per la causa di Rasmussen, e dove s'è portato anche a casa un 12esimo posto finale. Miete i soliti piazzamenti in primavera (9° al Fiandre, 5° all'Amstel, 6° alla Liegi), mentre delude un pochino al Mondiale. Grazie di tutto ad entrambi.
Boonen - 6
Ha vinto due tappe e la maglia verde di miglior sprinter al Tour, e un voto basso non glielo si può mettere. Però anche il bel Tom delude nella campagna del Nord, col 12esimo posto al Fiandre e il 6° a Roubaix senza essere mai realmente competitivo. Ottiene il suo miglior risultato alla Sanremo col 3° posto finale, ma anche lì il gap con Freire è sembrato ancora un po' troppo ampio per essere colmato. Ed anche alla Vuelta si deve accontentare dei piazzamenti. Un'annata un po' così, diciamo controversa.
Popovych - 5
No, Yaro, non sei tipo da 8° posto anonimo al Tour. Non lo sei perché con quello scatto lungo la Cipressa alla Milano-Sanremo s'è visto che il tuo potenziale è ben più ampio. Magari per le corse in linea, magari per le tappe (vedi Manosque alla Parigi-Nizza), ed anche se le Ardenne sono andate male, ed anche se al Giro sei stato sfortunato con quella scivolata già a La Maddalena, devi riordinare le idee e capire bene cosa vuoi fare da grande. Chissà, forse andare da Evans ti aiuterà.
F. Schleck - 6+
Non è un'annata da buttare, e se non fosse caduto in maniera così sciocca al Lombardia forse staremo parlando di tutte altre prospettive. Vince un grandioso Giro dell'Emilia, dominandolo, miete bei piazzamenti in primavera con gli ottavi posti a Parigi-Nizza e Paesi Baschi, il 10° all'Amstel, il 7° alla Freccia e il 3° posto alla Liegi, nella quale - a dirla tutta - è stato uno dei più bravi. Forse nel nostro giudizio pesa anche la strepitosa annata del fratellino Andy, così come quella defaillance patita al Giro di Svizzera dopo la vittoria di tappa, così come il passo indietro al Tour (10° lo scorso anno, 17esimo nel 2007). Corre anche un buon Modiale finendo 4°.
Paolini - 4,5
Quest'anno neanche Bettini avrà avuto il cuore di chiedere a Ballerini la convocazione di Luca in Nazionale. Il perché è presto detto, visto che, dopo il 3° posto al Fiandre (e precedente vittoria di tappa a La Panne), il milanese fa di tutto per nascondersi, così come la Liquigas fa di tutto per nasconderlo dalle grinfie di ogni possibile Ettore Torri di turno. Il risultato è un'annata anonima ed incolore, rimpinzata a fine stagione dal 4° posto alla Bernocchi e dal 3° posto al Giro della Romagna.
Burghardt - 6,5
Quando un ragazzo vince la sua prima corsa da professionista in una corsa importante è sempre bello. Marcus festeggia l'evento alla Gand-Wevelgem, anche grazie all'aiuto di Hammond, verissimo, ma proseguendo verso una maturazione nelle classiche in pavè iniziata con la fuga al Giro delle Fiandre nel 2005. Prima del successo, era stato bravissimo ad Harelbeke (3° dietro Boonen e Cancellara) e bravo al Fiandre (13esimo). Dopo l'exploit di Wevelgem, il 20° posto alla Roubaix e qualche altro piazzamento, perlopiù allo sprint (dove spesso ha dovuto coprire l'inefficienza dell'austriaco Eisel, a cui un bel 4 non glielo toglie nessuno, mentre all'altro spinter Ciolek i tre successi di tappa al Giro di Germania ed il podio ad Amburgo [3°] possono bastare per un bel 7 in pagella), hanno condito la sua stagione.
Hushovd - 5,5
Per il norvegese si può fare, con le debite proporzioni, lo stesso discorso fatto per Boonen, con la differenza che il belga è un fenomeno, mentre il norvegese Thor è semplicemente un buon corridore. Cicca tutte le classiche di inizio stagione, si riprende un po' al Giro d'Italia con due secondi posti (a Frascati ed a Scarperia) che gli aprono la strada al successo di tappa di Joigny al Tour de France. Cicca anche Amburgo, non corre la Vuelta perché nei due anni precedenti gli era rimasta sul groppone durante i Mondiali, ma il percorso di Stoccarda è troppo duro per uno come lui e finisce solo 19esimo. E anche l'8° posto alla Parigi-Tours non è certo un granché.
Gomez Marchante - 3
Il buon José Angel dovrà offrire una lauta cena a Riccò, Piepoli e Simoni, perché se il suo più che scadente operato in questa stagione è passato un po' in secondo piano il merito è tutto dei tre italiani, così bravi al Giro d'Italia. Lo scalatore iberico sembra abbonato al 12esimo posto (Paesi Baschi, Romandia e Svizzera), e l'unica corsa che vince è la Subida Urkiola di agosto. Anche alla Vuelta, flop totale: mai competitivo e 40esimo posto in classifica generale. Sullo stesso piano Koldo Gil, che però almeno ha la "scusa" di essere invischiato in un affare molto più grande di lui, e a cui quindi affibbiamo un 5 (quando ha corso, ha fatto discretamente bene).
Celestino, Astarloa - 3
Soli due piazzamenti a testa nei primi dieci degli ordini d'arrivo. Poco, troppo poco, pochissimo per due corridori del calibro di Mirko ed Igor, che avranno avuto anche i loro problemi, ma che ormai sono irriconoscibili, quasi impalpabili. Per Celestino arrivano in due tappe al Catalogna ed all'Eneco Tour: niente di ché. Per Igor arrivano al Giro del Mediterraneo ed alla Parigi-Nizza. Praticamente lo stesso, poco edificante, ruolino di marcia. E infatti la Milram, capito l'andazzo, è corsa a prendere Peter Velits (un bel 7+ alla sua stagione), Campione del Mondo tra gli Under 23 a Stoccarda e autore di belle prove, sia nelle classiche - ha vinto a Fourmies - sia nelle corse a tappe - discreto al Giro di Germania.
Vinokourov - 4
Più che altro perché s'è tolto di mezzo con una leggerezza che pare quasi irreale. Era partito molto bene alla Tirreno-Adriatico (3° posto finale), male sulle Ardenne e male - in fondo - anche al Delfinato, nonostante i due successi di tappa (ma più di 7' da Moreau sul Ventoux son troppi!). Poi arriva il Tour, la caduta, le ginocchia fracassate, la resurrezione a crono, poi anche in mezza montagna, infine la batosta. Au revoir.
Ignatiev - 6,5
Che gran bel pedalatore, questo giovanotto russo. Apre la stagione col botto, col successo a Marsiglia al Giro del Mediterraneo ed il prestigiosissimo Trofeo Laigueglia pressoché in fotocopia, con un anticipo secco ed irrimediabili nei pressi dell'ultimo chilometro. Anche al Giro d'Italia fa il diavolo a quattro, soprattutto verso Cagliari (con Visconti) e nel circuito di Milano (tutto solo). Nel prosieguo, si toglie lo sfizio di altri tre successi: due cronometro ed un altro anticipo. Bellissima rivelazione.
Gilbert, Nuyens - 5+
Da uno bravo come il vallone Philippe ci si aspettava il salto di qualità, ed i presupposti erano confortanti: lo scatto sul Poggio con Riccò è ancora vivo negli occhi di tutti gli appassionati, ma poi delude un po' - soprattutto come tattica di gara - durante le altre classiche. Non è fortunato né nelle tappe del Tour, né in quelle della Vuelta, ma comunque un discreto 8° posto a Stoccarda lascia il suo trend in crescita. Benino anche Nick, che si ritrova capitano in una squadra comunque modesta (soprattutto dopo la sospensione di Moreni). Vince Bessèges ed arriva 4° all'Het Volk. È 2° alla Freccia del Brabante e 7° al Fiandre. Non tiene botta tra Delfinato e Tour, ma è nuovamente competitivo all'Eneco Tour, vincendo una delle tappe più divertenti dell'intero calendario. Finisce la stagione ad agosto, saltando anche un Mondiale che si sarebbe sposato bene con le sue caratteristiche.
Simoni - 6+
Inizia presto, prestissimo, addirittura a febbraio. Va in Spagna, addirittura negli USA, poi torna per due piazzamenti non male nelle Ardenne. Inizia il Giro d'Italia pianino, da buon diesel, ma a Genova è già bello pimpante nelle posizioni che contano. Insegue il successo di tappa sia a Briançon sia a Bergamo, cicca la tattica verso le Tre Cime, ma poi una grande voglia ed un grande Piepoli gli portano in dote il Monte Zoncolan, stavolta - a differenza del 2003 - dal versante di Ovaro. Finisce 4°, senza troppi rimpianti, e poi si fa trovare pronto anche al Giro di Svizzera (11esimo) e nelle corse di fine stagione italiane, pur senza brillare eccessivamente.
M. Rasmussen - n.g.
Il Rasmussen visto fino a fine maggio era in preparazione per il Tour, e già questa è una cosa di per sé disdicevole, purtroppo non ascrivibile al solo danese. Ci prova in qualche tappa al Giro, ma senza troppa cattiveria. Poi arriva il Tour, e il buon Michael azzecca la fuga giusta verso Tignes, col peloton che s'addormenta e gli fa scavare un bel vantaggio. Diventa leader ed amministra. Col passare dei giorni, si rende conto che l'unico avversario sarà Contador, e lo marca stretto: 2° a Plateau-de-Beille, 1° sull'Aubisque. Sbaglia i calcoli, però, perché ha parecchi altri avversari: De Rooj, il suo manager alla Rabobank, che cede alle "lusinghe" di McQuaid e Clerc, e non lo fa partire, da maglia gialla, nella 17esima tappa. E così s'è scritta un'altra farsa.
Pozzato - 5,5
Inizio stagione coi fiocchi: 3° al Laigueglia, 1° all'Haut Var ed all'Het Volk. Soprattutto l'Het Volk ha fatto volare molti tifosi, molti pensieri, verso il pavè di qualche settimana più in là. Invece sin dalla Sanremo Pippo ha iniziato a mostrare qualche segnale di malessere: mai competitivo, da campione uscente, su Cipressa e Poggio; al Fiandre solo un lampo sul Bosberg per cercare di riprendere Ballan ed Hoste; non pervenuto a Roubaix; salta le Ardenne per recuperare dal malanno. Si presenta al Campionato italiano come uno dei favoriti, ma non riesce a tenere la corsa cucita. Risale la china al Tour, col 3° posto di Gand, il successo di Autun e il 4° posto a Montpellier. Se non fosse per il Mondiale completamente ciccato, il successo al Trofeo Matteotti ed al GP di Prato, così come il 4° posto a Plouay (lasciando il podio a capitan Di Luca), avrebbero avuto un gusto diverso.
T. Dekker - 6,5
Che è forte lo si vede lontano un miglio. Che sia bravo, e tatticamente accorto, è ancora tutto da dimostrare. Intanto quest'anno, dopo la Tirreno di dodici mesi fa, si prende il Giro di Romandia, e già non è poco, visto che è un '84. Raccoglie buone cose anche al Giro di Svizzera (successo di tappa), all'Eneco Tour (5°) ed al Giro di Lombardia (8°), mentre l'apprendistato al Tour de France è passato sicuramente inosservato.
Sastre - 5,5
L'insufficienza per uno che arriva 4° al Tour de France e 2° alla Vuelta a España? Sì. Perché Sastre non è un giovanotto, bensì un professionista navigato di 32 anni. Perché Sastre s'è già piazzato in queste due corse, e in un'annata senza padri-padroni doveva - se in grado - fare di più. Al Tour ci ha provato più spesso, alla Vuelta s'è quasi subito arreso alla gamba di Menchov. Però chiudere due corse a tappe così in alto senza neanche un successo di tappa risalta agli occhi come una bruttura.
Nocentini - 5
Dal toscano trapiantato in Francia, che dodici mesi fa si conquistò con la forza la convocazione per Salisburgo a suon di vittorie e corse da protagonista, ci si aspettava qualcosa in più, soprattutto al Giro d'Italia (per i successi parziali, ovviamente). Inizia benissimo vincendo al Mediterraneo sul Mont-Faron: praticamente mezza stagione in cascina, se corri per un team transalpino. Si riconferma al GP Indurain, in Spagna, regolando Valverde. Anche nelle Ardenne non è male, col 6° posto alla Freccia Vallone a far bella mostra di sé nel curriculum. Evidentemente arriva al Giro scarico, perché imbrocca a malapena una fuga buona. Poi non si vede più fino al 7° posto di Plouay.
Rogers - 5
Vabbè, al Tour è jellato come pochi (becca la fuga buona, quella di Tignes, ma cade ed è costretto al ritiro), ma questo non può giustificare la sua assenza fino ad ottobre. Il pre-Tour era stato anche abbastanza discreto, col 7° posto in California e il 4° alla Coppi&Bartali. Così come il 2° posto al Giro di Catalogna, con una resistenza in salita che aveva fatto pensare anche ad un suo possibile exploit al Tour (visto come va a crono). E invece post-Tour, l'unico piazzamento di rilievo è il 2° posto alla crono pre-olimpica di Pechino. Le altre corse? Saltate a pie' pari.
Pereiro Sio - 4
No, non gli facciamo certo una colpa di aver vinto per caso lo scorso Tour de France. Nient'affatto. Anzi, il suo 10° posto al Tour è anche un buon risultato per un corridore con le sue caratteristiche. Il problema grosso è il contorno. Va bene non fare una figura barbina al Tour, ma perché farla durante tutte le altre corse? L'unico successo è una cronosquadre, quella in Catalogna. Anche nelle brevi corse a tappe non combina niente, se non il 2° posto di tappa di Annecy al Delfinato. Non farti ingannare, Oscar.