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Ecco il vero grande Mauro - Grosseto, Napo dopo la tempesta

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Forse Archimede Pitagorico, lui sì, potrebbe inventare un congegno che analizzasse e spiegasse tutto quello che passa per la testa di un ragazzo di 20 anni. Ma purtroppo i personaggi dei fumetti finora non hanno intrecciato le loro vicende con quelle dei personaggi della realtà, e allora, per il momento, dobbiamo rassegnarci all'inafferrabilità dei pensieri, più che mai di quelli giovanissimi di Mauro Richeze.
Perché è di lui che si parla, di lui e delle sue avventure malesi, che se non ci fosse già stato Salgari potremmo mettere insieme una discreta saga. L'altro giorno gli gira lo sghiribizzo di fare una deviazione più ampia di uno svincolo autostradale, e in questa manovra che eufemisticamente definiremmo azzardata butta per terra Loddo e altri 20 corridori che venivano da dietro. Il velocista sardo si ritira per le contusioni, a Mauro non resta che cercare in se stesso le risposte: alla sua mossa; e al fatto di sentirsi accerchiato, lui l'ultimo arrivato della compagnia, e già sulla graticola delle critiche e delle accuse.
Avrà dormito male, l'altra notte, preso anche dal senso di colpa di chi in fondo sa di aver fatto una marachella. Ma a 20 anni c'è di bello che si viene perdonati. E, ripartito in gruppo ieri (nonostante una caduta banale a 60 km dall'arrivo, per via dei tasselli sulla linea che separano le carreggiate lungo le statali e gli hanno lasciato qualche grattata e qualche contusione), oggi è stato in grado di ripagare come meglio non poteva innanzitutto la fiducia del team che l'ha fatto passare professionista, la Csf Group-Navigare, poi la fiducia riposta in lui dai propri compagni di squadra, che oggi hanno corso con la certezza di avere una freccia più che valida da poter giocare allo sprint. E quindi, dopo che due anni fa era toccato al fratello Maximiliano, ora suo compagno di squadra, ottenere il primo successo da professionista sulle strade della Malesia, oggi ad assaporare il successo è stato il giovane Mauro Richeze, primo sull’arrivo di Kuala Lumpur, nell’ultima tappa del Tour de Langkawi.
Fondamentale l’ottimo lavoro della squadra, con Tomei bravo ad inserirsi nei vari tentativi di fuga sviluppatisi nel circuito finale, lo stesso Tomei e Savini preziosissimi quando in testa al gruppo quando s’è trattato di annullare il tentativo buono, infine Priamo, imprescindibile apripista per lo sprint del velocista nato a Buenos Aires poco più di 22 anni fa. Sprint che è stato assolutamente imperioso, da parte del neopro' argentino, che ora vive nel vicentino: secondo e terzo, ovvero il britannico Hunt ed Enrico Rossi, hanno potuto solamente constatare la sconfitta; più di una bici e mezza dietro Richeze. Mauro ha dimostrato di possedere un carattere non indifferente, visto che avere una spiccata personalità è elemento necessario per sostenere delle volate in testa al gruppo, con un treno organizzato, e ripagare con una vittoria la fiducia dei compagni e del team. Reverberi avrà di che fregarsi le mani, anche perché i margini di miglioramento di questo ragazzone sembrano ancora ampi.
Nella classifica finale, ovviamente nessuno scossone nel corso dell’ultima frazione: il successo ha così arriso al moldavo Ruslan Ivanov, con il podio completato da Matthieu Sprick e dallo spagnolo Gustavo Cesar, distanziati rispettivamente di 29" e 32". Il miglior italiano è Diego Nosotti, (NGC Medical-OTC), 16esimo a 4'29" dal vincitore.
L'Italia può però sorridere per quanto riguarda la graduatoria a squadre, vinta proprio dal team diretto da Gianni Savio e Marco Bellini, mentre anche la classifica dei Gpm si è tinta di tricolore, con Filippo Savini, leader grazie al successo di ieri nella tappa di Bukit Fraser.
Buono anche il bilancio delle vittorie di tappa: cinque il totale, con due affermazioni a testa per CSF Group-Navigare (Savini e Richeze) e Serramenti PVC Diquigiovanni-Androni Giocattoli (Hondo e Serpa) ed uno, targato Loddo, per la Tinkoff. Invece tanta sfortuna, ma anche tanta determinazione, per la NGC Medical-OTC di Pier Giovanni Baldini, che ha collezionato tantissimi piazzamenti con Nosotti, Corsini ed Enrico Rossi. (Stefano Rizzato)

Era il nome più invocato da tre giorni, Danilo Napolitano. E, appena ha avuto l’occasione di disputare una volata, non ha fallito. Il velocista siciliano, già vincente in Qatar quest’anno, ha preceduto allo sprint Mattia Gavazzi e il vincitore di venerdì, Pozzato, vincitore della classifica generale di questa prima edizione del Giro della Provincia di Grosseto.
La terza e ultima tappa, quasi totalmente pianeggiante, prevedeva un ampio circuito di 46 km da ripetere quattro volte, con partenza e arrivo nel capoluogo maremmano, con unica, breve, asperità nei pressi di Castiglione della Pescaia, a 25 km dal traguardo.
Nikandrov, il ritrovato Michele Gobbi, rientrante in questo inizio stagione dopo un lungo infortunio e già un paio di volte all’attacco, Duma e Glomser hanno animato la corsa con un tentativo da lontano. Sono stati ripresi a soli 10 km dal termine dopo più di 160 km di fuga, con un vantaggio massimo di circa 6’ sul gruppo, sempre condotto dalla Liquigas - del leader Pozzato - e dalla Lampre.
Negli ultimi chilometri l’andatura dettata dalle squadre dei velocisti è stata elevatissima e nell’ultimo chilometro la Liquigas, con Corioni e Quinziato, ha lanciato perfettamente Pippo, a caccia di altri abbuoni per mettere a sicuro la leadership. Ma ai meno 100 dall'arrivo è uscito di forza Napolitano, che è andato a vincere abbastanza nettamente su Gavazzi, Pozzato e Ferrari nell’ordine, arrivati praticamente appaiati. Quindi tappa al ragusano, felice per la sua prima vittoria di quest’anno in Italia, e corsa al vicentino, entrambi già a quota due nel computo dei successi stagionali.
Nella giornata di ieri la tappa era stata neutralizzata. Il gruppo, transitando in prossimità dell’arrivo di Orbetello per la prima delle tre volte previste, aveva giudicato gli ultimi 400 metri (con una stretta chicane in contropendenza e il successivo restringimento della sede stradale il vista dell’arrivo) troppo pericolosi ed erano bastati pochi chilometri per prendere la decisione unanime: niente volata.
Gli atleti, che hanno varcato la linea d’arrivo a passo d’uomo, sono stati accolti da qualche fischio, ma anche da molti applausi, trovando, tra i tifosi, sì qualcuno deluso dal mancato spettacolo, ma sicuramente un gran numero che ha compreso le motivazioni della scelta: "Mi è dispiaciuto tanto per Adriano Amici che ci ha dato l’opportunità di fare questa bellissima corsa e per i tifosi – ha commentato Pozzato, leader della generale e portavoce del gruppo – ma non ce la siamo sentiti di affrontare un arrivo così pericoloso ai 60 all’ora. Siamo stati subito tutti d’accordo, grandi e piccole squadre, dopo aver visto gli ultimi 500 metri per la prima volta, nel decidere di non fare la volata. Non c’è bisogno che ci scappi un incidente grave per capire queste cose". Dal canto suo Amici si è detto amareggiato per la scelta del gruppo: "Avevamo predisposto tutto per la sicurezza dei corridori posizionando anche dei materassi nell’ultima curva che, infatti, quando è stata affrontata per la prima volta ad alta velocità, non ha provocato nessun problema. Non penso che la scelta dei corridori sia stata la migliore".
Insomma una storia che ha lasciato strascichi polemici, ma che oggi sono stati messi in secondo piano dalla bella volata di colui che si propone prepotentemente, dopo gli squilli di Petacchi e Pozzato, come assoluto protagonista della Classicissima della vigilia di Pasqua.

Giuseppe Cristiano



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