Due fuoriclasse e tanto spettacolo - Le nostre pagelle del Giro di Lombardia
Cunego - 10
Dove siete, voi che ululavate, dove siete? Venite fuori! Eccoci, siamo qui, ululavamo, lo sanno tutti. Lo spunto veloce, che pareva perduto, è ancora parte del bagaglio tecnico di Cunego (ce ne vuole per battere un rognoso come Riccò), che lo usa nel migliore dei modi; l'attenzione in gara è degna delle migliori giornate del ciclismo, l'autorevolezza è innegabile, la voglia di centrare finalmente, a tre anni di distanza dall'ultimo, un bersaglio veramente grosso, è insopprimibile. La somma di tutto ciò è un grande spettacolo. Una gara accorta e seminale, Damiano fa a tratti le scintille, e pone le basi per quel che sarà. Lo rivedremo in prima linea anche nei grandi giri, c'è da giurarci. La maturazione è quasi a compimento, il ciclismo moderno batte di 10 lunghezze cassandre e critici. Bene così, ma ora vogliamo divertirci ancora.
Riccò - 9
Il San Fermo era troppo stretto per la sua incontenibile vitalità. Uno scatto, due, tre, con l'obiettivo di scrollarsi il mondo di dosso, ma se il mondo si scrolla, Cunego resta agganciato e non cede di un metro, anzi quando la salita finisce dà pure cambi validi che mettono subito le cose in chiaro: batterlo sarà difficilissimo. Certo, Richie Rich ci mette del suo, impostando la volata a Gallarate e arrivando troppo lungo, ma il Damiano di oggi difficilmente avrebbe perso contro chicchessia (forse il miglior Bettini...). Resta negli occhi lo spettacolo dato sul San Fermo (e con il consueto autocompiacimento rivendicato a fine gara dal modenese). Un patrimonio giovane che torna superprotagonista a 4 mesi e mezzi dal Giro. Preserviamolo.
Sánchez González - 7,5
Può anche succedere che perda qualche metro in salita, ma poi in discesa è il primo a rimettere le cose a posto. Non salta un cambio quando si tratta di inseguire, anzi è quello che più di tutti dà impulso all'azione del gruppetto che resta in caccia dei due battistrada. Sempre nelle posizioni che contano, con la ciliegina della spettacolarità senza pari del tratto dopo lo scollinamento dal Civiglio.
A. Schleck - 7,5
Il Ghisallo pare praticamente casa sua, visto che sin dalle prime rampe si mette a forzare, facendo male a più d'uno (su tutti, Bettini). Resta un po' ai margini sul Civiglio, ma quando suo fratello finisce per terra, ritorna prepotentemente d'attualità, e resta nel gruppetto che tiene a tiro Cunego e Riccò, trovando il modo di portare a casa un onorevolissimo piazzamento (quarto).
Tosatto - 7
Una fuga che non finiva più. Partito con altri sei sul San Fedele d'Intelvi, è l'ultimo a mollare, e si fa mezzo Ghisallo da solo, staccando tutti i compagni d'avventura. Cede di schianto a Civiglio, ma ormai aveva dato tutto e poteva lasciare il proscenio ai big con la soddisfazione di chi ha fatto il suo dovere fino in fondo.
Evans - 6,5
Mezzo voto glielo toglieremmo perché indossa quella maglia bianca che spettava a Di Luca: poteva rifiutare il protocollo? Forse sì. Per il resto, gara d'avanguardia, sempre presente quando la patria chiamava, e porta a casa quel sesto posto che comunque (assente Danilo) gli avrebbe garantito il successo nella classifica Pro Tour: un professionista troppo in gamba.
F. Schleck - 6,5
La disattenzione che lo porta a saggiare le proprietà dell'asfalto lombardo è da ascrivere anche a lui, che tampona Gusev e finisce per le terre. Fin lì, uno dei più convincenti, bravo a menare le danze sul Civiglio, ma incappato (purtroppo per lui) in una giornata super da parte di Cunego (e Riccò). Nel finale, nove su dieci, sarebbe stato battuto in volata anche se non fosse caduto. Ma non sapremo mai se sul San Fermo avrebbe fatto la differenza; e comunque esserci avrebbe significato qualcosa di rilevante. Per lui una grande occasione sprecata.
Kolobnev - 6,5
Nell'autunno della sua consacrazione, infila un'altra prestazione importante, fungendo da spalla degli Schleck e rivelandosi pronto a ereditare i gradi di capitano se dovesse presentarsene l'occasione. Frenato da una noia meccanica sul San Fermo.
Dekker - 6,5
Quando la strada s'impenna deve sempre fare i conti col proprio serbatoio, e centellinare il carburante. Ma quando si tratta di mettersi in testa ai vari drappelli che si sparpagliano nel finale, il suo apporto è senza pari. In ogni caso, sul San Fermo era tra i più brillanti (tanto da ricucire in prima persona su uno dei tre attacchi di Riccò), e nel finale dà una grossa mano a Evans che tenta un improbabile ricongiungimento coi due fuggitivi.
Rebellin - 6
Dopo il suo eccezionale Mondiale e un Giro dell'Emilia in cui è stato come al solito protagonista, ci aspettavamo molto di più. Ma evidentemente il Lombardia è una corsa che digerisce fino a un certo punto. Non brillantissimo su Ghisallo e Civiglio, fa corsa di rimessa, e la sua grande esperienza gli permette di salvarsi e di essere comunque nelle posizioni che contano quando si tratta di giocarsi la corsa. Ma Riccò e Cunego sul San Fermo hanno più di una marcia in più.
Mazzanti - 6
Il mondo Professional poggia sulle sue spalle, ma lui non ha la forza di Atlante, e anche se è sempre insieme ai più forti (o subito dietro) non rende neanche uno scatto allo spettacolo. A ruota tutto il giorno, il settimo posto che coglie al traguardo non sarà certo il risultato più scintillante della sua carriera.
Visconti - 6
Non capita tutti i giorni di avere alle dipendenze un gregario come Paolo Bettini. Comunque gli era già successo, quest'anno; stavolta, a differenza di Campionato Italiano e Coppa Sabatini, non mette bene a frutto il lavoro di cotanto luogotenente. Nono, ma piuttosto anonimo.
Nardello - 5,5
Sul Civiglio sembra pronto a vivere una giornata da protagonista, ma finisce il gas scompare subito dopo la discesa, lasciando che siano altri a giocarsi il Lombardia dalla vetta in poi.
Bettini - 5
Era scarico, dopo il bis Mondiale, o stava mettendo tutto da parte per questo Lombardia? Forse la risposta giusta, alla luce dei fatti, era la prima. In difficoltà già sul Ghisallo, rientrato poi e destinato a un lavoro di gregariato a beneficio di Tonti e Visconti. L'anno scorso ebbe motivazioni enormi per far bene, stavolta la butta più sul relax, ma tutto sommato non c'è da condannarlo, anche nell'ottica dell'aiuto dato alla squadra.
Uci - 3
La gestione del caso Di Luca è l'ennesima riprova dell'incapacità totale di chi è nella sala dei bottoni ad Aigle. L'anno prossimo il 3 scatterà di default, ad ogni occasione, se le cose continuano così.
Giro di Lombardia - 10/0
Una corsa così fantastica non può star lì sempre a fungere da titoli di coda alla stagione. Perché poi finisce e ti lascia dentro una voglia incomprimibile di riviverla, di rituffarti nel ciclismo più bello ed entusiasmante, e invece si tratta di dover staccare la spina per mesi e mesi, e così non vale! Se mettessero il Criterium delle Periferie Degradate come gran finale di annata, forse soffriremmo di meno. 10 alla corsa, 0 al fatto che sia l'ultima del 2007.