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Cresce bene il fenomeno - Boom stellare. Ottimo Fontana

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Nessun'esitazione, nessun dubbio: siamo di fronte a un fenomeno. Ventidue anni da poco compiuti, un metro e ottantanove per settanta chilogrammi di peso, Lars Boom è la nuova maglia iridata del ciclocross Élite, dodici mesi dopo aver conquistato il Mondiale Under 23 e quattro mesi dopo la vittoria nel Mondiale su strada, nella prova a cronometro, sempre Under 23, a Stoccarda.
Il giovane della Rabobank ha fatto la differenza nel corso della nona ed ultima tornata, nella quale ha aperto un gap di 7" rispetto ai rivali, che, incapaci di ricucire, si sono dovuti accontentare delle briciole. E se per Zdenek Stybar, bi-campione Under 23 (2005 e 2006) e anche lui classe '85, la seconda piazza è sicuramente un ottimo risultato, il grande deluso non può che essere Sven Nys: il belga leader del ranking mondiale, dominatore delle ultime quattro edizioni del Superprestige, ha accusato un calo di condizione proprio in coincidenza dell'appuntamento iridato, che del resto si svolgeva su un percorso forse non abbastanza selettivo per le sue caratteristiche.
Un successo carico di significati quello di Boom, perché oltre a rompere l'egemonia belga sull'iride, che perdurava dal 2001, l'olandesone di Vlijmen oggi ha eguagliato l'impresa di Radomir Simunek (senior), capace di vincere un campionato mondiale in tutte e tre le categorie: Junior, Under 23 ed Élite. Numeri che, uniti ai successi in Coppa del Mondo e alle buone prestazioni su strada (oltre al Mondiale Under a cronometro, Boom nel 2007 ha conquistato Omloop der Kempen e Tour de Bretagne), già da soli parlano di un talento impressionante: se ci si aggiunge che Boom è stato in grado, nonostante l'età, di gestire al meglio una gara estremamente tattica, beh... liberi di fantasticare su dove possa arrivare questo ragazzotto nei prossimi anni.
In casa Italia, un generoso Enrico Franzoi ha dovuto lottare, prima ancora che con gli avversari, con il dolore alla caviglia (dovuto all'infortunio patito in seguito alla caduta nella gara di Coppa del Mondo di Koksijde) e con una condizione imperfetta legata all'infortunio stesso: è finito 13esimo, ma non senza una fiammata d'orgoglio attorno a metà gara. Così, le soddisfazioni azzurre vengono – per certi versi sorprendentemente – da un fantastico Marco Aurelio Fontana: il campione tricolore disputa una gara superlativa, in cui è protagonista dall'inizio alla fine e in cui ottiene un ottimo 6° posto. Un piazzamento che gli sta quasi stretto, giacché – ma qui stiamo facendo i pignoli – con una gestione meno istintiva della corsa e qualche energia in più nel finale, almeno la quarta piazza era alla portata del ventitreenne lombardo.


Tracciato veloce quello di Spresiano: 3252 metri a ridosso del lago Le Bandie, che presentano come principali difficoltà un tratto di salita al 26% e un'erta di 38 scalini, caratteristica di questo circuito. Con il sole a splendere per tutta la due giorni di gare, le previsioni riguardo a una gara tattica e senza grossi distacchi all'arrivo sono state assolutamente rispettate.
Partenza senza intoppi per tutti i favoriti, con Boom, Stybar e Mourey che hanno il miglior spunto, mentre nel corso della prima tornata crescono Vervecken e Fontana: l'azzurro, tra il giubilo del pubblico di casa, passa sul traguardo per primo, staccando un tempo sul giro di 7'06". Il campione tricolore si ripete anche nel giro successivo, corso su ritmi decisamente più tranquilli: a seguire Fontana al secondo passaggio è lo svizzero Christian Heule, autore di una gara intelligente e buon 8° al traguardo, mentre Luca Damiani incappa in una foratura e resta così un po' attardato.
Il gruppo rimane sostanzialmente compatto, nonostante un tentativo di cambio di ritmo da parte di Sven Nys: il campione belga infatti inciampa nel tratto di scalinata e viene ripreso dagli inseguitori, tra i quali si distingue lo scatenato Fontana, mentre Boom sembra controllare la situazione con la freddezza di un veterano. È proprio l'olandese a passare per primo sul traguardo, all'imbocco del quarto giro, seguito da Stybar, anche lui decisamente sornione, Fontana e un quartetto belga composto da Sven Vanthourenhout, il campione uscente Vervecken, Nys e Wellens; nel plotone al comando ci sono anche Mourey e Simunek (junior), mentre decimo è Enrico Franzoi, leggermente staccato. Il mestrino sembra risentire del problema alla caviglia, impressione che diventa certezza quando viene inquadrato mentre, nella sezione in asfalto, si china a toccarsi proprio l'articolazione infortunata. Eppure l'azzurro, terzo l'anno scorso in Belgio, prova un'azione d'orgoglio nella prima parte del quinto giro, quando mette alla frusta il gruppo in un tratto in lieve discesa, per poi attaccare con decisione ed agilità la rampa al 26%; il tentativo è però ben rintuzzato, con Mourey e Boom che si dimostrano attenti e pimpanti.
Il giovane olandese, transitato sulla linea d'arrivo in testa, davanti a Vantornout (10° alla fine; gara anonima per uno dei protagonisti della prima parte della stagione) e a Simunek, sferra un attacco molto deciso più o meno nello stesso punto in cui ci aveva provato Franzoi. Boom riesce a creare un gap di 150 metri circa, ma niente più, tanto che preferisce desistere dal tentativo e gli inseguitori riescono a ricucire, grazie a un Fontana ancora molto attivo.
Nel settimo giro è la Francia ad essere protagonista, nel bene e nel male: difatti, mentre John Gadret prova a sua volta ad evadere, il connazionale Mourey, certamente uno dei più in forma, cade in un tratto di discesa, coinvolgendo peraltro Bart Wellens; per il corridore della Française de Jeux c'è addirittura il ritiro, mentre il belga, costretto a cambiare bici, finirà solo 15esimo. Nel frattempo, all'imbocco del penultimo giro, Simunek riprende Gadret e sullo slancio prova ad andarsene. Il ceco è decisamente in giornata e si deve muovere "sua maestà" Nys in prima persona per annullare quest'azione, insieme a Fontana, ancora molto tonico, Gadret, Boom e Vervecken.

Una volta ripreso Simunek, si torna a fare gara tattica, tanto che il passaggio al termine della penultima tornata vede diciassette corridori in soli 5". Ma è proprio sul rettilineo d'arrivo che si sviluppa l'azione decisiva, tutta targata Olanda: l'esperto Groenendaal si mette interamente al servizio di Boom, dando vita ad un forcing che, dopo 58 minuti di gara, mette a dura prova tutti i rivali. È la svolta: non c'è più spazio per strategie di sorta; proprio in questo momento chiude il gruppetto di testa Marco Aurelio Fontana, non certo aiutato dalla sorte, visto che si prende un attimo di respiro proprio nel momento sbagliato.

Così, nello stesso punto in cui aveva fatto la differenza nel corso del sesto giro, Lars Boom corona lo splendido lavoro di Groenendaal e lancia una stoccata che non ammette repliche, guadagnando immediatamente un vantaggio di 7". Dietro si crea un terzetto con Stybar e i belgi Nys e Vervecken: è quest'ultimo a caricarsi l'onere di provare a chiudere, mentre dietro Simunek e Fontana sono ormai tagliati fuori dai giochi per il podio. In un primo momento l'azione del campione uscente sembra efficace e il distacco scende fino a 4", ma davanti Boom, sfruttando le doti da cronoman e una condizione perfetta, marca un passo impressionante, che porta il gap a risalire fino agli 8". Ai 1200 metri dall'arrivo la corsa all'oro può dirsi conclusa: Boom taglia infatti il traguardo a braccia alzate, mentre nella volata per la seconda piazza Nys è preceduto dall'altro giovane talento Stybar, per la gioia dei rumorosissimi e simpatici supporter cechi.
Vervecken passa 4°, mentre per soli cinque centesimi di secondo l'altro ceco Simunek nega a Fontana un piazzamento tra i migliori cinque, che l'azzurro avrebbe di certo meritato; si tratta in ogni caso di un 6° posto mondiale che va ben al di là delle più rosee aspettative del pre-gara. Completano la top ten Sven Vanthourenhout, lo svizzero Heule, Gadret e Vantornout, mentre i piazzamenti degli altri azzurri sono: 13esimo Franzoi, 21esimo Marco Bianco, 33esimo Alessandro Gambino e 35esimo Luca Damiani.

Quando compare in sala stampa, Lars Boom ha tutto meno che l'aspetto di chi ha appena vinto un Campionato del Mondo. Sarà che siamo abituati alla gioia effervescente di un Bettini molto più che al tipico aplomb nordico, sarà che per il ragazzo affermarsi ai massimi livelli non è certo una novità, visti anche i trascorsi nelle categorie inferiori, fatto sta che, non fosse per la maglia iridata e per la medaglia al collo, ci sarebbe quasi da dubitare che sia lui.
«Non saprei se sia la giornata perfetta, – spiega Boom – la verità è che non mi sentivo "super" come altre volte; però nel circuito c'era un tratto in cui facevo la differenza: ho sfruttato quello per l'attacco decisivo. È andata bene, ma per questo devo ringraziare moltissimo Richard Groenendaal: con lui avevamo parlato ieri sera della necessità di aiutarci, nel caso la corsa avesse assunto una piega che ce lo avesse consentito. È una grande soddisfazione – continua il neocampione del mondo – soprattutto per il fatto di vincere il Mondiale Élite al primo tentativo, dopo aver conquistato quello Under 23 l'anno scorso; non mi consideravo il grande favorito, avrei potuto pagare l'inesperienza rispetto a un Mondiale, così l'obiettivo era entrare tra i migliori cinque. Felice di essermi sbagliato, ad ogni modo...».
Decisamente corrucciato appare Sven Nys, che però rifiuta l'idea di un "cambio generazionale" ai vertici del ciclocross mondiale: «Sia Boom che Stybar, ma a anche Albert, sono ragazzi probabilmente destinati a lottare per il Mondiale per i prossimi dieci anni, ma al tempo stesso io non credo di essere così vecchio da non poter ambire al titolo per i prossimi cinque. I miei problemi oggi – rivela Nys – erano sostanzialmente due: innanzi tutto un percorso in cui la parte tecnica era decisamente troppo poco tecnica, specie con il sole e correndo alle 14.30. In secondo luogo il fatto di essere arrivato all'appuntamento iridato non in perfetta forma: le ultime due settimane sono state certamente poco positive e questo ha sicuramente minato la mia sicurezza. Quei tentativi falliti di allungo nel corso della gara sono sicuramente un sintomo di tutto questo: in altre occasioni avrei atteso e provato a piazzare un attacco decisivo nel finale, ma comunque sia la gamba non era delle migliori, come s'è visto nella volata per il secondo posto».
È il turno di Stybar: «Quando Boom è partito c'è stato poco da fare: pensare di poter chiudere su di lui era un po' utopia, quindi ho preferito rimanere attaccato a Nys e giocarmi al meglio la volata».
E ora che inizia la stagione su strada, viene naturale domandare quali obiettivi si ponga il neocampione iridato: «Certo, la strada è importante - conclude Lars Boom - ma nei miei pensieri e nei miei progetti viene ancora prima il ciclocross, specialmente con un Mondiale da correre in casa, l'anno prossimo. Bisogna considerare che in Olanda la situazione è un po' diversa rispetto all'Italia o alla Francia, per esempio, e il cross è veramente molto seguito».

Stefano Rizzato

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