Bastianelli... e basta! - Italia show: Bronzini 3a, Cantele 5a
Da dove iniziamo? Come le riordiniamo le idee, dopo questa sbronza iridata? Potremmo iniziare dalla fine, è vero, decantando gesta, prestazioni e qualità della nuova campionessa del mondo; o potremmo partire dall'inizio, come fanno i bravi cronisti, quindi dall'allungo italiano sin dal 3° giro. O potremmo spaziare dall'inizio alla fine senza alcuna logica, semplicemente seguendo l'istinto e le emozioni, che presumibilmente è la cosa che faremo.
Marta Bastianelli, laziale di vent'anni, è la nuova campionessa del mondo in linea nella prova su strada, al termine dei 7 giri e dei 133,7 km su e giù per le vie di Stoccarda. E questa è decisamente la notizia più importante, più bella, più d'impatto.
Le notizie che non passeranno agli albi d'oro, né agli almanacchi, però, sono tante, tantissime, e quasi tutte riguardano la Nazionale italiana, che ha corso col piglio da leader e con il giusto peso della responsabilità dovuta dallo schierare una delle maggiori pretendenti all'oro finale, quella Noemi Cantele che tra Plouay e Toscana aveva impressionato tutti, dalle proprie avversarie alle proprie compagne, dai tecnici agli addetti ai lavori.
Non solo Noemi, però, aveva l'onore e l'onere di avere gli occhi puntati addosso, se è vero che s'è corso in Germania e Judith Arndt (ma anche Trixi Worrack) aveva(no) più di qualche idea su come raggiungere il gradino più alto del podio. E poi c'era lei, Marianne Vos, la campionessa del mondo uscente che, con tanto di numero 1 appiccicato sulla schiena, era pronta, beffarda come sempre ed assolutamente fortissima, ad andarsi a riprendere quell'iride che ha onorato in maniera strabiliante durante questo 2007 in gonnella.
I tanti argomenti ci portano fuori binari, ma torniamo volentieri indietro per raccontare delle mirabilie effettuate oggi in corsa da ognuna delle sei meravigliose azzurre che hanno preso parte a questo Campionato del Mondo in linea. La Guderzo, ad esempio, la prima ad attaccare (durante il 4° giro) e in grado di dare un'ulteriore botta al grosso del gruppo nel giro successivo, il 5°, allungando con decisione in contropiede dopo il forcing di Bronzini (con Cantele e Bastianelli nelle prime posizioni) sul primo strappo del circuito, quello lungo (o corto, dipende dai punti di vista) poco meno di 1 km, ma duro abbastanza per rimanere sulle gambe di molte atlete.
La veneta, già argento ai Mondiali 2004 di Verona (era giovanissima e finì dietro la Arndt, appunto), ha fatto il diavolo a quattro in testa alla corsa, costringendo la Gran Bretagna, la Germania, l'Olanda e la Spagna a darsi più di qualche cambio in testa e consentendo alle altre azzurre di starsene tranquille a ruota.
Oddio, proprio tranquille no, visto che un'assurdità organizzativa degli ipocriti tedeschi (negano finanziamenti all'UCI per via del doping dopo aver organizzato i Mondiali di calcio un anno fa) ha consentito ad una trentina di metri di transenne non fissate sul terreno di abbattersi su ruote e caviglie di un mazzetto di cicliste in corsa, togliendo dai giochi che contano atlete del calibro di Edita Pucinskaite e Priska Doppmann; e nel calderone ci è finita anche la Cantele, la nostra migliore punta.
La migliore, certo, ma sicuramente non l'unica, se è vero che nella prova di Coppa del Mondo francese che la varesina ha vinto, sul podio, oltre la Cooke, ci è finita anche una certa Marta Bastianelli; l'atleta della Safi-Pasta Zara-Manhattan, quest'anno, s'è "divertita" a finire un'infinità di volte sui gradini più bassi di tanti, tantissimi podi in giro per l'Europa (tappe a San Marino, in Polonia, nei Paesi Baschi, al Giro d'Italia, gli Europei Under23, il già citato Plouay e ancora alcune tappe al Giro della Toscana), ma mai su quello più alto. Si sapeva fosse competitiva, lo sapevano soprattutto Salvoldi e Amadori, ma non dava quelle garanzie che poteva dare Noemi Cantele e, se la corsa si fosse messa in un certo modo, Giorgia Bronzini.
Torniamo alla corsa, e alla straordinarietà delle azzurre: Giorgia Bronzini e Luisa Tamanini, con la Guderzo ancora in fuga, si sono staccate per attendere il proprio capitano e riportarla in gruppo prima dell'imbocco dello strappo duro, che sarebbe stato un crocevia importantissimo nel caso Noemi fosse rimasta attardata. La Tamanini, dapprima, era stata bravissima a rintuzzare l'attacco della spagnola Iturriaga, che aveva allungato per favorire una successiva azione di Maribel Moreno, rediviva dopo il podio al Giro d'Italia.
Noemi non solo rientrava, ma addirittura si riportava, proprio con la Tamanini a tirare le fila, in testa al gruppo. La Vos e la Ardnt si mantengono nella pancia del gruppo, mentre Noemi non vuole e non può, vista la condizione che possiede. Per fortuna si muovono le americane, con la Armstrong che lancia l'offensiva di Amber Neben: Noemi è sveglia e si accoda immediatamente. Dietro la Armstrong favorisce l'azione delle due, rialzandosi.
Mancano circa 25 km al traguardo, e si rischia. Ottimo. Una corsa attendista favorirebbe Marianne Vos; forse anche Giorgia Bronzini, è vero, ma in uno sprint, soprattutto dopo tanti km, l'olandesina è quasi imbattibile e l'Italia, per fortuna, dimostra di saperlo.
Noemi ed Amber si danno cambi regolari. Bravissima l'americana, strabattuta in volata, ma comunque decisa nel portarsi a casa una medaglia. Ma ovviamente, da dietro, alla Germania non può star bene quella situazione: rimanere fuori da questa fuga è stato il principale suicidio della compagine tedesca, che avrebbe potuto spendere la fenomenale Hanka Kupfernagel vista mercoledì a cronometro nella fuga, piuttosto che in testa al gruppo sfinendosi per ricucire il gap con le fortissime americana e italiana. Scelte, tattiche: fortunatamente, sbagliate.
La neo campionessa del mondo a cronometro riesce nel proprio intento, risucchiando Amber e Noemi poco prima dell'ultimo passaggio, prima dell'arrivo, sotto lo striscione finale. In testa, lì sotto, ci passa Marianne Vos. Mai vista sino ad allora, più che presente quando serve. I campioni, si sa, sono fatti così.
L'Olanda prova ad organizzarsi, ma addormenta un po' la corsa ed il ritmo, ed all'Italia non sta bene. Ancora una fenomenale Tamanini prende in testa la discesa che porta allo strappo duro, con Cantele in seconda ruota e Bastianelli (che prova anche a creare un piccolo buco, subito "riempito" da Boubnenkova e Vos) subito dietro. Ci siamo, o la va o la spacca.
Inizia lo strappo, la trentina si fa da parte e lascia strada e riflettori a Noemi Cantele. Ancora lei. Dopo la risposta alla Neben, l'attacco in prima persona. Purtroppo per la varesina, la segue l'unica atleta che non la doveva seguire, quella Marianne Vos forse non in condizione smagliante (corre praticamente da gennaio!), ma tatticamente geniale e sicuramente caparbia.
Noemi la maledice, forse, ma fa la cosa più giusta. Resta in testa a tirare per tutto lo strappo, tira un po' il collo all'olandesina volante, si volta per guardare se nel gruppetto che le insegue c'è anche Marta. E Marta c'è.
Mancano 15 km al traguardo, Noemi e Marianne sono riprese dall'allungo della svedese Emma Johansson; in quel momento, sulla sinistra della sede stradale, parte Marta Bastianelli, ed il gruppetto di testa si apre subito su tutta la sede stradale. Marta guadagna secondi sin dalle prime pedalate, con la Arndt sullo sfondo che pare inerme.
Proprio la Arndt, con la stessa Johansson, provano a ricucire subito lo strappo, ma la presenza di Cantele e di una straripante Bronzini nello stesso gruppetto fa venire gli incubi a tutte. La piacentina s'incolla alla ruota di Vos: "Se riprendono Marta - gli avran detto Edoardo e Marino - fai la volata con Marianne".
Dalle retrovie, a dar manforte alla Arndt ed alla Johansson, arriva un altro gruppetto che comprende la britannica Pooley e la spagnola Moreno, nonché la russa Boubnenkova e l'olandese Beltman, con quest'ultima che da lì a poco tenterà di immolarsi per la causa della Vos.
Bastianelli continua a guadagnare, perde soltanto quando le salta la catena lungo la seconda salita e quando un'indemoniata Boubnenkova decide di volere una medaglia e, in maniera tanto potente quanto scriteriata (visto che aveva una trentina di atlete alle calcagna), fa perdere qualcosa come 4" a Marta in 1,5 km.
"Bouba", però, non trova alleate serie. La Beltman è sfinita, la Arndt e la Worrack non si sacrificano l'una per l'altra, e Noemi Cantele è sempre lì davanti a fare la vedetta, pronta a braccare chiunque provi a mettere fuori il naso più del consentito.
In effetti la canadese Willock riesce a farlo, seppur per pochi chilometri e senza alcuna fortuna. È sempre e solo la Boubnenkova lo spauracchio della Bastianelli, e dell'Italia.
Ultimo km, Marta ha ancora 15" di vantaggio sul gruppo, e quei 1000 metri sembrano non finire mai. La pedalata sembra più legnosa, lei sembra affaticatissima, veniamo presi da cinque o sei (mila) attacchi di panico, con l'ombra del gruppo (che in realtà non si vede, ma si sa che c'è) dietro al groppone della giovane laziale di Lariano.
Ultima curva, Marta ha ancora 10" di vantaggio, ed abbiamo la certezza che sarà, 10 anni dopo l'oro di Alessandra Cappellotto a San Sebastián 1997, campionessa del mondo. Ma non esultiamo, non ancora.
Lo facciamo insieme a lei, insieme a quel tirarsi su di una difficoltà e di una stanchezza incredibile, a quel quasi tornare giù, accovacciata sul manubrio, perché "Bouba" ha lanciato una volata lunghissima, ed allora pedala ancora un po' Marta, pedala ancora fino alla linea bianca, ché non si sa mai.
Sorridi, Marta; ondeggia, Marta; fa l'aeroplanino, Marta; e sorridi, ridi, giovanissima e fortissima Marta. Hai vinto la tua prima corsa da professionista nella corsa che tutti i professionisti sognano. L'oro è tuo, l'iride è tuo, il Campionato del Mondo è tuo.
E fanno bene ad esultare anche Giorgia Bronzini, battuta da Marianne Vos per la medaglia d'argento, Noemi Cantele, quinta dietro Svetlana Boubnenkova, e Luisa Tamanini, giunta staccata dopo il massacrante lavoro di oggi. Fanno bene perché oggi ha vinto Marta Bastianelli.
Oggi ha vinto l'Italia.
Mario Casaldi