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Ti vogliamo così, Cunego! - Damiano festeggia, Rebellin ko

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Reattivo, determinato, coraggioso, attento, tatticamente perfetto, micidiale allo sprint. E vincente. Lo ricordavamo così, Damiano Cunego, lo aspettavamo di nuovo così: perché il talento non va e viene, e il veronese ne ha da vendere. Per questo non sopportavamo l’idea che si snaturasse per rincorrere miracolosi miglioramenti a cronometro, che rinunciasse ad Amstel e Freccia Vallone per vincere il terzo Giro del Trentino, che si dichiarasse soddisfatto dopo un quinto posto ad un Giro d’Italia assolutamente anonimo. La nota positiva di oggi non è di per sé il ritorno di Damiano alla vittoria, dopo oltre due anni, in una corsa ProTour, ma soprattutto il modo in cui è maturato il successo odierno, ottenuto lasciandosi alle spalle un Rebellin reduce dalla vittoria nel Brixia Tour e da un’ottima prestazione a San Sebastián. Ma andiamo con ordine.
La tappa di oggi proponeva, nei 183,8 km da Singen a Sonthofen, un percorso di non facile lettura, aperto ad un ampio ventaglio di possibili scenari e con il ruolo di ago della bilancia destinato all’ascesa fino ai 1420 metri del Riedbergpass, posta a 17 km dal traguardo.
Lungo la prima, pianeggiante, parte di gara, tarda a partire il primo tentativo di fuga, che prende corpo solo in corrispondenza del primo sprint per abbuoni, al km 76, quando si avvantaggiano sul gruppo il polacco Witecki della Volksbank e l’olandese Rooijakkers della Skil-Shimano. Sono corridori di secondo piano e non spaventano più di tanto il gruppo, che lascia loro fino a dieci minuti di vantaggio; ma quando, sulla prima parte di salita, gli uomini della Gerolsteiner decidono di aumentare l’andatura del plotone, diventa chiaro che i due di testa dovranno accontentarsi dei premi per i traguardi volanti e di aver mostrato per qualche chilometro le maglie dei loro team.
Il ritmo imposto dalla squadra tedesca sulle prime, morbidissime rampe dell’ascesa verso il Riedbergpass non è trascendentale, ma provoca comunque una consistente selezione: se un Bettini ancora in ritardo di condizione fatica a rimanere aggrappato al gruppo Maglia gialla, la maggior parte dei velocisti alzano bandiera bianca, con Förster che si trova tagliato fuori dal passo imposto dai suoi stessi compagni di squadra, mentre Zabel resta davanti a sognare la doppietta.
Ai 20 km dall’arrivo, quando cioè inizia la salita vera, la corsa esplode: la Gerolsteiner dà vita ad un vero e proprio forcing, che porta l’austriaco Kohl ad avantaggiarsi di qualche metro, con un’azione un po' telefonata; al contrattacco parte Stadler, sulla cui ruota s’incolla Cunego, seguito da Rebellin, López García, Uran e Gesink.
Il gruppo si sgretola: Zabel alza bandiera bianca, Voigt, a corto di gregari (Cancellara non è partito e il co-capitano, Andy Schleck, si è ritirato nelle prime battute della tappa) cerca di limitare i danni, mentre Leipheimer decide di aggregarsi ai fuggitivi, che nel frattempo hanno seminato proprio Stadler. A transitare per primo in vetta è Rigoberto Uran, seguito da Cunego e Rebellin, che formano così un terzetto nell’approccio alla discesa.
È una situazione che disgraziatamente dura poco, visto che il giovane e bravo colombiano della Unibet.com incappa in un clamoroso dritto nell’affrontare una curva verso sinistra e, in assenza di guard rail, piomba sull’irregolare terreno sottostante: il dislivello non è eccessivo, ma l’impatto, sul bordo di un minuscolo specchio d’acqua, è violentissimo, con lo sfortunato Uran che resta a terra dolorante al braccio sinistro. Per lui i bollettini medici parlano di tre fratture: gomiti destro e sinistro, e polso destro. Auguri di pronta guarigione.
Quando mancano 15 km, si delinea quindi un’accoppiata italiana al comando della corsa: e mentre Rebellin e Cunego procedono in ottimo accordo lungo la discesa, dietro è Voigt a guidare in prima persona gli inseguitori, con la collaborazione di Sørensen, unico gregario rimasto al suo fianco, e poi anche della Discovery Channel, una volta che Gesink e Leipheimer vengono riassorbiti.
Ai meno nove dal traguardo, si riaccoda al duo di testa lo spagnolo López Garcia, che dà man forte al tentativo nonostante la presenza del compagno Rojas, il miglior velocista superstite, nel gruppo Voigt.
Il vantaggio dei fuggitivi si riduce gradualmente, ma non abbastanza per un ricongiungimento, tanto che i tre passano sotto la flame rouge con rassicuranti 20” residui. López Garcia, conscio d’essere battuto già in partenza nello sprint, prova uno scatto deciso ai 500 metri; è Rebellin a chiudere il buco, ma mentre supera lo spagnolo sulla sinistra, verso le transenne, Cunego è già uscito dalla sua scia verso il centro della strada e, a velocità doppia rispetto al corregionale, va a conquistare una vittoria piuttosto netta.
La rinascita? Non esageriamo. Abbastanza per conquistare la Nazionale per il Mondiale in Germania? Forse no. Sicuramente un ottimo viatico per una seconda parte di stagione da protagonista, con la Vuelta e il Lombardia che possono riservare a Damiano ancora grosse soddisfazioni, e raddrizzare così la stagione del veronese.

Stefano Rizzato



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