Spillone da Baliani - L'umbro beffa Bosisio al fotofinish
Roba da toglierti il sonno, la ragione, la ragionevolezza, tutto. Roba da cazziatone sul camper da parte del team manager e del direttore sportivo, una volta tornata almeno la ragionevolezza. Roba da restarci male almeno fino alla prossima vittoria.
Roba da darti il sorriso, la gioia, le energie, tutto. Roba da complimenti e pacche sulle spalle da parte del team manager e del direttore sportivo, una volta sedato l'entusiasmo. Roba da dedicarci un sorriso per tutta una carriera, ripensandoci.
Dipende dai punti di vista.
"Vabbè, Zabel così ci ha perso una Milano-Sanremo da Freire - direte voi - Bosisio ci ha perso un Camaiore". È vero. Ci sono state delle beffe più grandi nella storia del ciclismo, e Bosisio non è né il primo, né sarà l'ultimo, ad essere il beffato. È anche vero, però, che Zabel di Sanremo già ne aveva vinte quattro, ed è Erik Zabel, una delle leggende del ciclismo.
Bosisio, invece, è "semplicemente" Gabriele Bosisio, uno che vivrà con l'Italia, tra pochi giorni, l'avventura pre-olimpica di Pechino con Ballerini, ma che tra i pro' non ha mai vinto, e che oggi avrebbe bagnato il primo successo in una delle classiche italiane più belle e più calorose, vista tutta la gente assiepata lungo il Monte Pitoro, erta preziosa del GP Città di Camaiore.
Il "Freire" della situazione è, oggi, Fortunato Baliani, umbro della Ceramica Panaria-Navigare che ci ha creduto fino in fondo, fino al traguardo, fino allo striscione dell'arrivo, nonostante i 20 metri guadagnati dall'uomo Tenax-Menikini ai 200 metri dall'arrivo, che poi si son trasformati in 2 centimetri a favore di quello che, in partenza, doveva essere il gregario di Sella e Luca Mazzanti, come tante altre volte in carriera.
Camaiore è anche la gara italiana che segna l'esordio di tanti stagisti (altri esordiscono in Portogallo, invece), e proprio uno di loro, Cristiano Fumagalli della Ceramica Flaminia, è nel drappello dei primi battistrada, che comprende anche nomi altisonanti come Di Luca, Nibali, Grabovskyy e Zanotti, nonché il vincitore uscente, il redivivo Luca Paolini.
Sono diciotto i battistrada, dopo il ricongiungimento da parte di un gruppetto di inseguitori comprendente Mirko Lorenzetto, e restano davanti per ben tre passaggi sul Gpm del Monte Pitoro. Durante la quarta scalata, invece, la Quick Step del campione italiano Visconti si dà particolarmente da fare, e riprende tutti i fuggitivi ad eccezione di Di Luca, Nibali, Grabovskyy e Vladimir Efimkin, ma ben presto anche Di Luca si rialza.
La Quick Step ottiene l'aiuto della Tenax di Fabio Bordonali, ed al km 131, dopo 85 km di fuga ed un vantaggio massimo di 1'30", il gruppo torna compatto
Al km 137 si forma un gruppetto in testa alla corsa: Siutsou, Rovny, Brutt, Golcer, Baliani, Sella, Schebelin, Noè, Tizza, Bosisio, Alessandro Bertolini, recente vincitore del Giro dell'Appennino, e Cardellini. Fuga ben assortita, con tre coppie di compagni di squadra (i due Tinkoff, i due Panaria, i due Tenax), ma senza rappresentanti della Quick Step e nessun capitano Liquigas.
Stranamente, però, le due squadre non si dannano l'anima, e lasciano che siano la Lpr (con Bailetti sugli scudi) e l'Amore&Vita (Kairelis in evidenza) a condurre l'inseguimento. La differenza tra uomini esiste ancora, però, perché se i gregari Quick Step e Liquigas avevano qualche speranza di andare a riprendere gli uomini in testa, numerosi, ben assortiti e bei pedalatori, lo stesso non si può dire per gli uomini di Boifava e Fanini, che infatti restano con un pugno di mosche.
Anche perché dalla testa del gruppo si muove dapprima Tizza della OTC Doors: è l'ultima scalata, delle sei in programma, al Monte Pitoro, e l'uomo di Lanzoni prova a fare il vuoto, ma è Golcer a stoppare il suo tentativo. Con un bel contrattacco, allora, allungano Siotsou e Baliani, uno scatto che fa male a tanti, in particolar modo ad Alessandro Bertolini, che evidentemente paga la fuga solitaria su e giù dalla Bocchetta di domenica, Noè e Cardellini.
Sella si mantiene a ruota di Bosisio, che è il più attivo nell'inseguimento. Con loro c'è anche Brutt, mentre Rovny e Golcer, che pure sarebbero stati utilissimi alla causa dei propri capitani, non ce la fanno a tenere il passo e scollinano con 15" di distacco, mentre il gruppo, guidato da un Pozzato volenterso, ma ritardatario, ha 45" di gap da recuperare.
I cinque davanti si ricompattano già prima dello scollinamento, e il margine consente loro di poter amministrare un congruo numero di secondi per il finale. Ma l'importante è arrivarci, a quel finale, e l'accordo allora procede di buona lena. La fuga è salva.
Dietro invece non c'è accordo, e ci prova prima Barbero, tutto solo, a riportarsi sui cinque battistrada, poi Pozzato insieme a Quagliarello, ma sono tutti tentativi velleitari dall'esito scontato: bagnomaria per qualche km, e poi ricompattamento col grosso del plotone.
Siutsou e Brutt sono battuti in partenza, in volata, e tentano di anticipare i compagni d'avventura. La Panaria, con due uomini, controlla e rilancia: dapprima Baliani, non troppo convintamente, poi Sella, all'ultimo km, con una progressione che costringe Brutt agli straordinari.
Il russo resta in testa, allora, e lancia la volata agli altri: Bosisio esce sulla sinistra ai 200 metri dall'arrivo, la sparata è buona, ma ha poca continuità. Siutsou prova ad accodarsi, Sella pare stanco, ma il bielorusso crea i presupposti (e la scia) per la rimonta di Baliani, che dapprima scarta l'uomo Barloworld sulla sinistra, poi si affianca a Bosisio sulla destra, e mentre quello fa per esultare, alzando le braccia al cielo, l'umbro lo infila con un magistrale colpo di reni sotto l'ascella destra.
A Bosisio si rompe l'urlo in gola, a Baliani tornano le forze nel giro di un millisecondo, e fa esplodere la propria gioia.