Sánchez ci ha preso gusto - Altra vittoria, ed ora punta il podio
Il segno che Samuel Sánchez sta lasciando su questa Vuelta è ben profondo. Due tappe vinte tutte insieme forse non le sognava nemmeno nelle sue notti più felici, e invece eccolo qui a vantare il doppio risultato di prestigio, che assume ancora maggior spessore se si pensa che in classifica l'asturiano è a un passo dal podio, e che l'obiettivo di raggiungerne almeno il gradino più basso non è poi così fantascientifico.
L'ultima tappa di montagna della Vuelta 2007 non era - nemmeno questa - una di quelle frazioni che fanno tremare i polsi anche solo a vederne la cartina altimetrica: la salita finale, l'Alto de Abantos, alternava scalini molto duri (quasi al 15%) a tratti in cui il terreno si faceva più dolce; quanto alle salite precedenti, quattro rampe non trascendentali e un primo passaggio sull'Abantos, con scollinamento a 50 km dal traguardo, completavano il quadro. Come dire: coraggiosi, andate in fuga e alla fine si vedrà.
E in effetti si sono mossi in tanti, a cercare l'ultimo traguardo possibile di questa Vuelta (domani la crono, domenica il volatone finale, spazio per gli amanti dell'attacco a tutti i costi non ce ne sarà più). Ben 17, tra i quali, per l'ennesima volta (sarà la decima?) il nostro Vanotti, che meriterebbe un vitalizio-combattività, più che un premio.
Ma non solo l'italiano della Liquigas ha animato l'azione. Anzi, avevamo lì davanti dei nomi abbastanza rilevanti, perché se Efimkin ieri ha buttato alle ortiche ogni chance di podio, fino a due giorni fa era abbastanza saldamente al secondo posto in classifica.
Ovviamente il gruppo controllato dai Rabobank di Menchov non poteva lasciare troppo spazio a questo tipo di attaccanti. Fatto sta che in cima al primo Abantos proprio Vanotti, con López García, è passato prima di tutti, essendosi avvantaggiato lungo la salita sui compagni di fuga. I distacchi, risicati: 30" sui primi inseguitori, 1'30" sul gruppo dei migliori. Sotto la pioggia e il maltempo (una giornata con condizioni climatiche avverse doveva prima o poi capitare), ai 35 dal traguardo su Vanotti e López si erano portati altri 5 uomini: Turpin, Arrieta, Isasi, Pérez Lezaun e Rubiera, con quest'ultimo che poi in contropiede ha tentato la sortita solitaria.
Ma si sapeva bene che tutte queste schermaglie avrebbero ceduto il proscenio alla lotta dei big, sull'ascesa finale. Una lotta che ha vissuto un gustoso preambolo sulla discesa dall'Alto de Robledondo, allorché il gruppo dei big si è spezzato, con Menchov rimasto dietro e gli Euskaltel davanti a tirare come forsennati in favore di Antón. Ma le distanze non erano tali da provocare sconvolgimenti, e così all'abbrivio dell'ultima salita non c'erano che 20" a dividere i due drappelli.
E per un Menchov come quello visto in queste tre settimane, è stato facile azzerare il gap con una bella progressione, attuata ai 10 km dal traguardo e volta a scremare una volta per tutte il gruppetto dei più forti. Intanto davanti López García andava all'attacco da solo, ma la sua azione era destinata a essere presto soppiantata dai più incisivi attacchi di chi veniva da dietro: su tutti, Samuel Sánchez, che ai 9 km ha iniziato una bella sgroppata che l'ha portato in breve a portarsi sui fuggitivi superstiti della prima ora e a staccarli.
Il momento più atteso, tuttavia, non era ancora arrivato: ma mancava poco, perché agli 8 km finalmente Sastre ha dato vita all'attacco finale, quello dell'o la va o la spacca. Carlos sapeva bene di non avere grandi chance di rimontare Menchov in classifica, ma almeno poteva smuovere qualcosa alle spalle della maglia oro. E infatti il secondo della graduatoria, Evans, è andato in affanno, sotto i ripetuti colpi del capitano Csc, fino a staccarsi e a cedere secondi preziosi (quanto preziosi saranno alla fine lo scopriremo domani, nella crono che sancirà definitivamente l'ordine della generale).
Ai 7 km Sastre e Menchov hanno ripreso Samuel Sánchez, e con loro c'erano Szmyd e López García (a loro volta ripresi dall'asturiano poco prima), e Moreno con Turpin, che sono stati capaci di accodarsi al trenino del capoclassifica. Il gruppetto così formato non ha più patito defezioni, e ha mirato dritto dritto il traguardo, sempre appresso alle trenate di Sastre (che voleva guadagnare quanto più possibile su Evans, e che nel finale è stato anche molto aiutato da Sánchez, per l'identico scopo).
L'australiano, comunque, è stato bravo a gestirsi e a perdere meno di quanto rischiasse a un certo punto, e ha chiuso con 1'25" dal vincitore e 1'22" dagli altri due protagonisti della classifica. La volata per il successo non ha praticamente avuto storia: Sánchez era il più veloce, lo sapevano tutti, e quindi in pochi si sono stupiti nell'apprezzare la grande sparata che ha permesso al capitano della Euskaltel di andare a cogliere la seconda vittoria in sei giorni. Dopo la gioia per il successo, il calcolo per la classifica: nei 25 km contro il tempo di domani, Sánchez dovrà recuperare 9" a Evans (ed eventualmente 52" a Sastre, che ora è secondo e difenderà a sua volta 47" su Cadel). Tutto può succedere, il podio può capovolgersi così come restare così com'è ora. L'unico dato certo e incontrovertibile riguarda Menchov, che ha 3'02" su Sastre: solo un cataclisma lo potrebbe privare della sua seconda Vuelta.