Questa faccia non è nuova! - Freire, terzo acuto alla Vuelta '07
Versione stampabileIl ragazzo sta esagerando. Sì, a questo punto possiamo dire senza paura di essere eccessivi che il ragazzo sta proprio esagerando. Perché quando si alzano le braccia al cielo tre volte su sei, dimostrando una superiorità piuttosto netta in ognuna delle tre occasioni, e potendo vantare qualche corposo rimpianto anche per una delle due sconfitte patite (quella subìta ad opera di Bettini, nel giorno in cui si trovò la strada sbarrata e non potè lanciare compiutamente il suo sprint), ecco, quando si verifica tutto ciò, poi è normale che arrivi pure qualche accidente.
Da parte degli avversari in gara, senz'altro: perché non è che chi va in bici ami particolarmente essere sconfitto ogni santo giorno; ma anche di quelli che saranno (e che ora stanno altrove), perché non possiamo nasconderci che tutto ruota intorno al Mondiale di Stoccarda, e che per quanto queste tappe siano belle e importanti, non sono nemmeno lontanamente paragonabili all'appuntamento iridato.
E così cianciando siamo arrivati al terzo capoverso senza aver ancora citato il nome di questo piccolo fenomeno che a Logroño ha centrato la terza vittoria in questa Vuelta, seconda consecutiva: Oscar Freire, che sta continuando in maniera impeccabile il percorso di avvicinamento a quello che sarebbe il suo quarto storico successo al Mondiale. Forse pure troppo impeccabile, pensa qualcuno, perché vincere con questa facilità a oltre 20 giorni dal dì di festa non implica che lì in Germania le cose saranno uguali a come le vediamo ora. È un concetto che abbiamo già espresso ieri, ma repetita juvant, perché in giro si vede un po' di rassegnazione, e invece occorrerebbe il massimo della razionalità.
Certo, a vedere l'ennesima volatona imbastita da Oscarito, un minimo di afflizione potrebbe pure venire. Allan Davis, pensando di trovare così la risposta a tutti i dubbi dell'umanità, ha anticipato lo sprint, partendo vento in faccia quando mancavano 300 metri al traguardo. E non lo si può certo biasimare, l'australiano, visto che qualcosa bisogna pur tentare, e non sta bene adagiarsi sempre sulle logiche dell'avversario. Però la realtà a volte è ben triste, e il vento in faccia di cui parlavamo poco sopra si è rivelato un ostacolo troppo ostico, e ha risospinto indietro Davis e il malavveduto Clerc, che subito aveva pescato la sua ruota e si era avventurato.
Ma se parliamo di volata lanciata troppo presto, dobbiamo anche citare Petacchino che, nel bel mezzo della carreggiata, ha mollato gli ormeggi probabilmente confuso anch'egli dall'avventata azione di Davis, e si è ritrovato a rimontare sì sull'australiano, ma ad esporsi a sua volta ad una bruciante rimonta di chi, nella partita di poker che si stava giocando, aveva saputo bluffare più a lungo, tenendo le proprie carte coperte e alzando così la posta.
Poker, bluff, carte coperte... Tutto induce a tornare a parlare di lui, esattamente, Oscar Freire. Che, con la sicumera di chi sa che come si muove fa sfracelli, ha atteso il momento giusto, e poi è uscito proprio dalla ruota dello spezzino, bevendoselo in un sol sorso e rendendosi imprendibile da chiunque altro. Che poi, nell'occasione, siano mancati alcuni dei protagonisti delle prime volate, è un ulteriore fattore che premia la costanza di rendimento di Oscarito. Bennati, per esempio, si è ritrovato molto presto nelle retrovie, e lo sprint non l'ha nemmeno disputato. Bettini, per sua indole, tende a evitare le volate troppo affollate (e fa bene). E quindi l'Italia è rimasta a becco asciutto, considerando poi che Petacchi ha la sciagurata abitudine di sciogliersi come neve al sole quando si vede rimontato: per l'ennesima volta lo spezzino ha smesso di pedalare quando è stato superato, e se ciò può non avere grosse ripercussioni a livello di risultati (un terzo anziché un sesto posto poco cambia nella sua carriera), qualcuna ne ha a livello di referenze, perché poi passa il concetto che il ragazzo si demoralizzi presto e non sappia lottare fino in fondo come dovrebbe.
In tutto ciò, poi, resta da dire che qualcuno si sta iniziando a ricordare del Boonen di due anni fa, quello che alla Vuelta non si fece quasi vedere, e poi estrasse dal cilindro quel Madrid 2005 che lo vestì di iride. Come allora, Tom sembra in ritardo di condizione, anzi a volte pare proprio un pesce fuor d'acqua, con non tutta la lucidità necessaria: come spiegare altrimenti la sua scelta di prendere la ruota di Koldo Fernández oggi, considerando che il basco non è proprio l'ideale per gettarsi in uno sprint, visto che patisce i finali affollati?
Però, occhio, qui subentra il Fattore X: perché proprio oggi Koldo ha centrato il volatone, e si è arreso solo a Freire, centrando un secondo posto che vale oro e che gli dà morale in vista di quella seconda parte di Vuelta in cui presumibilmente i Freire (e i Bettini, e i Petacchi, e i Bennati, e gli stessi Boonen) si saranno ritirati, e quindi resterà spazio per le seconde linee vogliose di emergere.
Ecco quindi che una scelta apparentemente sbagliata, produce frutti (ovvero: la ruota di Koldo, alla fine, si è rivelata giusta!), e questi particolari, in una gara aperta a mille variabili com'è un Mondiale, conteranno tanto. E se il quarto posto centrato poi da Boonen oggi è piuttosto insipido, in prospettiva il pensiero che il belga sia in un momento di sorte positiva ce lo fa mettere nel gruppo dei principali favoriti per Stoccarda, anche se Tom non è certo quello che avevamo ammirato da aprile 2005 ad aprile 2006.
Domani, da Calahorra a Saragozza, altro piattone per velocisti, ma sarà l'ultimo per il momento, perché poi la Vuelta entrerà finalmente nel vivo (parliamo della lotta per la classifica). Certo, se domani dovessimo assistere alla quarta affermazione di Freire, un po' di sconforto inizierebbe a prendere anche noi: che cosa potremmo scrivere più di quello che abbiamo già scritto?