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Oro Ciolek è "Dinamite" - Volata da fenomeno per Gerald

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Non sappiamo se il giovane velocista della T-Mobile possegga già un soprannome; ma se è così, dimenticatevelo. Da oggi Gerald Ciolek è "Dinamite".
La volata di oggi è un'azione che entra di diritto tra le più belle allo sprint degli ultimi tempi, con una rimonta su otto uomini (8!!) negli ultimi 250 metri, col rischio di venir chiuso da un momento all'altro da uno degli atleti che lo precedevano, e con la stessa percentuale di rischio di venir passato, essendo partito troppo presto, da qualche corridore che lo seguiva.
Una volata da vero e proprio fenomeno dello sprint, nonostante la giovanissima età (compirà 21 anni il 19 settembre prossimo), e nonostante qualche errore di troppo nelle impostazioni degli stessi sprint che compie. A volte, quando la condizione è eccelsa come in questo periodo, riesce a compensare alla grande certi sbagli, ma alla lunga dovrà migliorare nella gestione dei finali, perché il giovanotto perde sempre qualche energia in più prima di lanciare lo sprint. Certo, se poi i risultati son questi, rimane anche difficile criticarlo.
La tappa è prettamente "inutile" sino agli ultimi 10 km prima dell'arrivo nel circuito di Hannover, visto che l'unica lotta per l'assegnazione delle maglie, quella tra Zabel e Rojas Gil per la leadership della classifica a punti, viene risolta da Rojas Gil sin dal mattino, decidendo di non prendere il via da Einbeck; l'iberico sarà anche un uomo in meno in lizza per la vittoria di tappa, così come i non partenti nella cronometro di ieri, Paolo Bettini e Aurélien Clerc. Non partono neanche Cunego, Manuele Mori, Elmiger e Nocentini, evidentemente tutti desiderosi di prendersi un giorno di pausa prima dell'impegno di domani nella Vattenfall Cyclassics di Amburgo.
La fuga di giornata è composta da quattro atleti: Drancourt, Herald Totschnig, Niermann e Mattew Lloyd. Al gruppo, ovviamente, non interessa niente dei battistrada, e difatti è la Csc a gestire il distacco sino agli ultimi 40 km di tappa.
Con la Csc davanti succede anche un mezzo "giallo": siamo su una collinetta, la strada sale leggermente, ci sono alberi ai lati della strada, e quindi i tifosi non hanno neanche la scusa dell'insolazione agostana. Fatto sta che tre buontemponi, evidentemente con parecchio tempo da perdere, si son presi la briga e di certo il gusto di vestirsi da infermieri con dei camici bianchi a pois rossi, con una bella scritta a pennarello che recita "Team Fuentes"; come se non bastasse (vabbè, l'autoironia è un plus assoluto, e magari al gruppo uno scossone visivo può far anche bene), i tre di cui sopra si armano anche di un bel siringone, provocazione assolutamente esplicita al doping ed alla ormai insabbiata (dopo aver ottenuto le sue tre vittime: Basso, Scarponi, Ullrich, in rigoroso ordine alfabetico) Operacíon Puerto. La Csc è in testa, i quattro fuggitivi son passati senza batter ciglio difronte la provocazione, ma quei tre scemi in mezzo al gruppo che corrono, sbraitano e agitano la siringa, fan perdere la lucidità ad un gregario di Voigt (ci è sembrato Gustov, ma ci concediamo il beneficio del dubbio), che prende una borraccia e la tira sul volto dell'infermiere siringato. Certamente non un bel gesto da parte dell'uomo della squadra danese, ma in fondo un gesto comprensibile. Non che sia giustificabile un gesto "violento" (sì, dài, una borraccia piena tirata con forza sul muso fa male) in risposta ad una provocazione, ma è anche vero che provocazioni simili, perlopiù moleste (i tre non si sono accontentati di sostare a bordo strada, ma si sono infilati in mezzo al plotone, in pratica), sono assolutamente deprecabili.
Passata la tempesta (e attendendo l'esclusione dalle classifiche finali, più una multa, per l'uomo Csc), il gruppo si lancia di nuovo alla caccia dei quattro battistrada, stavolta col concreto aiuto di Milram e T-Mobile, con la Gerolsteiner e la Lampre che mettono qualche uomo in testa a girare insieme a quelli delle due compagini tedesche (o quasi).
I fuggitivi, nonostante un tentativo disperato di Drancourt poco prima del ricongiungimento, vengono ripresi a circa 8 km dall'arrivo, con le squadre degli uomini veloci già in testa al gruppo: è sempre la T-Mobile a menare le danze, il bis di vittorie ha fatto bene a Ciolek, che ci vuole riprovare anche in questa tappa finale.
Nelle ultime battute di tappa sia Ciolek sia Napolitano sono un po' indietro, rimasti attardati da qualche spartitraffico di troppo presente nella cittadina di Hannover, e nonostante il gran lavoro della T-Mobile, ancora in testa al gruppo, sembrano tagliati fuori dal successo di tappa.
È invece posizionato benissimo Zabel, in quarta posizione quando - ai 700 metri dall'arrivo - parte Fabio Sacchi in testa al gruppo; Siedler fa il suo, e Zabel parte quando è a 200 metri dall'arrivo. 50 metri dietro, intanto, Ciolek inizia il suo tentativo (che pare disperato) di rimonta.
Che il tedeschino sia abituato a partire lungo lo abbiamo notato in questo Giro di Germania, ma farlo quando si è in testa è un po' diverso dal partire lungo quando davanti si hanno otto uomini, ed un velocista come Napolitano alle spalle. Il rischio di diventare l'ultimo uomo del ragusano è alto, ma Ciolek non ha scelta e tira dritto; Zabel, Renshaw, Haedo, Pollack e Förster, che danno vita ad uno splendido testa a testa, si spostano in blocco sulla sinistra della sede stradale, Ciolek tira dritto, mentre Napolitano prova a saltarlo sulla destra, ma troppo vicino alle transenne.
Zabel s'accorge della rimonta, e cerca di riportarsi al centro della strada, ma ormai Ciolek è lanciato, ha una velocità quasi doppia rispetto agli altri, ed ha anche il tempo per chiudere un po' la traiettoria a Napolitano (in maniera assolutamente legittima) e di battere Zabel e Renshaw di mezza ruota, cosa impensabile anche solamente 100 metri prima.
Gerald "Dinamite" Ciolek non esulta, troppo alto il rischio di venir beffati dal fotofinish (almeno secondo il suo punto di vista), tant'è che torna indietro per incontrare i compagni, ma non li abbraccia; non è conscio di avercela fatta. E invece sì, ce l'ha fatta. Ha compiuto un numero veramente da applausi, da velocista assolutamente esplosivo, dinamitardo: "Dinamite" Ciolek, appunto.
Si chiude così questo Giro di Germania, con Voigt vincitore finale su Leipheimer e López García, e con Bertagnolli (4°) migliore degli italiani. Una corsa che lascerà poco ai posteri, e disegnata abbastanza maluccio (troppe volate, troppi chilometri a crono, pochi arrivi mossi, arrivo in salita forse troppo duro) dagli organizzatori, che comunque ci ha permesso di conoscere meglio questo Ciolek e, forse, di aver scoperto un paio di giovanotti niente male in salita (il terzo classificato spagnolo e la Maglia bianca Gesink).
E domani, sempre in Germania, c'è la Vattenfall Cyclassics di Amburgo; anche alla luce del 5° posto dell'anno scorso, che Pozzato e Bennati stiano attenti a Ciolek. Ché con la dinamite non si scherza.

Mario Casaldi



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