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Lo schiaffone di Bennati - La risposta alla non convocazione | Cicloweb

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Lo schiaffone di Bennati - La risposta alla non convocazione

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Certo, brutto Bennataccio che non sei altro, potevi risparmiarti di sparare 'sto pezzo da obice proprio oggi, no? Che diamine, un minimo di savoir-faire! Se nel generale clima di consenso che si respira intorno a Ballerini e alla sua ottava nazionale c'è qualche vaga dissonanza, risiede proprio nella scelta del ct di rinunciare a te, e tu, per tutta risposta, cali quest'altro carico da 11 per rimpinguare i rimpianti di chi credeva (e sperava) in te, e per rischiare di far andare di traverso il boccone stasera a cena al buon Franco? Non si fa!
Nel tourbillon di tematiche che la Vuelta ci sta regalando in questa seconda metà (la minigonna l'anno prossimo si porterà sopra o sotto l'inguine? ce lo metto il parmigiano nella carbonara? Camillo Benso avversava Garibaldi o era Garibaldi ad avversare Camillo Benso? i Led Zeppelin faranno un tour mondiale?), una delle più interessanti, lo ammettiamo, era proprio vedere che tipo di reazione avrebbe opposto Bennati alla mancata convocazione. A dire la verità, un sospettuccio ce l'avevamo pure, e stasera non ne abbiamo avuta che la conferma.
Era un sin troppo semplice vaticinio pronosticare che Daniele avrebbe buttato sui pedali tutta la rabbia che aveva in corpo, che poi era una rabbia moltiplicata per 50, una rabbia agonistica che probabilmente non aveva mai provato prima, perché non si era ancora trovato nella condizione di dover sospettare una vaga ingiustizia ai suoi danni.
Ingiustizia che, premettiamolo con tutta la forza possibile, non c'è per niente, perché un commissario tecnico è pagato per fare delle scelte, e si sa che un allenatore, o un selezionatore, o un direttore sportivo, non sceglie certo contro l'interesse della squadra. Al bene supremo del collettivo va sacrificato ogni interesse personale di chi compone (o vorrebbe comporre) quel collettivo. Quindi massima libertà a Ballerini di prendere le sue decisioni (e ci mancherebbe, non aspettava certo il nostro via libera).
Quindi, se non di ingiustizia possiamo parlare, il discorso va spostato sulle valutazioni che hanno portato a una determinata scelta. E se Bennati, pro domo sua, ha tutto il diritto di sentirsi vittima del sistema, noi possiamo tranquillamente dire che in questo caso le valutazioni (appunto) del ct non hanno collimato con quelle del corridore, il che ci sta, perché c'è sempre stato e sempre ci starà.
E ci sta anche che le valutazioni del ct non collimino perfettamente con quelle del commentatore. Noi Bennati l'avremmo probabilmente portato, a Stoccarda. Per una serie di motivi che abbiamo esplicitato ieri. E anche perché questo qui poi ti vince in questa maniera la tappa di oggi, a Talavera de la Reina, battendo in maniera a dir poco (vogliamo esagerare?) sublime due come Bettini e Petacchi.
La fuga di Olmo e García Marin era già in partenza (al km 10) troppo deboluccia in sé per far paura a chicchessia, e quindi spazio ai bravi ragazzi di casa per far vedere un po' di loghi e sponsor, ma poi, quando arriverà il momento di tirare le reti, di fare sul serio, i due ardimentosi lasceranno spazio a chi si intende di volate.
E chi si intende di volate più del Team Milram? Nessuno, infatti. I lattai italotedeschi hanno come sempre condotto l'inseguimento, perché il Petacchi reduce da una bella accoppiata (settimana scorsa) lasciava presagire che potesse arrivare anche la terza affermazione. E in effetti il team di Stanga ha lavorato bene, tenendo i due attaccanti alla giusta distanza, riprendendoli quando è stato il caso, e poi preparando il treno per lo sprint.
Che cosa è mancato, allora, ai biancocelesti della Milram? È mancato che il buon Peta s'è addormentato sul più bello, allorquando sarebbe stato il caso di uscire dalla ruota di Zabel per buttarsi a corpo morto verso il traguardo. Invece AleJet, cincischia cincischia, s'è ritrovato a vedersi partire dalla sua ruota l'assatanato Bennati, che sprizzava fuoco davanti (dagli occhi) e dietro (dalla bici che bruciava l'asfalto), e che ai 200 metri ha rotto gli indugi e si è lanciato nel suo sprint.
Il problema per Petacchino era che Zabel gli stava davanti, e alla sua destra c'era Bennati, e alla sinistra le transenne: più cul de sac di così, non si osava immaginare, e infatti quel che è successo è che lo spezzino non è riuscito a lanciare la sua volata per questioni meramente logistiche. Bettini, che invece veniva da dietro, ha sfruttato l'aire di Bennati, ma ovviamente non è riuscito a sopravanzare il corregionale, che ha potuto esultare con quel giusto mix di rabbia, voglia di rivalsa, e rassegnazione. Petacchi, battendosi sulla testa per non aver pensato prima a lasciare balia Zabel e lanciarsi nello sprint, è stato solo terzo, ma magari si rifarà domenica a Madrid.
Bennati erediterà presto da Bettini (che va verso il ritiro programmato) la maglia rossa di leader della classifica a punti, ed è tutto sommato un obiettivo interessante da centrare; e cash ha incassato i complimenti del più titolato collega, che dopo il traguardo è andato a stringergli la mano e a confermargli la sua stima: lui (Bettini) a Ballerini l'aveva detto, di portare il Benna a Stoccarda. Il ct ha fatto di testa sua. Daniele non si fa scrupolo, dopo il traguardo, di averla presa malino («Quando ritrovo un percorso almeno vagamente adatto a me, visto che i prossimi saranno più duri di quello tedesco?»). Il tempo dei rimpianti non finisce certo qui: se il 30 portiamo a casa il risultato grosso, allora le polemiche sfumeranno. Altrimenti, ¡ay que dolor!

Marco Grassi

 


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