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Devolder The Holder - Stijn maglia oro. Crono a Grabsch

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The Holder, ovvero il titolare. Di cosa? Della maglia oro, ovviamente. Risposta facile, così facile che era possibile immaginarla sin dalla vigilia della lunga crono che, nei dintorni di Saragozza, ha dato alla classifica della Vuelta 2007 tutta un'altra fisionomia.
In testa, stamattina, c'era Vladimir Efimkin, che però già sapeva che il suo regno non sarebbe durato fino all'ora di cena, e allora si è predisposto ad una gara di difesa, e bisogna dire che il ragazzo non ha corso male, limitando per quanto possibile i danni e restando alla fine in zona nobile (è terzo in classifica, ora). La cronometro era del resto molto da specialisti. Non tanto per l'altimetria (un piattone tendente alla discesa), quanto per il fatto che si disputava in uno scenario da pazzi: un'autostrada, completamente spoglia di vegetazione ai lati, completamente priva di pubblico, completamente esposta al caldo sole della Spagna, e visivamente interminabile.
Se si dice (e si dice) che l'esercizio della cronometro si basa anche molto sulla concentrazione, non c'è dubbio che i non specialisti, quelli meno avvezzi a correre da soli contro se stessi, avranno tratto da questo scenario un abbattimento morale (guardi davanti a te e non vedi mai la fine della strada: non è bello!) che si è ripercosso sui pedali. In più il vento, non a favore, ma contrario, almeno nel finale, quando sono entrati in gioco i principali protagonisti della classifica. Contrario nel finale ma non prima. E questo spiega come mai da un certo punto in poi i tempi fatti da quelli che avevano già corso sembravano imbattibili per quelli che in teoria si sarebbero dovuti giocare la tappa (oltre alla maglia).
Il migliore di tutti, Bert Grabsch, ha preso il via alle 14.10, per 82esimo (Efimkin, 181esimo e ultimo, è partito oltre 2 ore dopo, alle 16.19), tanto per dire. E indubbiamente lui è bravo, contro il tempo ci sa fare e qualche bel piazzamento in carriera ce l'ha (è campione nazionale tedesco di specialità in carica, tanto per dire), e poi in un grande giro uno come lui non deve badare alla classifica, e quindi può riservare tutte le sue forze per le cronometro, non avendo il problema di dover recuperare in tempo per la tappa successiva.
Questi elementi spiegano in parte la vittoria del 32enne della T-Mobile; il resto della spiegazione si specchia nelle ottime prestazioni di Bodrogi, di Backstedt, di McCartney, di Champion, tutti nei primi 10, tutti bravi nelle crono, certo, ma indubbiamente favoriti da una partenza col vento non contrario. E del resto la stessa media del vincitore, 54,87 orari, suggerisce che la leggera discesa di 52 km che dalla partenza portava all'arrivo, non ha incontrato l'ostacolo di Eolo, almeno fino all'ultima ora di gara.
Poi le condizioni atmosferiche sono cambiate, e allora quelli partiti per ultimi si sono rassegnati a mettere una pietra sopra alle speranze di conquistare un successo parziale. Poco male (per lo spettacolo), perché in ogni caso c'era la lotta, ben accesa, per la conquista del primato in classifica.
E principalmente questa lotta andava a coinvolgere tre uomini: Menchov e Devolder, accreditati dello stesso tempo in classifica, ed Evans, che pagava ai due appena 22". Gli altri, a partire da Efimkin, proseguendo con Sastre, Piepoli, Pereiro, Gómez Marchante, Sánchez González e Antón (per restare a quelli presenti tra i primi 20), avrebbero badato più che altro a non imbarcare troppa acqua.
Impresa impossibile per il nostro Piepoli (e così ci togliamo subito il dente dolente): il pugliese di Alberobello non ha mai, nemmeno per un metro, dato l'impressione di poter limitare i danni, purtroppo. Alla fine ha pagato 7'24" a Grabsch (e questo sarebbe il male minore), 6'36" a Devolder, 6'06" a Menchov, 5'04" a Evans, 4'02" ad Efimkin e 3'21" a Sastre (che in teoria sarebbe uno scalatore come lui). Alla fine, superato da Devolder e Monfort partiti dopo di lui, non lo si vedeva più arrivare al traguardo, al punto che qualche buontempone ha pensato che il suo ds l'avesse abbattuto strada facendo, per porre fine alla sua sofferenza.
Scherzi a parte, Piepoli ha perso un sacco di tempo, ma se consideriamo che c'è solo un'altra cronometro da qui alla fine (e di poco più di 20 km), e in mezzo un bel po' di montagne, si giunge alla seguente conclusione: se Leonardo in salita va come al Giro, dovendo recuperare cinque o sei minuti dai rivali più accreditati, il discorso per il podio non è affatto concluso. Deve solo crederci.
Torniamo alla lotta per la maglia: al primo intertempo, dopo 12 km, Menchov sembrava avviato a riprendersi quell'oro che nel 2005 fu suo per procura (dopo la squalifica di Heras): 9" da Grabsch, e 14" su Devolder, con Evans staccato di 33". Ma la fase centrale del tracciato ha riportato in vita Devolder, che al secondo intertempo (km 27) aveva affiancato il russo (con Evans a 52"), e che al terzo (km 40) l'aveva staccato di 13" (Evans, così come del resto il vecchio "holder" Efimkin, sempre più lontani). Al traguardo sono 30" a separare il belga dal suo rivale, e il distacco è il medesimo che si riverbera nella generale, dove Efimkin deve recuperare 1'28", Evans 1'54" e Sastre (settimo) 3'15". Altri pretendenti per il successo finale: Samuel Sánchez è a 4'09", Pereiro a 5'11", Gómez Marchante (autore di una brutta prova) a 6'31", appena 5" meglio del suo gregario Piepoli (se i ruoli non si invertiranno a partire da domani).
Domani, per l'appunto: montagne. Da Huesca a Cerler i km sono 167, le salite prima dell'ascesa finale sono tre, non troppo ardue. Del resto anche l'ultima scalata non sarà ai livelli dei Lagos de Covadonga: scordiamoci quelle pendenze, ma spazio per attaccare ce ne sarà, e senz'altro qualcuno che pagherà dazio lo troveremo. Forse non immediatamente Devolder, che magari riuscirà a difendersi. Ma la salita pare abbastanza adatta allo stesso Menchov, quindi aspettiamoci una bella lotta tra i due anche domani.
In chiusura, un paio di notazioni ancora sulla crono. Cunego, remi in barca e attenzione a salvare il ginocchio, ha pagato 9'33" a Grabsch (pur essendo partito in assenza di vento anche lui). Il veronese è stato davvero sfortunato a farsi male il primo giorno, siamo convinti che senza la caduta di Vigo avrebbe fatto tutta un'altra Vuelta (almeno relativamente alle 10-12 tappe che aveva in programma di disputare). Gli resta qualche giorno per testarsi, ormai non deve nemmeno più rendere conto ai tifosi o a chicchessia, ma solo a Ballerini: alla vigilia delle convocazioni, sarà il caso di capire se Damiano si sente in grado di tornare al meglio per il Mondiale. Viste le ultime tappe, c'è da dubitare, anche se il sospetto (la speranza, diciamo) che si stia risparmiando c'è.
In tema di personaggi che si risparmiano, dedichiamo due righe anche a Tom Boonen. Non un fulmine di guerra nelle volate, ma andando a scorrere l'ordine d'arrivo di oggi te lo ritrovi nientemeno che in ventesima posizione, a 3'36" da Grabsch, e completamente fuori quadro rispetto alle attese e alle abitudini. "Stoccarda non è un circuito adatto a me", poi fa ventesimo in una crono: occhio ragazzi, che il Tornado, esattamente come due anni fa, sta bene e ha in mente qualche scherzetto.

Marco Grassi

 

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