Dài Arndt: dura a morire - La tedesca Judith beffa le sprinter
Guardando l’altimetria della tappa di oggi si pensava subito ad un arrivo per le velociste del gruppo e ad una nuova sfida tra la nostra Bronzini da una parte e Teutemberg, Vos e Gilmore, su tutte, dall’altra.
Però, spesso, un finale tortuoso con molte curve come quello di Cornaredo crea un po’ di scompiglio in gruppo ed ecco che può uscire l’epilogo che non ti aspetti: Judith Arndt riesce a giocare d’anticipo e a cogliere il nono successo stagionale. Uno scatto secco all’ultimo km, uno scatto solo, ma ben piazzato: un perfetto mix di potenza ed esplosività per cercare di resistere al furibondo inseguimento del gruppo. Le doti di Judith Arndt non le scopriamo di certo oggi; la forte tedesca della corazzata T-Mobile riesce ad abbinare un’ottima tenuta in salita a doti sul passo davvero considerevoli, che le permettono di giocarsi il successo in ogni tipo di corsa, sia a cronometro sia in linea.
La tappa di oggi era caratterizzata da un circuito completamente pianeggiante di 14,3 km con partenza e arrivo a Cornaredo, in provincia di Milano, da ripetersi nove volte per un totale di 128,7 km. Si corre in casa della Menikini–Selle Italia–Gysko, e infatti non passano neanche 100 metri dal via che la francese Elodie Touffet scatta dal gruppo e rimane in avanscoperta per il primo giro del circuito. Appena ripresa la francese ci prova un terzetto con Anna Zugno (Safi-Pasta Zara), Kathrine Bates (T-Mobile), e ancora una ragazza del team di Walter Zini, la danese Rasmussen. Anche questo tentativo avrà poca fortuna e in contropiede allunga l’olandese Adrie Visser della DSB Bank, già vincitrice di una prova di Coppa del Mondo quest’anno, seguita subito da Ina Teutenberg (T-Mobile), Bettina Kuhn (Bigla Cycling Team), già in avanscoperta ieri, e la vicecampionessa italiana, Luisa Tamanini, portacolori della Safi-Pasta Zara.
Il quartetto procede di comune accordo e riesce a toccare un vantaggio massimo di 3’36” ad una quarantina di km dal traguardo. La situazione è ottima per Marianne Vos e Giorgia Bronzini che possono rimanere al coperto vista al presenza di una compagna di squadra nella fuga.
Il grosso del lavoro cade proprio sulla Menikini dell’australiana Rochelle Gilmore, e il vantaggio delle battistrada comincia a scendere, anche se non in maniera considerevole.
Il ricongiungimento avviene proprio nel finale dell’ultimo giro, all’ingresso di Cornaredo, quando mancano appena 2 km al traguardo; qui il momento decisivo della corsa: un leggero attimo di rilassamento in gruppo e la Arndt prova la sparata. Guadagna subito una cinquantina di metri di vantaggio; un finale caratterizzato, come detto, da tante curve così le inseguitrici non riescono a prendere un punto di riferimento fisso.
In più, una caduta in una curva a sinistra (coinvolte Alessandra D’Ettorre e la campionessa giamaicana Iona Wynter) spezza il gruppo e davanti la Arndt non molla, proseguendo la sua azione di forza; riesce a mantenere anche una posizione impeccabile, senza mai voltarsi.
Tira dritto la tedesca, non molla, anche perché il gruppo è a pochi metri di distanza con Bronzini, Gilmore e Vos che lanciano una volata lunga per cercare di riportarsi sotto: nulla da fare, la Arndt aspetta gli ultimi 30 metri per voltarsi e vedere dove sono le altre, e si accorge che sono troppo lontane per impensierirla.
Per la T-Mobile è il secondo successo in questo Giro Donne, un successo ottenuto con una condotta di gara aggressiva, con la Bates e la Teutemberg in fuga già nella prime fasi di gara.
La piacentina Giorgia Bronzini regola il gruppo per la seconda posizione, con la Gilmore al terzo posto e “solo” quarta la Vos che, con questo piazzamento, mantiene la Maglia ciclamino della classifica a punti.
In classifica generale la Arndt recupera 10" grazie all’abbuono al traguardo, ma mantiene la sua sesta posizione portandosi a 13” dal quinto posto della Ljungskog e a 1’18” (difficilmente recuperabili) dalla Maglia rosa di Edita Pucinskaite.
Domani si rimane in provincia di Milano per la penultima tappa, anche questa destinata - apparentemente - alle velociste, nonostante gli ultimi 800 metri siano in leggera salita.