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Che Delfinato curioso! - Moreau il faro, Kashechkin leader | Cicloweb

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Che Delfinato curioso! - Moreau il faro, Kashechkin leader

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Lo si sa, che il Delfinato è una corsa di preparazione e spesse volte chi vorrà fare bene al Tour è costretto ad affrontarla senza fuori giri particolari, soprattutto in salita. E allora il Delfinato, organizzato da una società francese esterna all'Aso e quindi, almeno managerialmente, staccato totalmente dall'egemonica presenza transalpina della Grande Boucle, piazza sempre dei percorsi tosti, duri, che fanno emergere comunque qualche personaggio, anche se magari poi quel personaggio non è un vero e proprio "faro" del movimento ciclistico internazionale.
Ma l'importante è onorarla, una corsa che in sette tappe offre una varietà di percorsi e di salite importanti: prologo, velocisti, cronometro lunga, arrivo secco in salita, percorsi vallonati. Ce n'è per tutti, per ogni questo, per qualsiasi tipo di corridore.
In vista del cronoprologo di Londra, che il 7 luglio darà il via al Tour de France, il britannico Bradley Wiggins, uno abituato alla pista ed all'inseguimento, ha fatto valere la legge del più forte, volando i 4,200 km di Grenoble a 52,138 km/h di media, anticipando Leipheimer (1") e Kashechkin e Hincapie (2"). Bene Valverde (3" patiti dal corridore della Cofidis), benino Vinokourov, Menchov e Moreau (9"), un po' meno bene Evans (11"), male Valjavec (21"), malissimo Piepoli (44" in 4 km e 200 metri rappresenta quasi un record in negativo).
Nella prima tappa, l'epilogo pressoché scontato in volata ci faceva pensare ad un duello Boonen-Hushovd, ma se il belga ha comunque colto un buon 2° posto, il norvegese, un po' chiuso all'arrivo, ha finito soltanto 6°. Vince il giovanotto tedesco della Gerolsteiner, Heinrich Haussler, ragazzo che tiene le salitelle, si piazza anche nelle classiche, e che riesce a lasciarsi dietro, in volata, corridori veloci come Boonen e Brown. In vista Tour, col compagno di squadra Förster (vincitore della tappa di Frascati al Giro '07 e di Milano al Giro '06), un buon segnale per la squadra di Christian Henn.
Dopo la sfuriata degli sprinter (che rivedremo, al massimo, nella tappa di domani; ma non ne siamo neanche troppo sicuri), ecco le prime salite, i primi tentativi di raddrizzare la classifica generale e farsi sorridere un po' di più da tempi e distacchi. Verso Saint-Etienne ci hanno provato in tre: il belga Seeldrayers, lo spagnolo Redondo e il francese Moreau. Praticamente i due nipotini e il vecchio zio. E se il belga ha qualche credito da vantare con la dea bendata, rea di avergli fatto cadere la catena proprio nel momento decisivo della tappa, lo spagnolo non è assolutamente mai riuscito ad uscire dalla ruota del vecchio transalpino in volata. Una volata che praticamente non c'è stata, vista l'apatia dello spagnolo nel cambiare ritmo. Tappa e maglia per il capitano dell'Ag2r, mica male a 36 anni suonati.
Gli sforzi, però, si pagano, e i 33" guadagnati ai vari Valverde (che regola il gruppo dei migliori allo sprint su Hushovd e Haussler) e compagnia pedalante, il francese li riperde, con gli interessi, nella crono del giorno successivo, praticamente ieri, ad Anneyron. È il Kazakistan a farla da padrone, piazzando sui gradini più alti del podio, sia di tappa che di classifica generale parziale, Alexandre Vinokourov e Andrei Kashechkin, rispettivamente il capitano dell'Astana al Tour de France e quello della corazzata kazako-elvetica al Delfinato.
E se i 9" che dividono i due sono una bazzecola, visti i 40,2 km vallonati della prova contro il tempo, già i 39" patiti da Evans e i 40" sul groppone di Menchov sono un bel bottino da portarsi dietro per quattro giorni ancora. Vino alza subito bandiera bianca, affermando di star cercando il colpo di pedale e che al Delfinato la corsa la farà - per l'appunto - il proprio delfino Kash. E visto il 1'11" di Leipheimer, l'1'18" di Valverde, e soprattutto i 2'53" di Moreau, e la contemporanea capacità del giovanotto caspico in salita, le probabilità di vedere Kashechkin in giallo, lassù, sul podio sul Ventoux, aumentano molto.
E allora eccolo il Ventoux, salita resa mitica da Simpson e da Pantani, da Mayo e da Merckx, e già mitica per conto suo, vista l'assenza di vegetazione, il paesaggio lunare (per questo viene chiamato anche "Monte Calvo") e il sempre tanto vento (Ventoux, appunto) che spira a quelle altitudini, lungo tutti i 20 km della rampa che porta in cima. Vento che costringe anche l'organizzazione a togliere le transenne lungo la salita, pensate un po'.
Al km 2, praticamente neanche il tempo di firmare, se ne va Sylvain Calzati, già vincitore della tappa di Lorient al Tour dello scorso anno e già vincitore di un Tour de l'Avenir nel 2004. Lo seguono in tre: il connazionale Vasseur, il belga Willems e il francese Augé. E se gli ultimi due sono dei passisti veloci che col Ventoux hanno veramente poco con cui spartire, i due francesotti sono dei passisti scalatori niente male. Il gruppo, trainato dall'Astana, lascia fare, controlla, fa aumentare il vantaggio a dismisura, facendolo salire fino ad 11' (intorno al km 150, a 47 km dall'arrivo e a 27 km dall'imbocco della salita), per poi picchiare forte in testa, fino ad arrivare ai piedi del Mont Ventoux con 6'30" di ritardo.
Valverde vivacchia a fondo gruppo, pare che stanotte sia stato male con lo stomaco e che non abbia affatto recuperato. Si lascia sfilare, con Garcia Acosta accanto, proprio nel momento in cui Vinokourov ha una noia meccanica ed è costretto a rincorrere, per qualche km, il gruppo insieme a due suoi gregari.
Davanti, intanto, Calzati ha lasciato la compagnia degli altri battistrada, con Vasseur e Willems leggermente meglio di Augé, ma niente di trascendentale. Il giovane francese, invece, s'invola verso la vetta, accarezzando a lungo un sogno che pare divenire, km dopo km, realtà.
Invece da dietro parte Moreau, compagno di squadra e capitano di Calzati; mancano 14 km all'arrivo, Calzati ha 3'10" di vantaggio e forse potrebbe amministrarli. Ma evidentemente Moreau scalpita, sa che al Tour non avrà chance di successo e vuole giocarsi tutte le proprie carte alla conquista del Criterium del Delfinato. Bonta sua.
Lo seguono Szmyd e Botcharov, poi il solo polacco, mentre i "grandi calibri" restano a guardare. Tira la Csc, ma se ci si aspetta uno scatto di Zabriskie allora si possono fare anche 600 km, di salita.
Cuesta si sposta, ed arriva Redondo, con Vinokourov a ruota. Kashechkin è più dietro, evidentemente Moreau non fa paura. Eppure quel vegliardo quadagna, altroché, e infatti Redondo si sposta, va a parlare con il proprio capitano, e capisce che il suo lavoro deve terminare lì. In quello stesso momento, Vinokourov decide di staccare la spina, di abbandonare la lotta per tappa-e-corsa, e di proseguire verso l'avvicinamento al Tour de France. In tutta sincerità, preferiamo lo scatenato Vinokourov dello Svizzera 2003 prima del podio al Tour, ma il tempo come sempre sarà giudice inflessibile e ci dirà se avrà ragione lo spettacolare e divertentissimo vincitore di Liegi 2005 e Vuelta 2006.
Dietro non accade praticamente niente, si muove Beltran, con Piepoli e Kashechkin a ruota, ma il tutto porta solo ad un mini-frazionamento che lascia di qualche metro attardati Menchov e Leipheimer, tra gli altri. Poi ci si riaccorpa, si sale tutti insieme, con la Csc che continua a tirare (Vinokourov è staccato, Valverde pure, mentre Zabriskie è lì e sembra non faticare più di tanto).
Davanti continua la corsa di lepre (Calzati) e cani (Moreau, principalmente, e Szmyd). A Moreau viene detto qualcosa, evidentemente, anche per lo sponsor, è troppo brutto se un Ag2r andasse a riprendere un Ag2r e poi, per qualsiasi motivo (foratura, noia meccanica, crisi del corridore), dovesse vincere il terzo incomodo. Allora Moreau si sposta, lascia passare il polacco della Lampre-Fondital, e in cuor suo spera che Szmyd abbia le energie per riprendere il coequiper. Energie che, col passare dei km, mancano sempre più all'italo-francese in testa.
Dietro si muove Antón, vivaddio!, ma anche qui i "big" lasciano fare. Chissà...
Szmyd prende Calzati, e 1 km dopo Moreau accelera e lascia la compagnia del polacco. Brutto affare trovarsi in mezzo a due compagni di squadra, ma bravo comunque per aver puntato sul cavallo giusto. Siamo a 3 km dalla vetta, Moreau ha tutto il tempo di pettinarsi e farsi bello prima della foto dei fotografi.
Dietro però dormono, e Moreau vede chiara l'opportunità di rivestirsi di Giallo. Sarebbe un colpaccio, dopo la disastrosa cronometro di ieri. E invece Kaschechkin, staccato nel finale anche da Evans e Menchov, rispettivamente 4° e 3° in classifica generale, perde "solo" 2'04" dal francese, che ora in classifica è 2° a 14" dal kazako.
Vinokourov crolla a 7'20" (in classifica è 20esimo a 5'14"), Valverde arriva penultimo a 28'54" (poi ci spiegheranno il senso di far finire una tappa con un arrivo duro come quello di oggi ad un potenziale vincitore del Tour de France che ha dei problemi intestinali). Saranno protagonisti tra un mesetto, forse, ma non ora, non qui, non sul Ventoux.
Non male per un vecchietto del 1971, ma preoccupante per tutti gli altri. Già portarsi a casa due tappe non sarebbe male, ma il podio (almeno) è alla sua portata. Nessuno dei maggiori favoriti della vigilia ha provato, nessuno ha voluto tentare di staccare gli altri, si son tutti accontentati di arrivare in cima e di fare i conti dopo. Mancanza di rispetto per una salita storica, potremmo dire, ma probabilmente saremmo ingenerosi nei confronti di Moreau, che non sarà (non lo è mai stato) un'iradiddio, ma almeno è uno che ci prova.
Uno che rischia una fuga un giorno prima della crono, poi va in crisi a cronometro ed ha la lucidità e la pazzia necessaria per scavare dei distacchi importanti (Szmyd, il secondo arrivato, ha patito ben 1'08", Antón a 1'21", Evans a 1'51") è un corridore che merita gli applausi di chi guarda la corsa.

Mario Casaldi    

 

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