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Benvenuta Vos signora - Marianne esulta, Ziliute in Rosa

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Un lampo, un abbaglio, un fascio di luce: si rischia di essere retorici, e ridondanti, parlando in questi termini di Marianne Vos, ma se è forte, irresistibilmente forte, assolutamente forte, come si può restarne indifferenti?
Sarebbe un inutile esercizio di distacco, in questo ciclismo dissacratorio e così bastardemente reale da non permetterci di sognare, restare inermi di fronte la prorompente vitalità, e la sete di successi, che animano la campionessa del mondo in carica, questa olandesina che sembra una collegiale in gita con la scolaresca fuori dalla bici, ma che sul sellino si trasforma in un cannibale, forse anche un po' antipatico in gruppo, ma che fa divertire come nessuno nel ciclismo moderno, sia che questo sia ciclismo su strada sia che sia su fuoristrada. Ha corso tanto la Vos quest'anno, ed una ragazza di appena 20 anni fa presto a bruciarsi: ma evidentemente alla DSB Bank la rispettano troppo e sanno altrettanto bene che bruciarsi, con le proprie mani e scelte, un portento simile sarebbe un incredibile sucidio sportivo, nonché un omicidio preterintenzionale verso tutti gli appassionati del mondo delle due ruote a pedali. E allora fiducia alla Vos, che già al Giro di San Marino, seppur con qualche perplessità degli addetti ai lavori, aveva manifestato l'intenzione di correre il Giro d'Italia; non solo, però, perché tra San Marino e Giro d'Italia, l'olandesina volante ha corso anche il Tour de l'Aude, il Tour de Berne e l'Emaukeemen Bira, vincendo tappe e piazzandosi spesso e volentieri sui vari podi.
E dopo l'esordio sulle strade del Giro, con la caduta nel prologo di Crocetta del Montello, e il 4° posto della 1a tappa, eccola Marianne esultare, nella foto più fedele al suo status di grande, grandissima, immensa campionessa.
Che la DSB Bank volesse recitare il ruolo di guastafeste in gruppo, lo si era capito sin da ieri, con l'attacco della Henrion; e la conferma la si è avuta oggi, con l'attacco, al pronti&via, di Adrie Visser, che poi è stata riassorbita dal gruppo, che ha visto, in rapida successione, i tentativi di Adamsen, portacolori del Team Dilà-Guerciotti-Cogeas, di Elodie Touffet, della Menikini-Selle Italia-Gysko, ed infine, l'attacco buono di Julia Martissova del Team FRW, già in avanscoperta ieri, una volta ripresa la coppia Oki-D'Ettorre, e nuovamente col vento in faccia quest'oggi.
Saranno 14 i km di fuga solitaria per la russa di Luisiana Pegoraro, con un vantaggio massimo di 35", sempre tenuto sotto controllo, in ogni caso, dalla Safi-Pasta Zara della Bronzini e dalla T-Mobile di Yoko-Ina Teutenberg, anche se atlete come la Sterckx, dell'AA Drink, e la Mustonen, portacolori della Michela Fanini Record Rox, ci hanno provato a fuoriuscire dal plotone, nonostante davanti ci fosse sempre la russa del team romagnolo.
L'abitato di Correggio è tortuoso, e seppur le atlete hanno avuto modo di visionare l'ultimo km, che presenta due belle curve a gomito al suo interno, per ben 9 volte (tanti i giri del circuito della cittadina reggiana), il finale sarà concitato, inevitabilmente. La Safi-Pasta Zara riprende la Martissova a pochi km dall'arrivo, e si alterna in testa al plotone ancora con la T-Mobile. Poi, si scorge anche la sagoma rossa di un'atleta DSB Bank: la Vos farà la corsa.
All'uscita della prima curva a gomito, la Beltman, portacolori T-Mobile, allunga, e sembra lo stia facendo con intenzioni serie. È in testa anche all'entrata dell'ultima curva, poco più di 300 metri all'arrivo. La più lesta ad intuire il pericolo è Diana Ziliute, capitana della Safi-Pasta Zara che, però, ha lo svantaggio di avere a ruota una certa Marianne Vos, una che definire veloce è limitativo. Brava anche Oenone Wood a coprire, per qualche decina di metri, l'allungo della Beltman, ma non appena Ziliute affianca l'olandese del team tedesco, l'altra olandese, quella del team olandese, ma con l'insigne iridata di campionessa del mondo, la passa sul lato destro della sede stradale e va a vincere questa 2a tappa del Giro d'Italia donne, davanti proprio alla lituana Ziliute ed all'australiana Wood, con la Schleicher soltanto quarta e la Beltman, coraggiosa finisseur, al 5° posto.
L'allungo della Beltman però ha fatto selezione, evidentemente più di qualche atleta ha tirato i freni nelle doppia curva finale, e la sensazione del buco, anche in termini di secondi, tra le prime sette (brava la Maglia bianca Holler e l'estone Treier nel fiutare il "pericolo") e il gruppo Maglia rosa, c'è, è evidente. E difatti, anche grazie all'abbuono, Diana Ziliute riesce a strappare il simbolo del primato alla connazionale Edita Pucinskaite.
Niente di irrimediabile, niente di trascendentale, anche in vista della cronoscalata del Monte Serra che il plotone Rosa in gonnella affronterà domani, sulle strade tanto care a Fabiana Luperini, che domani ha una delle pochissime occasioni per far pendere l'ago della bilancia a proprio favore, visto il disegno non proprio favorevole alle scalatrici di questa 18esima edizione della Corsa rosa.

Mario Casaldi    

 

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