Anzà nisciun' è fesso - Il catanese si aggiudica il Melinda
Certo è che salire verso Fondo è un controsenso, quasi come maledire uno che si chiama Santo. Ma oggi al Trofeo Melinda è successa sia una sia l'altra cosa, ed anche il loro contrario.
La manifestazione, con gli Organizzatori in primis, si aspettavano un vincitore trentino, invece né Bertolini, né Bertagnolli, né Simoni, né Moser sono riusciti nell'impresa, col "vecchio" Gibo, 6° all'arrivo, migliore nella sfida autoctona. Ma il Trentino in fondo ha vinto, visto che la Regione ha affiancato da quest'anno il team di Gianni Savio, portando alla Serramenti Diquigiovanni una sorta di colonia trentina, rappresentata dai tanti Bertolini, da Moser e da Degasperi.
La vittoria, però, è andata a Santo Anzà, siciliano trapiantato in Toscana per questioni logistiche, visto che è tremendamente complicato diventare professionista nel sud dell'Italia, e i giovani più bravi (è sempre successo, e speriamo possa accadere sempre con minor frequenza, vorrebbe significare una crescita del movimento giovanile nel sud della Penisola) sono costretti ad emigrare per cercare fortuna.
La corsa è stata controllata sin da subito dalla Liquigas, che non ha lasciato spazio ad un gruppetto di attaccanti che vedeva due Lampre in avanscoperta, con Matteo Bono sugli scudi. Bertagnolli evidentemente sta bene, si arriva a casa sua, e vorrebbe festeggiare con parenti ed amici la classica che si corre sulle strade lungo le quali si allena ogni giorno: normale sia così.
La corsa pare controllatissima, chiusa, servirebbe una coraggiosa azione da lontano per scombinare un po' i piani della Liquigas, che oggi sembra davvero stretta attorno al proprio capitano.
Dopo il primo passaggio a Fondo, ci prova Daniele Nardello, in discesa, a fare il vuoto. Si sgancia un bel gruppetto, anche perché la Liquigas non si fa sorprendere a sguinzaglia alle calcagna del varesino ben due uomini, Cataldo e Bertagnolli; con loro c'è anche lo sloveno Stangelj, l'olandese Ten Dam e - seppur con un po' di ritardo - Anzà e Gibo Simoni.
Ad alcune squadre, Ceramica Panaria su tutte, la questione non va giù, ed anche per la Diquigiovanni avere un solo uomo insieme a due Liquigas non rappresenta il massimo della vita. E allora ricongiungimento sia, mentre dalle retrovie i vari Carrara, Riccò e Garzelli, tutti attesi (chi per un motivo, chi per altri) al Trofeo Melinda e tutti assolutamente bocciati dalle strade trentine.
Il gruppo è ancora folto. Tanti Liquigas, tanti Ceramica Panaria e tanti Serramenti Diquigiovanni. Il primo a muoversi, però, è il ragazzino Rovny, che in questa estate italiana si sta ritagliando un ruolo di primo piano tra i più coraggiosi nell'interpretare le corse.
È ancora Bertagnolli a muoversi in prima persona, sbagliando tempi e modi della propria azione. Infatti le squadre di Savio e Reverberi, ancora numerose nel gruppo dei "big", gestiscono i pochi metri di vantaggio, lasciando cuocere i due fuggiaschi per un po'.
Missaglia scandisce il ritmo in testa al gruppo, con Leonardo Moser a ruota. I due davanti vengono ripresi, e in quel momento - a 3 km dal traguardo - parte forte Baliani, che funge da diversivo tattico per Mazzanti e Sella, ma che, come già dimostrato a Camaiore, sa anche vincere in prima persona.
Il primo a capire che l'umbro può rappresentare un traino importante è il campione nazionale ucraino Zagorodny, corridore neopro' della OTC Doors, che riprende il corridore della Panaria e non lesina cambi al compagno d'avventura. Di nuovo la Diquigiovanni nella morsa, mentre la Liquigas si scioglie.
Ed è un trenino trentino quello composto da Moser e Bertolini, quello che consente a Santo Anzà di avvicinarsi sempre più ai fuggitivi, anche se passano i metri e quei due, Baliani e Zagorodny, sono sempre lì davanti. 1000 metri all'arrivo, poi 500, poi 300, poi 250. L'arrivo è in salita, ed allora Anzà deve rompere gli indugi e rischiare anche di portarsi appresso Luca Mazzanti, che ovviamente, avendo Baliani davanti, non gli ha dato un cambio nel tentativo di riacciuffare i battistrada.
Il catanese però dimostra una grande forza, se è vero che in quei 250 metri riprende e stacca Baliani e Zagorodny e, sempre con Mazzanti a ruota, si va a prendere a braccia alzate questo Trofeo Melinda.
Una vittoria (la seconda da pro', dopo il Romagna del 2006) cercata, voluta, e meritata.