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Vroom vroom Petacchi - Al Mugello sfreccia lo spezzino

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E il settimo giorno (di corsa), Petacchi sorrise. Non tanto per il secondo successo di questo 90esimo Giro, ma perché ha trovato ("finalmente", eh Peta?) un rettilineo di almeno 500 metri.
Un velocista che ama le altissime velocità costanti e ha la progressione, e non la sparata, come proprio punto di forza, non può non amare un arrivo come quello di oggi: un arrivo in un circuito motoristico. Di solito, all'Autodromo del Mugello, s'assistono a volate lanciate a 290 km/h, oggi il pubblico presente (chissà quanti appassionati di motori non strettamente ciclofili saranno accorsi a gustarsi il diversivo di oggi?!) s'è dovuto accontentare di velocità di un quarto inferiori rispetto a quelle a cui sono abituati.
Rimane la vittoria di Petacchi nella tappa più lunga di questa edizione, e rimane la vittoria di Petacchi alla fine di una tappa in cui molte tra le ruote veloci, anche quelle che più da vicino hanno contrastato il successo allo sprint dello spezzino, hanno dovuto lasciare il gruppo dei migliori lungo la salita di Valico Croce a Mori (e qui, il buon Manuele ha poggiato una mano, lasciando il manubrio, per il gelo di tutto il resto del gruppo, verso parti non troppo baciate dal sole, o almeno non in questa tappa). Vero anche che era un valico non impossibile, posto comunque a 54,2 km dall'arrivo, e quindi tanto valeva farselo in maniera tranquilla, senza svenarsi troppo e, soprattutto, senza appellarsi al classico fondo del barile, quello che poi, una volta lanciato lo sprint, serve come il pane per mettere la propria ruota davanti a quelle degli altri.
Pronti, via, e già parte la fuga di giornata: protagonisti tre coraggiosi attaccanti e un Tinkoff. Distinzione doverosa, a questo punto di Giro. I tre sono Patanchon, Albizuri e Bertogliati, il Tinkoff è Elio Aggiano, il pugliese che finora s'era visto soltanto nel finale della tappa di Frascati. "Troppo pochi 2 km al vento", avrà pensato l'ex-Lpr, ed allora oggi ha dato sfogo ai suoi desideri più reconditi, lanciandosi in quel tentativo che, vista la tappa di ieri, e la particolarità dell'arrivo di oggi, era destinato, sin dalla partenza, ad un epilogo non troppo celebrativo, né glorificatorio.
Quattro attaccanti che di certo non avevano intenzione di togliere il sonno al gruppo dei migliori, né alla Maglia rosa momentanea che, dopo aver messo la T-Mobile a tirare per i primi km, ha lasciato il giusto (visti gli interessi) proscenio alle squadre dei velocisti.
Ed è stata la Quick Step, che la squadra di un vero e proprio velocista non è, a tenere i fuggitivi sotto il mirino per tutto il tempo, lasciando loro l'illusione di 11'30" di vantaggio al km 125 di corsa e facendo sì che i tre davanti (perché, nel frattempo, il buon Aggiano aveva accantonato ogni velleità di vittoria e s'era fatto riassorbire dal gruppo) si giocassero il traguardo Gpm: lo svizzero Bertogliati, uno che un lustro fa si concesse il lusso di vincere la prima tappa in linea di un Tour de France anticipando la volata e vestendo anche la Maglia gialla, taglia per primo il traguardo intermedio, quando la loro azione era ormai segnata. Gli uomini di Bettini e della Maglia bianca Schwab, con il belga Van de Walle ed un ottimo Visconti sugli scudi, stavano difatti mangiando minuti su minuti ai tre battistrada.
Da dietro, intanto, qualcuno soffriva il ritmo imposto dalla squadra dell'olimipionico-iridato-tricolore Paolo, e un gruppo composto, tra gli altri, da Hushovd e Napolitano, si faceva condurre da Bodrogi alla caccia delle ruote dei migliori. Petacchi continuava a pedalare benissimo, in salita è cresciuto e migliorato davvero tanto; McEwen non si staccava, ma si portava a fondo gruppo e una buona fetta di lucidità la lasciava su quella poca percentuale di pendenza.
Paolino Bettini ha provato dunque a fare corsa dura, andando a riprendere i fuggitivi al km 215, a 39 km dall'arrivo, dimostrando una voglia ed un attaccamento alla corsa Rosa che ci fa, sinceramente, bene al cuore. Ottimo il non appiattirsi sul lavoro degli altri, Milram in testa; ottimo provare a far stancare velocisti più quotati del pur veloce toscanaccio; un po' meno ottimo, a dir la verità, trovarsi in terza posizione a quasi 2 km dalla fine della tappa, ma sono errori che Bettini ci ha abituati a sopportare. Quando gli scappa la gamba, difatti, è difficile tenerlo ed addomesticarlo, vivaddio, ma in un impeto di improvvisa illuminazione tattica, Paolino trovava la lucidità per lasciarsi sfilare in una posizione più consona, facendo passare davanti a sé gli uomini Milram per rientrare, giust'appunto, a ruota di Petacchi.
I tentativi solitari, o al massimo in coppia, intanto non diminuivano: ci provava dapprima White, australiano della Discovery, a far la differenza poco dopo il ricongiungimento con la fuga del mattino. Poi, una volta entrati nell'autodromo, e una volta che tutti i brividi avevano percorso tutte le schiene di tutti i corridori in gruppo, è stato Totò "Bulldog" Commesso ad accendere la miccia Tinkoff. Veramente un applauso straordinario a questi ragazzi, che stanno onorando a dismisura la wild card concessa loro da Rcs Sport, che sicuramente si sarà raccomandata con Tinkov, Piscina, Maini e Konyshev affinché i loro ragazzi non permettessero, a qualche nostalgico, di lamentarsi dell'assenza dei ragazzi terribili di Gianni Savio.
Il campione finlandese Veikkanen ha provato a prendere la ruota del napoletano trapiantato a Como, ma la sua risposta allo scatto di Totò è stata troppo tardiva, e presto doveva rialzarsi sotto i colpi inferti da Lancaster, penultimo uomo del treno odierno di Petacch.
Lancaster non si scomponeva neanche quando, proprio sotto la "flame rouge", provava lo scatto - proprio nel momento in cui Commesso veniva riassorbito - un certo Fabian Cancellara, un treno (singolo) di tutto rispetto che avrebbe potuto veramente scombinare i piani in casa Milram se, come abbiamo già detto, l'australiano non avesse fatto voto a tutta la sua proverbiale freddezza da pistard e, soprattutto, non avesse tenuto regolare la propria velocità, senza strappi che potessero rompere il ritmo dello sprint, alle spalle dello svizzero iridato a cronometro.
Agli 800 metri entrava in scena Ongarato che, con una bella volata lunga, riusciva a riportare Petacchi in scia dell'uomo Csc a 500 metri dal traguardo. Cancellara si teneva sulla sinistra, Petacchi lo saltava a doppia velocità, con Bettini a ruota ed Hushovd e Napolitano, che nel frattempo si litigavano la cerbiatta a cornate, subito dietro. Hushovd aveva la meglio sul ragusano e si portava alla ruota di Bettini, Napolitano doveva addirittura frenare perché, nel frattempo, Cancellara aveva smesso di pedalare.
Petacchi riusciva a contenere il tentativo di scarto di Bettini sulla destra e, soprattutto, la rabbiosa rimonta di Hushovd, ma la volata più bella di oggi è stata disputata da Napolitano. A 150 metri dal traguardo s'è trovato appaiato al bielorusso Usov, dopo il contatto col quasi omonimo Hushovd, e con un buco di una decina di metri da colmare nei confronti dei primi tre. Ebbene, il velocista della Lampre-Fondital è riuscito a trovare le forze per lasciare sul posto l'uomo Ag2r e riportarsi alla ruota di Bettini, provando addirittura a saltarlo sulla destra, mentre Usov veniva passato anche da Rojas Gil, un giovanotto di neanche 22 anni che sta facendo benissimo nel suo primo Giro d'Italia.
A Bosa avevamo detto che Petacchi aveva ceduto lo scettro di "miglior velocista del mondo" a Robbie McEwen. Probabilmente è così, soprattutto nella media generale dei tipi di volate che possono venir fuori. Però McEwen, dopo quella tappa, s'è eclissato, oggi non ha neanche disputato lo sprint, anche perché evidentemente il fatto di non aver voluto mollare sul Gpm l'ha penalizzato. E continuiamo a ribadire che Petacchi non è il Petacchi che tutti ricordiamo, anche perché oggi negli ultimi 50 metri ha perso da tutti, visto che Hushovd, Bettini e Napolitano gli sono arrivati al massimo a mezza ruota.
Oggi ha vinto Petacchi, però, e se a Magic, come pensiamo, questa cosa (ovvero perdere) non gli fa troppo piacere, che allora batta un colpo, ché ci vogliamo divertire.

Mario Casaldi    



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