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Un Iban Mayuscolo - Tenacissima fuga sotto la pioggia | Cicloweb

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Un Iban Mayuscolo - Tenacissima fuga sotto la pioggia

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Si tinge ancor più del giallo acceso Saunier questo Giro 2007: dopo le affermazioni di Piepoli a Nostra Signora della Guardia, di Riccò sulle Tre Cime e di Simoni sullo Zoncolan, mancava all'appello l'altro “big” che la squadra di Algeri aveva presentato ai nastri di partenza della corsa rosa: quell'Iban Mayo che, alla sua prima partecipazione al Giro d'Italia in otto stagioni da professionista, è riuscito oggi a centrare la fuga giusta e l'appuntamento con la vittoria. Per lo spagnolo, approdato lo scorso inverno alla Saunier, in fuga non tanto dall'Euskaltel, quanto da una crisi di risultati e d'identità che non l'abbandona dal 2004, è l'ulteriore primo passo verso una rinascita che sembrava cosa fatta già l'anno scorso, quando al Giro del Delfinato staccò tutti e con un'azione splendida andò a prendersi la tappa di La Toussuire. E poco importa che quella di oggi sia stata una frazione vallonata e non certo un tappone di montagna: la grinta e la tenacia che il corridore basco ha dimostrato nell'andare a cogliere il primo successo stagionale dopo circa sessanta chilometri di fuga sotto il diluvio sono un bel segnale, abbastanza per consentirci, quanto meno, di sperare di rivederlo veramente protagonista al prossimo Tour de France.
E, fosse perchè oggi si sentisse particolarmente pimpante o perchè questo rientrasse nella strategia di squadra, Iban si era lanciato in fuga già al km 27, quando si era verificato quanto di più logico potesse succedere nella tappa odierna, cioè il sorgere di un nutrito gruppo di attaccanti alla ricerca del successo parziale. Tra i sedici corridori che avevano alimentato la fuga non poteva mancare Paolo Bettini, che da giorni aveva apertamente dichiarato di considerare la tappa di oggi come l'ultima spiaggia per una vittoria che in questo Giro non ha proprio voluto saperne di arrivare. Con lui, oltre a Mayo e al compagno di squadra Facci, desideroso di far bene sulle strade di casa, un gruppo assortito tra ruote veloci (Dean, Bazayev e Richeze) e specialisti delle fughe (Brutt, Contrini, Merckx, Caucchioli), ma soprattutto l'irrequieto Garzelli, alla caccia dell'incredibile tris. Ma la bellezza di questo Giro 2007 è che ciò che sembra scontato semplicemente non accade, tant'è che il gruppo, guidato dalle squadre che non erano riuscite ad entrare nella fuga, non concede spazio e l'azione s'esaurisce nel giro di una trentina di chilometri. E così, dopo qualche altra timida scaramuccia e un frazionamento del gruppo cui pone rimedio il rifornimento, il plotone affronta compatto l'ascesa verso Pian delle Fugazze.
Non è proprio una salitella (oltre 11 km al 7,2% di pendenza media e 14% di massima nell'ultima parte) e succede così quello che si era pur immaginato, ma che pareva un'ipotesi poco futuribile: l'attacco alla Maglia Rosa. Il primo a testare la condizione di Di Luca è, manco a dirsi, Piepoli, ma la Liquigas è lesta a ricucire e al “trullo volante” non resta che mettersi in testa a scandire il ritmo, finchè non accade quello che ancor meno t'aspetteresti: scatta la Maglia Rosa, a poco più di tre chilometri dal gpm. Non è certo la vittoria di tappa, né guadagnare altri secondi, l'obiettivo di Di Luca, specie considerando che al traguardo mancano 81 km, buona parte in discesa: è piuttosto un'azione che, oltre a sgranare notevolmente il gruppo, significa “mettetevi il cuore in pace, ché neanche oggi mi staccate”. Il messaggio è forte e chiaro e infatti nessuno ci prova più, a parte Mazzoleni, che a un chilometro dalla vetta lancia un attacco senza seguito e probabilmente anche senza molto significato.
Sono una dozzina a scollinare nel gruppo di testa, ma fin dalle prime fasi della discesa sono in molti a rientrare, finché gli uomini da fuga non tornano a reclamare il proscenio e si sviluppa quindi l'azione decisiva. È proprio Iban Mayo a dare il la, quando mancano poco più di sessanta chilometri all'arrivo, inseguito da Petrov, Rasmussen, Losada e da due giovanotti italiani di grandi qualità e prospettive come Marzano e Visconti; poco dopo rinviene sul gruppetto di inseguitori, indovinate chi?, Garzelli, di nuovo all'attacco, nonostante si fosse leggermente staccato in salita.
La Liquigas lascia fare, la Lampre tenta senza molta convinzione di ricucire e, ripreso Mayo, si crea una fuga a sette, situazione che dura però pochissimo, perchè al km 124 parte Losada, cui si accoda lo stesso Mayo, formando così un tandem tutto iberico al comando della corsa. I due spagnoli non guadagnano più di 30” fino all'imbocco dell'ultima salita, ma già nelle prime fasi dell'ascesa verso il Passo del Ballino, mentre Garzelli va in crisi (di fame?) e abbandona la compagnia, la coppia di testa arriva a toccare il minuto di vantaggio. L'ascesa è il trampolino di lancio ideale per il basco della Saunier, che ai meno quattro dalla vetta dice adios al Caisse d'Epargne e se ne va tutto solo. Mentre Losada si pianta e Rasmussen prova a cambiar ritmo ma rimbalza indietro insieme a Marzano, sono Petrov e Visconti che si gettano all'inseguimento, tanto che primi chilometri di discesa riescono a ridurre il distacco fino a 30”. Il russo, che con questa fuga guadagna un'ulteriore posizione in classifica generale ed è ora settimo, prende però troppo alla lettera il “gettarsi” e con una duplice caduta (senza conseguenze) rende vano il tentativo di ricongiungimento. Senza eccessivi patemi, Mayo può dunque concludere a braccia alzate e celebrare il poker per una Saunier Duval che è stata ripagata del grande spettacolo offerto durante tutto il Giro con quattro splendide vittorie di tappa, senza dimenticare la maglia verde di Piepoli e la leadership nella classifica a squadre. Tutt'altro umore invece in casa Quick Step: per la squadra italo-belga oggi ennesimo piazzamento di un Giro maledetto, con l'arrivo di Bettini in ultima posizione che suona come una tacita protesta contro la malasorte che non l'abbandona da inizio stagione.

Stefano Rizzato

 

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