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Riese Pio X, AleJet 1 fisso - Volata-show di Petacchi in Veneto | Cicloweb

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Riese Pio X, AleJet 1 fisso - Volata-show di Petacchi in Veneto

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Quattro vittorie e una maglia ciclamino ormai certa. E mentre l'eco delle critiche, che ancora risuonava in terra sarda, non solo non si sente più, ma sembra persino un lontano ricordo, c'è un doppio capolavoro da raccontare. Il primo non riguarda direttamente la frazione odierna, bensì la gestione complessiva di questo Giro da parte di Petacchi: mentre Rojas, Grillo e Haedo lasciavano già sulla strada di Nostra Signora della Guardia e la tappa di Briançon mieteva, tra non partenti (Förster e McEwen) e non arrivati (Hushovd, Napolitano e Balducci), gli ultimi big tra le ruote veloci rimaste, Alessandro si è sorbito San Pellegrino, Giau, Tre Croci e Zoncolan, è restato senza patemi nel tempo massimo e oggi s'è preso il meritato premio.
Il che ci riporta alla tappa di oggi, 203 km piatti come nella miglior tradizione delle tappe di trasferimento, tradizione che nel copione prevede anche la fuga di un drappello di incoscienti che si affannano nel tentativo di anticipare la pressoché certa volata. E così attorno al km 35 ci provano Vila, Renier, Gourov, Berthou, Horrillo, Engels e Ingatiev, tutta gente che sullo Zoncolan se l'era presa comoda, ad eccezione dell'olandese della Quick Step, che anche ieri era stato in fuga ed era finito non troppo lontano da Simoni. Ma oggi, con medie costantemente superiori ai 45 km/h e la collaborazione tra le decimate squadre dei velocisti rimasti in gruppo, non c'era trippa per gatti e il plotone non ha concesso più di due minuti e mezzo ai volenterosi attaccanti, tenuti crudelmente a bagnomaria per 161 km e infine ripresi ai meno sei dal traguardo, quando ormai davanti erano rimasti solamente in quattro.
Ed entrò in scena la Milram, si dirà; ma questo è vero solo in parte, perché se in effetti la squadra di Petacchi si è messa come di consueto in testa a tenere alta l'andatura, i pochi e stanchi uomini del team italo-tedesco non sono riusciti ad avere il totale dominio della situazione, tanto che a un certo punto in testa si crea un inedito treno Tinkoff, che comunque esaurisce la sua forza a poco meno di 2000 metri dall'arrivo. A questo punto si assiste alla genialata del giorno: all'imbocco dell'ultimo chilometro i due velocisti dell'AG2R Mondory e Usov si mettono in testa nel tentativo di approfittare della curva posta agli 850 metri dall'arrivo per anticipare Lancaster ed involarsi verso il traguardo; ma la fisica non è un'opinione e a sessanta all'ora la curva la devi prendere all'esterno, non all'interno e così l'unico volo che la coppia franco-bielorussa fa è quello sulle transenne, fortunatamente senza serie conseguenze né per loro, né per chi seguiva (e buon per Bettini che per una volta, con una frenata in derapage, è riuscito ad evitare l'appuntamento con l'asfalto).
Ne nasce una volata che definire anomala è un eufemismo, con Tosatto che agli 800 metri tenta di approfittare del buco involontariamente offertogli dalla premiata ditta Mondory-Usov e dietro Petacchi, Dean e Richeze ad inseguirlo, in un lunghissimo sprint. Ed è qui il secondo capolavoro dello spezzino, che, orfano di un Lancaster tagliato fuori dalla caduta, si trova al vento agli 800 metri e in un'interminabile volata raggiunge Tosatto, semina Dean e resiste alla rimonta di Richeze, che prova inutilmente ad uscirgli di scia.
Uno sprint regale, che dice molto di una condizione fisica e mentale che ora non si può dubitare a definire ritrovata. A Milano, domenica, l'uomo da battere sarà ancora lui: Alessandro Petacchi, il velocista che sgomita e sorride poco, ma vince (di nuovo) tanto.

Stefano Rizzato

 

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