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Professional con ambizioni - Garzelli: «Una tappa, poi chissà»

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Anno 2000: fu il Giro della doppietta di Quaranta, del ritorno del Pirata dopo i fatti del '99, il Giro dell'impresa di Casagrande all'Abetone, ma soprattutto fu il Giro di Stefano Garzelli, trionfatore dopo la perfetta cronometro (quasi una cronoscalata) del Sestrière. Sembra passata una decade almeno, invece sono sette anni, neppure troppi: abbastanza per veder uscire di scena, nel frattempo, i vari Gotti e Tonkov, Martinello e Piccoli, Dekker e Cipollini, Casagrande e Belli; ma non così tanti per non ritrovare oggi molti dei protagonisti di allora: Simoni e Savoldelli, McEwen e Petacchi, Nocentini e Di Luca. E Garzelli, appunto.

Stefano, prima di tutto chiariamo il grande dilemma: al Giro per la classifica o per le vittorie di tappa, magari puntando a qualche traguardo di prestigio?
«Beh, l'intenzione di partenza è far classifica e si capirà ben presto che margini ci sono in questo senso; il successo parziale invece direi che è un po' l'obiettivo minimo».
A questo proposito, hai già messo gli occhi su una tappa in particolare?
«Una nello specifico no, anche se Montevergine potrebbe essere un traguardo particolarmente adatto a me, visto che lì la vittoria se la dovrebbero giocare una ventina di corridori. Ma anche trovare la gamba giusta in una frazione alpina non sarebbe mica male...»
Mancherà uno degli uomini che s'erano dimostrati più in palla in salita, nella prima parte di stagione, il tuo compagno di squadra Michele Scarponi. Al di là del suo caso personale, che idea ti sei fatto della questione Operación Puerto nel suo complesso e del modo in cui è stata gestita?
«È anche difficile farsi un'idea chiara, visto che ogni giorno salta fuori qualcosa di nuovo e che anch'io vengo a conoscenza dei vari sviluppi solo dai giornali. Di certo si tratta di un qualcosa di non bello, che non fa bene all'ambiente, a nessuno. C'è solo da sperare che se ne esca il più rapidamente possibile».
Ma dall'interno non si coglie l'anomalia che tra i duecento nomi del dossier ci si occupi solo dei ciclisti?
«È palese, insomma, su questo non ci piove. Tra le persone coinvolte in OP ci sono corridori che hanno sbagliato e che pagheranno, ma ci sono anche atleti di altri sport, i cui nomi sembrano non interessare a nessuno...»
Ti sei spiegato perché succeda questo? Perché il ciclismo non si sa tutelare come altre discipline, magari per le beghe interne?
«Non lo so, è difficile capire; fatto sta che è un periodo in cui ci si accanisce contro il ciclismo e la gente lo considera lo sport dei dopati. Davvero, speriamo che se ne esca presto e che intanto già con il Giro si riprenda a parlare di ciclismo "vero", di corsa: siamo a due giorni dall'inizio del Giro e ancora quasi non se ne parla. È peraltro avvilente anche per i corridori, che si allenano e fanno sacrifici e poi vedono passare in secondo piano ciò che realmente costituisce il loro lavoro».

 

Torniamo allora a parlare della corsa rosa; ci dai tre nomi di quelli che consideri i favoriti – e quindi i tuoi principali avversari – per il successo finale?
«Più che tre nomi vedo una serie di sei, sette corridori più o meno sullo stesso livello: Cunego ha fatto bene al Trentino e ha grandi motivazioni, Simoni come sempre sarà un osso durissimo, poi Savoldelli, Popovych e tutto il blocco Liquigas, una squadra che si presenta al Giro con una formazione fortissima, con Di Luca, Nibali e Pellizotti. Prevedo una corsa molto equilibrata».
Parlando di Liquigas: il tuo passaggio all'Acqua&Sapone, un team di ottimo livello ma non Pro Tour, poteva sembrare una sorta di ridimensionamento, invece, visti i risultati di questa prima parte di 2007, il nuovo contesto sembra valorizzarti.
«L'offerta della Liquigas non era stata adeguata e aver optato per l'Acqua&Sapone è stata finora una scelta felicissima. Mi trovo davvero bene, ci presentiamo al Giro con l'entusiasmo per la wild card ottenuta e senza l'obbligo di vincere a tutti i costi, ma semplicemente la volontà di tenere alto l'onore del team».
Chiudiamo chiedendoti un parere sui giovani del Giro 2007, su coloro che si giocheranno la maglia bianca; chi reputi avere le potenzialità, non tanto per vincere questa classifica, quanto per ambire ad un futuro in rosa?
«Nell'ultimo periodo su tutti sono emersi due ragazzi, almeno per quanto riguarda gli italiani: Riccò e Nibali. Ovviamente conosco meglio il secondo, che l'anno scorso era mio compagno in Liquigas e che sicuramente ha i numeri per un futuro importante; direi che lui e Riccò potranno davvero darsi battaglia per la maglia rosa, tra pochi anni».

Stefano Rizzato    

 

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