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MagicEwen, che trapanata - Bettini secondo, Di Luca in rosa

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La profezia di qualche mese fa, marzo, per la precisione, s'è avverata: purtroppo per qualcuno, per fortuna per qualchedun altro, Petacchi non è più AleJet.
Non che il Giro non si fosse già abitutato a celebrare altri velocisti festeggianti sotto i propri traguardi; dodici mesi fa, giorno più giorno meno, iniziò difatti il declino del "velocista gentiluomo". E sia ben chiaro che quando scriviamo "declino" non vogliamo affatto intendere che l'uomo di punta della Milram non sia più competitivo, ma semplicemente denotare una sua discesa, una sua regressione, un suo - anche fisiologico, se vogliamo, visto che non è propriamente un giovanotto - abdicare dal trono degli sprint.
Oggi l'australiano McEwen non l'ha semplicemente battuto, ma l'ha sverniciato. Una sconfitta senza appello per lo spezzino, finito addirittura terzo alle spalle della maglia iridata di Paolo Bettini, uno che dice sempre che non è un velocista e poi te lo ritrovi sempre davanti, con quella faccia collodiana di chi sa d'aver mentito con la consapevolezza che tutti sanno stia mentendo, facendo comunque finta di credergli.
Sul traguardo di Bosa, dunque, la trapanata di Robbie M(agi)cEwen vale doppio, forse anche triplo. Non vorremo lanciarci in profezie che, tempo ventiquattr'ore, rischiano di andare dritte dritte nell'angolo delle "penultime parole famose", però se le sconfitte del 2006 erano anche "normali", per chi viene da un infortunio serio come quello occorso a Petacchi nella 2a tappa dello scorso Giro e poi ci aggiunge una leggerezza alla Vuelta che gli fa rompere una mano per un pugno sferrato ad un pullman, ecco che le (tante) sconfitte del 2007 hanno tutte le sembianze di un cambio di regno. Che dev'essere vissuto anche con serenità: non ha senso, difatti, fasciarsi la testa o immalinconirsi perché qualcuno è più forte di te. È successo allo stesso Cipollini, proprio con Petacchi. Ed anche se Alessandro è più giovane di quanto, allora, non lo fosse il toscano, sta accadendo la stessa cosa. Ormai McEwen lo batte con regolarità. Forse non sempre (oggi sì, però) con facilità, ma con una cadenza sempre più frequente.
McEwen non è certo una scoperta, né una giovane promessa. Anzi, è addirittura più "vecchio" di Alessandro. Del 1974 lo spezzino, del '72 il cangurotto di Brisbane. Petacchi ha vinto una Sanremo, McEwen no. Questo è chiaro, non è il passaggio di consegne tra i due che stiamo celebrando.
Guardando l'attualità, però, non si può non notare che se lo scettro di "velocista più forte del mondo", dopo il ritiro di Cipollini, è stato sempre in possesso di Alessandro Petacchi, dal gennaio 2007 (tralasciando la stagione scorsa per i motivi di cui sopra) non è più così.
Petacchi ha perso non solo da McEwen, in questi 5 mesi, ma anche da Boonen e da Bennati (e non citiamo i vari Ciolek, Haedo ed Eisel), e alla Sanremo la ruota di Freire l'ha intravista solo al momento del sorpasso dello spagnolo, più o meno a 100 metri dal traguardo di Via Roma.
Gli ultimi tre, però, non sono al Giro. Puntano il Tour de France, dopo la trafila delle classiche del Nord. Al Giro d'Italia i fari delle volate erano, e sono, appunto, Alessandro Petacchi e Robbie McEwen, col primo un pelino avanti al secondo per ovvie (ovvie?) ragioni di campanilismo.
È vero, Ale ha anche vinto, ad Algarve, alla Volta Valenciana e, in ultima battuta, in Bassa Sassonia. Con tutto il rispetto per queste corse, però, niente di clamoroso, niente di importante. Per uno come Ale quelle vittorie dovrebbero significare il preambolo di un seguito di ben altro spessore, non l'apogeo della stagione.
Alle spalle di McEwen, come dicevamo prima, si piazza un certo Paolo Bettini: un Bettini che non sa stare con le mani in mano e che, già dalla cronosquadre di ieri, pare avere una forma eccezionale. Un Bettini che lancia subito Facci nella fuga di giornata (con Labbe, Bessy, Simone Masciarelli e la prima Maglia verde del Giro, il russo Brutt), tanto per far capire che la Quick Step non è venuta in vacanza.
Da dietro la Liquigas controlla, non lascia troppo spazio ai fuggitivi perché la cronosquadre di ieri misurava 25 km, non 68, e quindi i distacchi non sono così incolmabili.
Brutt, dopo aver allungato sul Gpm di Villanova Monteleone (salita che, in gruppo, faceva perdere le ruote dei migliori ad Hushovd, uno che quando sta bene questi piccoli colli li spiana con la potenza), lascia la compagnia degli altri battistrada e prova a farsi 25 km da solo, col gruppo in rabbiosa rimonta.
Una volta ripreso Facci, a circa 9 km dall'arrivo, Bettini muove prima Scarselli, e poi, quando l'ex-Selle Italia non riusciva più a tenere la ruota di Sella, abile a captare l'occasione buona per farsi notare, il siciliano trapiantato sul San Baronto, Giovanni Visconti.
Rebellin è pimpante e non lascia fare, si mette lui in testa a tirare. Gli uomini migliori son tutti in fila: Bettini, Gasparotto, Di Luca, Nibali, Garzelli, Tiralongo, Cunego. Tutti a controllare.
Brutt viene ripreso, e Lastras, vecchio volpone, prova il contropiede a 6 km dal traguardo; ma è la Milram, che ha ancora tanti uomini davanti nonostante l'ottimo ritmo scandito in salita e nonostante le assenze (una forzata, l'altra misteriosa) di Velo e Sacchi, ad organizzare il proprio treno. McEwen è già a ruota di Petacchi, Bettini è a ruota dell'australiano, Di Luca prova a prendere la ruota del Campione del Mondo, Wegelius (e Tonti, e Pellizotti, e Nibali, e Manuele Mori, e altri) prova a prendere in pieno una transenna dopo una curva a sinistra, e ci riesce. Tonti, che è costretto a ricorrere alle cure dell'ambulanza, sarà poi sottoposto ad una tac, e la frattura del setto nasale non gli permetterà di essere al via della 3a tappa: auguri di pronta guarigione al marchigiano.
La volata è già lanciata, siamo all'ultimo km, i corridori da classifica provano a star davanti per non rischiare, i corridori da volata provano a star davanti per sprintare: stessi interessi, tanta gente a sgomitare. Nelle primissime posizioni no, lì non c'è rischio di troppo traffico. Lorenzetto ed Ongarato svolgono alla perfezione il loro compito, il veneto lascia Petacchi al vento a 180 metri dall'arrivo: posizione di sparo perfetta.
Cartucce bagnate, però, visto che dopo un timido tentativo di Bettini nell'uscire dalla ruota dell'australiano, è lo stesso McEwen a scartare Petacchi sulla destra ed a passarlo con facilità. Bettini segue la scia e passa anch'egli Petacchi, mentre al quarto posto chiude Bazayev, non certo un fulmine di guerra, che già l'anno scorso al Giro di Germania, comunque, riuscì a mettere la sua ruota davanti a quella di Napolitano.
Di Luca chiude 12esimo, Gasparotto 43esimo; dopo il cazziatone di ieri sera nell'albergo (nonostante i sorrisi e le dichiarazioni di circostanza dicano il contrario: che male c'è ad ammettere che c'è stato?), ecco che le gerarchie tornano a farsi sentire. L'abruzzese strappa la Maglia rosa al compagno, che a sua volta sfila la Maglia bianca dalle spalle di Nibali. McEwen si veste di ciclamino, e domani ci sarà da fare i conti con lui.
Sperando che Petacchi trovi la forza di reagire; in fondo domani, a Cagliari, l'arrivo è posto in Via Roma: chissà che sentendo aria di casa, e di passata impresa, Ale non ci zittisca (ma ripetiamo, la nostra non è una critica, bensì una constatazione) e torni Jet.

Mario Casaldi    

 

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